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TASSA/CANONE RAI ANCHE PER VIDEOFONINI? E' IL MOMENTO PER ABOLIRLA
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Comunicato 
12 settembre 2006 0:00
 

Firenze, 12 Settembre 2006. Sono alcuni anni che andiamo ripetendo che esiste una situazione anomala e discriminatoria sul pagamento del canone/tassa alla Rai. La legge parla in modo esplicito che questa tassa va pagata per il mero possesso di qualunque apparecchio atto a ricevere trasmissioni tv. Sul mercato, a differenza di quando fu concepita questa norma, siamo pieni di videofonini e computer portatili e no che sono in grado di ricevere queste trasmissioni e, per ora, il pagamento della tassa viene chiesto solo a chi ha un computer con scheda tv (nonostante gli esattori/accertatori della Rai spesso dicano che basta il possesso di un qualunque pc... ma loro vengono pagati a "produzione"....).
Nei giorni scorsi in una intervista, il direttore centrale normativa e contenzioso dell'Agenzia delle entrate Vincenzo Busa, ha sostenuto che tutti dovrebbero pagare questa tassa. I gestori di telefonia mobile si sono allertati e, come nel caso di 3 Italia, evidenziano le difficolta' d'applicazione soprattutto per le carte ricaricabili, in cui non e' mai certa l'identita' del possessore dell'apparecchio. Infine poi c'e' l'affollamento fiscale che andrebbe a colpire i possessori di videofonini che gia' pagano la tassa di concessione governativa.
Fino ad oggi, grossomodo, tutti hanno fatto finta di non-sapere e di non-vedere per evitare che cio' che tutti sanno fosse ribadito: l'assurdita' dell'esistenza di questa tassa sul possesso che crea un abuso di posizione dominante della Rai su tutti gli altri operatori televisivi.
Ora ci siamo? Sta per scoppiare cio' che avevamo intuito e segnalato da tempo? Se passa il concetto del direttore Busa (basta l'idoneita' dell'apparecchio per far scattare il pagamento), chi potra' contestare, visto l'alto livello tecnologico dell'elettronica da consumo, che bisognera' pagare anche per il possesso di un orologio o di un forno a microonde?
Noi siamo contenti che questo problema esploda in questo modo. Forse e' l'unico metodo per porlo e trovare una soluzione che noi auspichiamo sia abrogativa. L'accordo di governo ed opposizione in materia ha pari -per la furia spartitoria- solo nel finanziamento pubblico ai partiti, con tanto di sentenza della Corte Costituzionale e pareri dell'Antitrust, che non si e' sentita in imbarazzo nel sentenziare che chiamare la tassa come canone o abbonamento non e' strano e ingannevole. Aspettiamo le iniziative di quelle forze politiche che nel loro programma elettorale avevano l'abolizione del canone. Ma soprattutto aspettiamo che questa esplosione faccia riflettere e ravvedere i nostri legislatori nel loro complesso, perche' recuperino credibilita' e buon senso a partire dall'uso della lingua italiana e dalla liberalizzazione di un importante mercato come quello dell'informazione tv.
Noi, intanto, proseguiamo con la nostra petizione abolizionista: clicca qui
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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