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CANONE/TASSA DELLA RAI
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Comunicato 
23 dicembre 2000 0:00
 


L'ADUC CHIEDE ALL'ANTITRUST DI INTERVENIRE PER PUBBLICITA' INGANNEVOLE

Firenze, 23 Dicembre 2000. E' gia' cominciato il pressante martellamento pubblicitario della Rai per il rinnovo del canone/tassa.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
La pubblicita' e' incentrata su un filmato che si chiama "Appuntamento", in onda sui canali della concessionaria, con lo slogan "un abbonato Rai non vede l'ora di tornare a casa", dove si invitano i presunti abbonati a rinnovare la loro adesione perche' sta per scadere. Nello stesso filmato non si fa menzione che, chi vede questa pubblicita', per il fatto stessa di poterla vedere grazie al possesso di un apparecchio televisivo, e' obbligato a questo pagamento; non si fa menzione, cioe', che si tratta di una tassa, e non di un abbonamento nell'accezione che questa parola ha: "contratto per cui, mediante il pagamento di un unico importo, si ha il diritto di ricevere un servizio continuativo o periodico" (vocabolario della lingua italiana "Il Nuovo Zingarelli", undicesima edizione).
La stessa Rai sul suo sito Internet all'indirizzo cosi' scrive:  "Il canone di abbonamento è un'imposta dovuta per la detenzione dell'apparecchio televisivo. Le norme fondamentali sugli abbonamenti alle radiodiffusioni sono contenute nel R.D.L. 21 febbraio 1938, n.246, convertito nella legge 4 giugno 1938, n.880. Il canone di abbonamento è un tributo dovuto per la semplice detenzione di un apparecchio atto od adattabile alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive. ….. Dalla circostanza che l'obbligo a corrispondere il canone di abbonamento discende dalla semplice detenzione dell'apparecchio ed è indipendente dal suo utilizzo la Corte costituzionale e la Corte di cassazione hanno dedotto che il canone ha natura di imposta."
L'uso della parola imposta e' improprio ed errato. Sempre l'undicesima edizione de Il Nuovo Zingarelli, dice che l'imposta e' "parte di ricchezza che ciascuno deve allo Stato o ad altro ente pubblico in ragione della propria capacita' contributiva e il cui gettito contrariamente a quello della tassa e' destinato a soddisfare esigenze proprie della collettivita' nel suo insieme". Un'improprieta' che si evince dal fatto che chi possiede un apparecchio televisivo, non paga in "ragione della propria capacita' contributiva", ma paga una "prestazione pecuniaria dovuta allo Stato o ad altro ente pubblico per la esplicazione di un'attivita' dell'ente che concerne in modo particolare l'obbligato", che e' la spiegazione che il solito Nuovo Zingarelli da' della parola "tassa".
Chiarito l'uso improprio che il concessionario monopolista fa della parola imposta, confondendola con la parola tassa, e' evidente che pagare una tassa e' cosa diversa da pagare quel contratto che si accende con l'abbonamento, perche' quest'ultimo attiene l'ambito della libera scelta del contraente e non l'obbligo.
Per queste ragioni ci siamo rivolti all'Ufficio Pubblicita' Ingannevole dell'Antitrust, per chiedere un intervento censorio nei confronti di questa pubblicita' che, se dice il falso, ingannerebbe i fruitori del servizio pubblico radiotelevisivo in un atto molto importante della vita di una comunita', quello del rapporto fiscale tra Stato e contribuenti. L'intervento che chiediamo e' anche urgente, perche', essendo la scadenza della tassa il prossimo 31 gennaio 2001 (almeno nella formula piu' diffusa di pagamento, quello annuale), ogni ritardo, vista anche la massiccia e diffusa campagna pubblicitaria in atto (che dopo questa data non avrebbe piu tanto ragion d'essere) continuerebbe ad indurre in inganno coloro che si apprestano al pagamento del dovuto.
Ricordiamo che sul nostro sito, continua la raccolta delle adesione per un petizione al Parlamento in cui si chiede l'abolizione del canone/tassa corrisposto alla Rai.



E' SICURO PAGARE CON INTERNET?


 
 
 
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