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Diritti d'Autore. Le collecting societes come alternativa alla Siae
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Articolo di Irene Figliolia *
27 ottobre 2015 11:55
 
Come ben noto, la SIAE gode nel nostro Paese di un monopolio legalizzato nella gestione del diritto d’autore e ciò emerge con particolare veemenza nel settore musicale. Spesso i musicisti infatti si interrogano circa l’utilità dell’iscrizione alla SIAE prima di varcare la soglia di uno dei suoi centri e purtroppo, fino a poco tempo fa, l’alternativa era tra non tutelare affatto l’originalità e la paternità della propria opera musicale oppure registrarsi e rimanere vincolati ad un sistema in grado di fare solo gli interessi dei BIG.
L'introduzione delle norme comunitarie, tuttavia, ha fatto sì che il principio, prima assoluto, dell'esclusiva SIAE nell'intermediazione dei diritti tra artista e consumatore, diventi ora molto attenuato. Permane il divieto di costituire nuove organizzazioni di intermediazione, ma ora l'autore, oltre alla soluzione di autotutelare il proprio diritto, può liberamente iscriversi ad associazioni di autori degli altri Paesi dell'Unione.
Ed infatti, il ruolo che in Italia è esclusivo della SIAE nei vari Paesi del resto d’Europa è svolto da numerose COLLECTING SOCIETIES o SOCIETÀ DI GESTIONE COLLETTIVA (SGC). Si tratta di enti, simili alla SIAE per struttura e organizzazione, che si occupano dell'intermediazione dei diritti d'autore e dei diritti a questo connessi, nonché della raccolta e redistribuzione dei proventi relativi a tali diritti. A differenza dell’Italia, quindi, nel resto d’Europa la presenza di un numero crescente di collecting societies permette lo sviluppo del meccanismo concorrenziale e una migliore tutela dell’artista ed equa ripartizione delle royalty.

A questo proposito un caso particolarmente interessante, per l’influenza che ha assunto in Italia, è l’attività esercitata da Soundreef, che attualmente sembra costituire la nuove frontiera di tutela oltre la SIAE.
Da poco più di un anno, infatti, anche nel nostro Paese si sta affermando la società inglese Soundreef, che nel campo della musica d’ambiente utilizza un repertorio proprio e non quello tutelato da SIAE e quindi si pone quale concorrente della stessa.
Soundreef è una start-up italiana con sede a Londra che svolge attività di intermediazione del diritto d’autore e cioè rilascia autorizzazioni per l’utilizzo di musica, recupera e ripartisce royalty per conto di autori, compositori, editori ed etichette. Facile comprendere quindi come in Italia la sua attività rappresenterebbe un’alternativa alla SIAE.
Soundreef lavora in particolare con i cantanti indipendenti, che sono i meno tutelati dal meccanismo della SIAE e, in tre anni dalla sua fondazione, raccoglie l’adesione di oltre trentamila cantautori.
Grazie ad una sentenza del Tribunale di Milano (sent. 12 settembre 2014), che ha sostenuto la piena legittimità della attività di Soundreef, la quale non può essere ritenuta in concorrenza sleale nei confronti della SIAE, è stato così implicitamente superato lo stato di monopolio di cui gode quest’ultima, potendo Soundreef diffondere adesso anche in Italia musica di autori e artisti non tutelati dalla SIAE.
Sulla base di quanto detto è naturale chiedersi quale sia la convenienza per un giovane artista di iscrivere le proprie opere presso la SIAE, soprattutto in seguito alle aperture europee e giurisprudenziali, che lasciano intendere la possibilità per l’artista di scegliere la propria Collecting Society. 

* legale, consulente Aduc

 
 
 
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