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Imposta/canone Rai. Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi...
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Comunicato di Vincenzo Donvito
30 settembre 2016 12:16
 

  In attesa dei primi dati ufficiali sul gettito fiscale della riscossione dell'imposta sul possesso di un apparecchio tv tramite bolletta elettrica, il balletto delle cifre sembra non arrestarsi. E' quanto avevamo evidenziato nei giorni scorsi, quando tra ministero Mise, agenzia Entrate, media vari e sindacati hanno fatto a cazzotti per esaltare o denigrare i presunti risultati del gettito fiscale col nuovo metodo... ed abbiamo auspicato che tutti si dessero una calmata in attesa di numeri che avessero un qualche valore. Ma, per l'appunto “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi...”: la pentola e' quella sul fuoco messa dal legislatore per cercare di cucinare in modo accettabile e digeribile l'imposta piu' odiata e piu' illogica con cui il contribuente deve fare i conti... una minestra riscaldata o ribollita, niente di piu'... ma mentre cuoce e ricuoce, gli odori talvolta non gradevoli emanati dal disfacimento degli elementi li' contenuti (primi fra tutti quelli della credibilita' e della fiducia nelle istituzioni), mancando i coperchi si sono propagati all'esterno. Ed hanno avvolto i sensi di chi girava il mestolo nel pentolone e di coloro che -rubriche di gastronomia politica e fiscale- sono deputati all'informazione.
Questi odori sgradevoli oggi vedono la direttrice dell'Agenzia delle Entrate che, per replicare ai dati diffusi dalla Cgil (1,6 miliardi, gli stessi di tre anni fa) parla di incassi aggiuntivi di 500 milioni rispetto a 1,5 miliardi del 2015 (1). Vedremo....
Perche' ne scriviamo e chiosiamo? Perche' crediamo che e' bene esserci e mettere i puntini sulle “i”. Anche se tutti sono perfettamente consapevoli che senza dati ufficiali ci si sta solo parlando addosso, e' bene che nella memoria storica di questa avventura strampalata e da regime autoritario e anti-mercato dell'informazione di Stato, ne rimanga traccia, con nomi e cognomi. E -soprattutto- coi fatti che, per l'occasione ribadiamo: l'80% del gettito da cosiddetto canone servira' a mantenere la Rai mentre il resto servita' ai contributi all'editoria (incluse le associazioni di consumatori finanziate dallo Stato), e per ridurre le tasse sulla prima casa (ridurre, nella nuova dizione del vocabolario italiano redatta dal nostro legislatore, significa far pagare lo stesso quantitativo fiscale attraverso altre strade, anche a chi non c'entra nulla con la proprieta' immobiliare).
Sembra che, tra diavoli che fanno pentole e non coperchi, vampirismo fiscale dell'amministrazione centrale e locale, pressapochismo e prese per i fondelli del legislatore, nonche' astinenza di notizie in materia, ci siano tutti gli elementi per convincersi sempre di piu' sulla crescita del deficit di intelligenza istituzionale del nostro Stivale.

1 - Corriere della Sera del 30/09/2016 

 
 
 
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