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 ITALIA - ITALIA - Annunci. Privatizzazione Rai e abolizione canone: conviene, e' giusto, si può. Proposta di legge
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9 ottobre 2010 10:09
 
 Vendere tutta la Rai e garantire il servizio pubblico in un altro modo. E' la "piccola rivoluzione liberale", come la definisce lui stesso, a cui si sta dedicando il vicecapogruppo di Futuro e liberta' alla Camera, Benedetto Della Vedova, primo firmatario di una proposta di legge che, in nome della pluralita', della concorrenza e del diritto del contribuente a liberarsi di una tassa anacronistica, propone la cessione al privato dell'azienda televisiva di Stato.
Nei giorni scorsi il presidente della Camera Gianfranco Fini aveva annunciato analoghi propositi.
L'iniziativa legislativa sara' illustrata a Roma da Della Vedova, mercoledi' 13 ottobre all'hotel Nazionale, in occasione della presentazione di uno studio elaborato da Libertiamo.it intitolato "Privatizzare la Rai. Conviene, e' giusto, si puo'" a cui fara' riferimento l'azione parlamentare di Fli. "Si tratta di una proposta di privatizzazione vera, che supera la Legge Gasparri e punta a garantire il servizio pubblico attraverso altre forme rispetto a quelle attuali", spiega al Velino Della Vedova che muove il proprio ragionamento da un dato di fatto: la Rai, per come e' strutturata oggi, e' destinata a soccombere davanti le impetuose trasformazioni tecnologiche e digitali che riguardano il mercato della produzione e della distribuzione dei prodotti audiovisivi. "Gli scenari da qui a dieci anni rendono difficile immaginare la Rai come quel colosso che conosciamo oggi - evidenzia Della Veodva -.
L'azienda di viale Mazzini non e' la Bbc e non potra' mai esserla perche' nel suo Dna e' presente la politica. Fino a che la Rai era un'azienda monopolista e il mercato era fermo andava tutto bene. Adesso non e' piu' cosi'. Negli ultimi 20 anni si e' tentato di migliorarne la governance, di fare uscire i partiti, ma non e' possibile perche' la Rai e' quella cosa li'".
Della Vedova snocciola i benefici economici che scaturirebbero dalla vendita della Rai. "Oggi la privatizzazione completa dell'azienda consentirebbe al Tesoro di incassare una cifra stimabile in via prudenziale attorno ai 4,5 miliardi di euro - dichiara l'esponente Fli -. E l'abolizione del canone garantirebbe agli italiani una diminuzione della pressione fiscale comparabile come importo a quella dell'abolizione dell'Ici realizzata in questa legislatura. E questo beneficerebbe soprattutto le famiglie piu' povere, perche' se l'Ici sulla prima casa valeva sui redditi alti, il canone pesa su quelli bassi perche' la tv ce l'hanno tutti". Della Vedova punta a sottolineare come nella proposta di legge non sia contemplata la scomparsa del servizio pubblico. "Senza che vi sia una tv di Stato -spiega -, pensiamo che si debbano individuare una serie di trasmissioni di servizio pubblico che i privati dovranno comunque garantire e che dovranno essere finanziate con un fondo che non dovra' pesare sui contribuenti. Su questo aspetto del finanziamento studieremo quale potrebbe essere la soluzione migliore". La proposta di legge di Fli interviene sul quadro normativo esistente. "La Legge Gasparri gia' prevedeva la privatizzazione della Rai - dichiara Della Vedova -, ma in un modo che, come si temeva, non avrebbe funzionato perche' limitava l'azionariato all'uno per cento e al due per cento la possibilita' di sindacare le partecipazioni. Era chiaro che l'idea che si facesse una public company di quel tipo in un settore come la Rai non avrebbe funzionato".
Quale acquirente potrebbe sobbarcarsi i costi di un'operazione del genere che rasenta i 4 miliardi di euro? "Bisogna anche prendere in considerazione i guadagni - risponde Della Vedova -. In fin dei conti si tratta di un'azienda di un settore appetibile. Secondo me, insomma, un investitore potrebbe essere interessato a comprarsi la Rai. Non e' che uno debba comprarsi il 100 per cento dell'azienda, ne' che debba mettere il denaro cash. Il problema del trovare l'acquirente, insomma, secondo me non esiste. Anzi se ne potrebbero trovare di eccellenti". Della Vedova non crede all'ipotesi di "una public company all'italiana" mentre e' fiducioso sul possibile "interesse dei grandi editori del nostro Paese". La crisi del settore informativo, evidenzia l'esponente Fli, " riguarda la carta stampata ma non la televisione, dove invece assistiamo alla nascita di pay tv, digitale, nuovi canali, new media e integrazione con internet. Inoltre un po' di concorrenza sulla pubblicita' sarebbe un aiuto al sistema delle imprese italiane". E se gli acquirenti fossero stranieri? "Non ho nessuna preclusione per gli investimenti esteri in Italia, anzi - replica Della Vedova -. Pero' prima di venderla ai russi o ai libici, penso si possa guardare a casa nostra, dove secondo me qualcuno interessato a comprarla si trova.
Bisogna pero' evitare, come e' successo con Alitalia, che si comprino le parti buoni di un'azienda decotta. Vorrei che si comprassero la Rai prima della cottura".
, suggerisce che vada valutata la possibilita' di privatizzare una sola delle tre reti pubbliche, Della Vedova controbatte: "Tutto si concentrerebbe su due reti e sarebbe un'ipocrisia. A quelli che in assoluta buonafede propongono di riformulare la governance non ci credo. Perche' non e' piu' possibile".
Sulle reazioni politiche scatenatesi all'indomani della proposta del presidente della Camera, Gianfranco Fini di privatizzare la Rai, Della Vedova chiosa: "La politica teme di perdere una posizione di potere perche' essa stessa si fonde con la Rai e costituisce un'unica entita' indistinguibile. Tranne i radicali, infatti, chiunque negli ultimi decenni abbia avuto posizioni di governo e' intervenuto nelle faccende di viale Mazzini. La privatizzazione - conclude l'esponente Fli - e' la soluzione migliore per l'azienda stessa, per i contribuenti e per i telespettatori".
 
 
 
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