testata ADUC
 MONDO - MONDO - World Press Forum Index e i Paesi balcanici
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
20 aprile 2016 14:40
 
Diffusa politicizzazione degli organismi media, episodi di intimidazioni dei giornalisti, politiche editoriali subordinate agli interessi delle proprieta': questi alcuni degli aspetti critici sulla situazione della liberta' di stampa nei paesi dei Balcani messi in luce dal rapporto dal World press freedom index 2016, pubblicato oggi dall'organizzazione non governativa Reporter senza frontiere. Dal rapporto emerge in tutta evidenza come la liberta' di stampa sia un aspetto particolarmente delicato per la regione balcanica, in grado di rallentare per molti paesi il processo d'integrazione nell'Unione europea. Molto negativo, come largamente atteso, il giudizio sulla Turchia del presidente Recep Tayyp Erdogan, mentre tra i paesi dei Balcani occidentali la classificazione peggiore e' quella dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom), al 118mo posto sui 180 paesi contemplati nel rapporto. L'Europa e' il continente in cui la stampa e' maggiormente libera, mentre le regioni peggiori risultano essere il Nord Africa e il Medio Oriente: al primo posto nel rapporto figura la Finlandia seguita da Paesi Bassi, Norvegia e Danimarca. Cina, Siria e Corea del Nord sono invece i paesi in fondo alla classifica.
Per quanto riguarda la Turchia il rapporto World press freedom index evidenzia che il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha intrapreso una pesante offensiva contro i media nazionali. La Turchia si attesta al 151mo posto sui 180 paesi: Ankara scende cosi' di due posizioni rispetto all'indice pubblicato lo scorso anno. "I giornalisti sono perseguitati e molti sono stati accusati di avere insultato il presidente, mentre internet viene censura in modo sistematico", si legge nell'indice secondo cui anche il contesto regionale - la guerra in Siria e l'offensiva tura contro i curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) - "sta esacerbando la pressione sui media", accusati anche di "terrorismo".
Nei Balcani la situazione relativa alla liberta' di stampa e' leggermente migliore, anche se non mancano le criticita' in grado di rallentare l'integrazione europea della regione. Per la Serbia "l'Europa e' ancora lontana": cosi' viene intitolato il capitolo sulla Serbia del rapporto World press freedom index 2016. Belgrado si e' classificata al 59mo posto nella classifica che analizza le condizioni della liberta' di stampa in 180 paesi del mondo: la Serbia ha registrato un miglioramento di otto posizioni rispetto al 67mo posto del 2015. In ogni caso il rapporto parla esplicitamente di un "regresso nella liberta' di stampa" da quando nel 2014 e' andato al potere Alexandar Vucic "l'ex ministro dell'Informazione ai tempi di Slobodan Milosevic". Le pressioni contro gli organi di stampa sono di tipo "finanziario e editoriale", con i media piu' critici nei confronti del potere che sono "bersaglio di attacchi pubblici". Secondo il rapporto tre nuove leggi finalizzate a proteggere la liberta' di stampa, per armonizzare la legislazione agli standard europei, sono state approvate ma non sono ancora entrate in vigore.
La Bosnia-Erzegovina si attesta alla 68ma posizione del 2016 World press freedom index di Reporter senza frontiere. Sulla carta, si legge nel rapporto dell'Ong, il paese balcanico ha il maggior numero di leggi sulla liberta' dei media al mondo, "ma la loro attuazione e' frenata da un sistema giudiziario saturo". La diffamazione e' stata depenalizzata nel 2003, ma e' ancora possibile intentare delle cause. "I giornalisti sono spesso bersaglio di minacce e pressioni politiche", si legge nell'indice, secondo cui "la situazione e' aggravata dal fatto che i media filogovernativi continuano a godere di sovvenzioni statali dirette e indirette".
L'ex Repubblica jugoslava di Macedonia si e' classificata al 118mo posto tra i 180 paesi inclusi nel rapporto World press freedom index 2016. Skopje ha registrato un calo di una posizione rispetto al 117mo posto ottenuto nel 2015. Il rapporto evidenzia che la diffamazione e' stata eliminata dai reati previsti nel codice penale nel 2012 "ma il procedimento penale e' stato sostituito dalle azioni civili con possibilita' di multe pesanti e carcere per giornalisti e proprietari dei media". Almeno 580 procedimenti per diffamazione sono stati portati davanti ai tribunali alla fine del 2014, diversi di questi nei confronti dei giornalisti. Come risultato di cio', oltre la meta' dei giornalisti della Fyrom considera non adeguato il clima relativo alla liberta' di stampa nel paese.
Anche il Montenegro si trova nella parte bassa della classifica del World press freedom index. Podgorica si e' classificata al 106mo posto anche se ha ottenuto un miglioramento della sua posizione rispetto al 114mo posto del 2015, con un punteggio globale di +1,84. Secondo il rapporto, i giornalisti montenegrini sono costretti ad autocensurarsi perche' sono spesso oggetto di violenze fisiche e verbali, mentre coloro che sono responsabili godono di "una sistematica impunita'". I media sono sottoposti a pressioni "politiche ed economiche" e i giornalisti che indagano sui casi di corruzione nel governo sono spesso accusati "di provare a danneggiare la nazione". La diffamazione a mezzo stampa e' stata depenalizzata nel 2011 ma il contenzioso davanti ai tribunali e' molto diffuso.
La Croazia si e' classificata al 63mo posto: Zagabria risulta in calo di cinque posizioni rispetto al 58mo posto ottenuto nel 2015. Secondo Reporter senza frontiere "i giornalisti investigativi sui casi di corruzione, crimine organizzato e crimini di guerra sono sovente soggetti a campagne di persecuzione". La diffamazione e' un reato penale e "l'insulto alla Repubblica, ai suoi simboli, all'inno e alla bandiera nazionale" e' punibile con pene fino a tre anni di prigione. Il rapporto evidenzia le criticita' relative alla liberta' di stampa riportando il caso del giornalista Slavica Lukic condannato per aver scritto una notizia secondo cui la societa' del settore sanitario Medikol era "pesantemente indebitata nonostante i consistenti sussidi dallo Stato".
La posizione migliore nei Balcani spetta alla Slovenia che figura al 40mo posto nella classifica sulla liberta' di stampa World freedom index 2016. Lubiana mantiene una situazione abbastanza buona paragonata ai 180 paesi contemplati nel rapporto, nonostante un calo di cinque posizioni rispetto al 35mo posto ottenuto nel 2015. Secondo Reporter senza frontiere le pressioni da parte delle Ong internazionali a difesa dei giornalisti "non hanno avuto alcun effetto". La diffamazione a mezzo stampa e' ancora un reato, mentre il panorama editoriale vede diversi organi di stampa controllati da esponenti politici noti nel paese. Dal 2006 e' stata inserita inoltre una disposizione legislativa sul "diritto di correzione", in base alla quale ogni persona che si ritiene offesa da un articolo della stampa puo' richiedere la pubblicazione di una rettifica. A parere del rapporto, questa legislazione ha effetti peggiori in considerazione del fatto che in questi casi "un tribunale puo' richiedere ai giornalisti di rendere note le loro fonti".
Eccessiva politicizzazione dei media, meccanismi di corruzione finanziaria, politiche editoriali subordinate agli interessi delle proprieta' e infiltrazioni dell'intelligence nelle redazioni giornalistiche. Questa la situazione dei media in Romania secondo il 2016 World press freedom index. Bucarest si attesta al 49mo posto, in crescita di tre posizioni rispetto al 2015. Secondo l'indice i media si sono trasformati in strumenti di propaganda politica, un fenomeno particolarmente "visibile nel corso degli anni elettorali, compreso il 2014".
