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SPARTIZIONE RAI. UN PAESE DEMOCRATICO DOVREBBE SEMPRE DIRE COME STANNO LE COSE, A PARTIRE DAI TG
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Comunicato 
7 settembre 2006 0:00
 

Firenze, 7 Settembre 2006. In piena bagarre per la spartizione delle poltrone della Rai, c'e' anche chi si stupisce dell'esistenza di qualcuno che denuncia la spartizione partitocratica, perche' la Rai e' cosi' e non potrebbe essere altrimenti. Anzi il suo essere spartita sarebbe una vera dimostrazione di democrazia e partecipazione di tutti alla sua gestione. Secondo questa impostazione, una vera azienda nazionalpopolare deve essere di Stato e configurare al suo interno i medesimi equilibri decisi dagli italiani al momento del voto politico per il Parlamento.
Puo' cosi' una informazione essere chiamata tale? Sicuramente si', perche' per fortuna non esiste una definizione giusta ed equa di informazione: dipende da chi la fa e anche da chi la recepisce.
Noi avremmo gradito che, abolito il canone/tassa, la gestione fosse affidata ad un'azienda privata dopo aver vinto un appalto, sistema di transizione per arrivare allo smantellamento dell'informazione di Stato, perche' non e' detto da nessuna parte che uno Stato democratico debba necessariamente avere una informazione di Stato. Nel frattempo, siccome ci rendiamo conto che privatizzazione e smantellamento del potere mediatico non sono dietro l'angolo, proponiamo che durante i tg delle reti Rai compaia una scritta che dica: "ogni riferimento a persone esistenti ed a fatti realmente accaduti e' puramente casuale". Proprio come nei film che, toccando argomenti di struggente attualita', per non scontentare o far sembrare di attaccare qualcuno, si premuniscono con questa frase.
 
 
 
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