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RAI, NOMINE E DINTORNI. SE NON SI ABOLISCE LA TASSA/CANONE E NON SI PRIVATIZZA IL MASSACRO CIVICO E ISTITUZIONALE CONTINUERA'
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Comunicato 
6 settembre 2006 0:00
 

Firenze, 6 Settembre 2006. In assenza di commissione parlamentare di vigilanza (i presunti controlli istituzionali), Governo e opposizione hanno cominciato a danzare intorno alle nuove nomine per quello che fino ad ora non era ancora accaduto in modo consolidato: il passaggio di testimone
dell'informazione di Stato dal centrodestra al centrosinistra. Basta leggere le agenzie stampa e sfogliare i giornali che si viene assaliti da numerosi commenti e prese di posizione. A parte i commentatori indipendenti (che ci sono ed e' sempre interessante leggerli), quando si tratta di politici (di qualunque parte) e' tutto un "assalto alla diligenza", per prendersi i pochi posti disponibili e garantirsi -come credono- il futuro politico ed economico.
La Rai e' come il finanziamento pubblico ai partiti, la sua spartizione trova d'accordo politici che altrimenti si scannano per tutto il resto. Chi paga? Noi contribuenti, ovviamente. Nel 2006, in un Paese che si dice ad economia di mercato, vige ancora il sistema prevalente di una informazione di Stato, in aperta concorrenza con l'informazione privata e in smaccato conflitto di interessi. Come potrebbe essere altrimenti il comportamento dei politici di governo e di opposizione? L'esistenza stessa di questa struttura alimenta la spartizione e, mantenendosi in vita in questo modo, procrastina il proprio potere.
Quindi, chiunque risultera' vincente in questa competizione (finta) tra governo e opposizione, non contribuira' a modificare questo gigantesco peso economico, politico e sociale che ci portiamo dietro con l'esistenza stessa della Rai.
Noi crediamo che una via d'uscita c'e', ma e' molto poco presa in considerazione, anche da chi in campagna elettorale si e sbracciato in questo senso (non abbiamo ancora visto iniziative parlamentari di un certo peso in merito): prima di tutto l'abolizione di quella tassa sul possesso che continuano a chiamare canone o abbonamento, insultando il buon senso e la lingua di tutti gli italiani (qui una petizione che ne chiede l'abolizione: clicca qui). Dopo questo primo passo, solo la privatizzazione (come gia' chiesto dagli italiani con un referendum) potra' sbloccare la situazione e riaprire la comunicazione radiotelevisiva alla logica di quel mercato che oggi non c'e'.
Noi conosciamo solo questo metodo per evitare che i politici continuino a danzare e a sedersi su queste poltrone.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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