Per quanto riguarda la Moldova, il rapporto evidenzia che i media sono diversificati ma estremamente polarizzati, cosi' come il paese stesso che e' caratterizzato da un'instabilita' cronica e dall'influenza eccessiva degli oligarchi. Chisinau figura alla 76ma posizione, in calo di quattro posti rispetto al 2015. "La linea editoriale dei principali mezzi di comunicazione si correla strettamente con gli interessi politici e commerciali dei rispettivi proprietari", si legge nell'indice secondo cui "l'indipendenza dei media e la trasparenza della proprieta' dei media sono sfide importanti". In un clima esacerbato dalla crisi ucraina, si legge nel rapporto, "la mancanza di indipendenza dell'autorita' di regolamentazione sulla radiodiffusione continua a essere una fonte di preoccupazione".
La Bulgaria e' calata di sette posizioni nel 2016 World press freedom index. Sofia si colloca alla 113ma posizione risultando il paese con la valutazione piu' bassa dell'Unione europea. "Politici e gruppi di interesse controllano la maggior parte dei mezzi di comunicazione", si legge nel rapporto, secondo cui il paese rientra pienamente in quel fenomeno descritto come "progressiva erosione del modello europeo". Secondo l'indice emerge nettamente un aumento dei conflitti di interesse, l'adozione di leggi che consentono una maggiore sorveglianza dei media e una stretta maggiore delle autorita' sui media statali e, in alcuni casi, anche su quelli privati.
Situazione particolare anche quella di Cipro dove a parere di Reporter senza frontiere esistono "due versioni della liberta' di stampa". Secondo il rapporto "la liberta' di espressione e' garantita a livello costituzione in entrambe le parti dell'isola divisa, ma e' minacciata da questa divisione". Nella parte settentrionale di Cipro (nell'autoproclamata Repubblica di Cipro Nord), la presenza di 30mila militari dell'esercito turco "limita la copertura mediatica degli sviluppi politici". Nel resto dell'isola - prosegue il rapporto - "i partiti politici e la Chiesa ortodossa esercitano una grossa influenza" sui mezzi di informazione. La Chiesa controlla parte dell'emittente televisiva "Mega", mentre i quotidiani "Haravgi" e "Radio Astra" godono del sostegno del Partito comunista (Akel). Alla luce di questa situazione il rapporto inserisce Cipro all'81mo posto sui 180 paesi contemplati nel rapporto.
La Grecia si attesta all'89ma posizione: dopo essere calata di 50 posti nell'indice del 2015, uno dei crolli maggiori riscontrati da Atene da quando esiste il rapporto, "le speranze sono state riposte nel nuovo governo guidato da Alexis Tsipras". Attualmente la Grecia sale di due posizioni e migliora di 0,66 punti nella valutazione globale. L'indice ricorda che "prima delle elezioni Tsipras aveva promesso di porre fine al potere esercitato dai baroni dei media, una manciata di uomini d'affari che per anni hanno utilizzato i media per favorire i loro interessi commerciali". Tuttavia, al momento, forse anche perche' impegnato nei colloqui con i creditori internazionali, il governo ha messo da parte queste promesse.
Infine l'Albania ha confermato l'82ma posizione nell'Indice sulla liberta' di stampa per il 2016 di Reporter senza frontiere, nonostante un calo del punteggio generale. "Si puo' fare meglio", si legge nel rapporto che cita le conclusione del rapporto annuale della Commissione europea pubblicato alla fine del 2015 e relativo ai progressi nel processo di adesione. Emerge dall'indice la necessita' di una maggiore implementazione della legislazione in termini di liberta' di stampa. Dal 2012 il reato di diffamazione viene punito con delle multe piuttosto che la detenzione, ma le leggi sul settore dell'informazione adottate nel 1999 e nel 2014 mostrano come l'accesso alle informazioni continui a essere limitato. L'indice, inoltre, definisce "politicizzata" l'Autorita' di regolamentazione dei media radiotelevisivi.  
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS