testata ADUC
Come Al-Jazira documenta la rivolta egiziana
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
4 febbraio 2011 11:01
 
Breve arresto di sei suoi giornalisti a Il Cairo, camion satellitare attaccato dai manifestanti sunniti a Tripoli, in Libano, forte disappunto dell'Autorita' palestinese dopo la pubblicazione di “Palestine papers” messo in circolazione da WikiLeaks... Il canale televisivo di informazione continua del Qatar, Al.Jazira, da' fastidio, e dopo la caduta del regime di Zine El-Abidine Bel Ali in Tunisia -che ha intensamente coperto nonostante le difficolta' in loco- fa paura a numerosi regimi arabi.
La situazione e' particolarmente tesa in Egitto. Non solo Al-Jazira non e' piu' diffusa dal satellite egiziano di Stato Nilesat dallo scorso 30 gennaio, ma dopo martedi' scorso e la “marcia del milione” a Il Cairo, ha difficolta' di trasmissione sui satelliti Arabsat e Hotbird, obbligandosi a cercare frequenze alternative. “E' chiaro che certi poteri non vogliono che le nostre immagini facciano appello alla democrazia e alle riforme essendo accessibili al pubblico”, dice l'emittente qatariane in un comunicato stampa diffuso mercoledi' 2 febbraio.
Durante la prima manifestazione in Egitto, del 25 gennaio, un reporter dell'emittente commentava in diretta le brutalita' della polizia contro i manifestanti e sottolineava: “L'équipe di Al-Jazira non e' risparmiata da quanto sta accadendo. Il nostro cameramen Mohamed Al-Arabi e' stato arrestato dalla polizia e la sua attrezzatura e' stata confiscata. Le autorita' hanno sequestrato le sue immagini che mostravano gli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti”.
Lunedi' 31 gennaio, sei giornalisti della versione inglese di Al-Jazira sono stati brevemente arrestati dalle autorita'. Uno di essi, Dan Nolan, ha raccontato in diretta su Twitter il suo arresto: “Non sappiamo se ci arresteranno o meno. Noi siamo in sei fermati dall'esercito, all'esterno dell'Hotel Hilton. Le nostre attrezzature sono state sequestrate”. E qualche ora piu' tardi: “Quattro soldati sono entrati nella nostra camera, armati di AK-47, con le baionette che oscillavano ovunque mentre portavano via le telecamere”.
Mercoledi' 2 febbraio, in una giornata di scontri violenti tra sostenitori e oppositori del regime, diversi giornalisti stranieri sono stati fermati. Giovedi' 3, il giornalista di Al-Jazira Adam Makary racconta su Twitter: “Dei teppisti impedivano a stranieri e giornalisti di entrare in piazza Tahrir, ho visto soldati che ne arrestavano alcuni”.
Malgrado le difficolta' operative sul terreno, Al-Jazira continua con la sua copertura dei fatti egiziani. I telefoni del suo ufficio de Il Cairo sono stati tagliati? I reporter hanno trovato mezzi alternativi di teletrasmissione. Ad alcuni giornalisti e' stato vietato l'ingresso sul territorio egiziano? L'emittente ha confezionato le sue informazioni e le sue immagini grazie a quelle inviate da alcuni internauti tramite Twitter o YouTube. Il suo segnale e' stato criptato? Gli speaker hanno fatto sapere su quale canale satellitare potevano sintonizzarsi i telespettatori in caso di interruzione di trasmissione. Altre emittenti presenti sul satellite Nilesat hanno dato solidarieta' ad Al-Jazira.

Gli interessi diplomatici

L'emittente del Qatar ha fatto una forza delle sue difficolta' di produzione e diffusione, presentandosi come il canale della democrazia rispetto ai regimi autocratici. In un editoriale pubblicato sul “Huffington Poste”, il direttore generale di Al-Jazira, Wadah Kanfar, precisa che “l'obiettivo principale” dell'emittente e' “di mostrare un quadro piu' completo delle realta' del Medio-Oriente. Noi crediamo che la popolazione, ben informata, puo' fare le cose migliori, cose che noi speriamo ci portino ad un futuro pacifico e democratico”. Queste nobili ambizioni possono tuttavia comportare dei rischi: “Dobbiamo fare attenzione -ha detto di recente al “New York Times” Mohamed Krichen, giornalista tunisino di Al-Jazira-. Non possiamo pensare che il nostro ruolo e' di liberare il popolo arabo dall'oppressione. Ma noi non possiamo piu' ignorare i movimenti popolari”.
L'emittente, che e' al 50% del capitale dell'emirato del Qatar, serve gli interessi del suo proprietario? Al-Jazira e' stata lanciata nel 1996 con l'obiettivo di aumentare l'influenza di questo piccolo Paese, geograficamente incuneato tra l'Arabia Saudita e l'Iran. Secondo un dispaccio diplomatico fatto conoscere da WikiLeaks a dicembre, l'ambasciatore americano del Qatar, Joseph LeBaron, nel giugno 2009 scriveva: “la capacita' di influenza di Al-Jazira sull'opinione pubblica della regione e' un'importante leva per il Qatar”, e che l'emittente costituiva “lo strumento diplomatico e politico piu' prezioso del Paese”. Ma nella stessa nota il diplomatico scriveva: “la copertura degli avvenimenti in Medio-Oriente attraverso questa emittente e' relativamente libera e aperta, tant'e' che Al-Jazira si guarda bene dal criticare il Qatar e il suo Governo”.
Su numerosi dossier, che si tratti della crisi libanese o del blocco di Gaza, Al-Jazira e' stata accusata di aprire troppo spesso i suoi microfoni agli islamici -gli Hezbollah in Libano o Hamas a Gaza. Ma l'emittente da' notizia anche del punto di vista ufficiale e, in questi ultimi giorni, per esempio, ha dato la parola a dei dirigenti del regime di Hosni Mubarak.

L'uso militante dello schermo diviso
Al-Jazira si e' specializzata nell'uso dello schermo diviso e offre spazio a punti di vista diversi da quelli ufficiali.
Sul medesimo schermo abbiamo potuto vedere immagini diffuse dalla televisione egiziana di Stato, venerdi' 28 gennaio, che mostravano una vita tranquilla a Il Cairo, con il coprifuoco notturno, contrapposte all'immagine di un blindato della polizia attaccato dalla folla di manifestanti.
La tecnica dello schermo diviso e' stata ugualmente utilizzata per ritrasmettere l'intervento del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, la stessa sera, e controbilanciare cosi' i discorsi diplomatici, confrontandoli con le immagini della strada.
Con l'impiego di queste specifiche tecniche (schermo diviso, intervento diretto dei suoi reporter, uso dei video inviati dagli internauti), Al-Jazira contribuisce a definire il percorso di questo “inverno arabo”. Secondo l'analista Marc Lynch, del giornale “Foreign Policy”, Al-Jazira e' l'emittente piu' seguita e piu' influente del mondo arabo.
Con 40 milioni di telespettatori, l'emittente ha determinato un servizio con il quale possono essere interpretate le rivolte tunisine, egiziane, e puo' darsi domani algerine e yemenite. “Un avvenimento non parla da solo -dice Lynch- per dargli un senso politico, deve essere interpretato e contestualizzato. Gli arabi hanno tutti compreso che le manifestazioni (ndr: ad Amman. Tunisi, Sanaa o Algeri) fanno parte di una situazione piu' grande di contestazione popolare dei regimi autoritari arabi e della diplomazia americana che li sostiene”.

(articolo di Mathilde Gérard -con Zakarya Moukine Billah- pubblicato sul quotidiano Le Monde del 04/02/2011)
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS