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Aduc e Rai
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Lettera 
27 aprile 2009 0:00
 
Ho assistito con interesse all'ennesima partecipazione di un vostro collaboratore al programma televisivo "Mi manda RaiTre"; la cosa non mi dispiace, anche perché trovo Alessandro Pedone alquanto sexy.
Tuttavia, mi chiedo se non sia il caso di proporre alla Rai di parlare delle proprie magagne, oltre che processare tanti altri soggetti. Seguo il programma citato da almeno tredici anni, e a mia memoria una sola volta si è parlato di disservizi Rai, peraltro in un modo autoassolutorio.
La vostra associazione ha lanciato da tempo una dura campagna polemica contro la Televisione di Stato, definendo "balzello" il canone che ci viene imposto; e ha anche evidenziato disservizi che potrebbero riempire un'intera puntata di "Mi manda RaiTre".
Perché non imporre come condizione necessaria alla collaborazione della vostra associazione con l'azienda Rai che quest'ultima renda conto delle proprie responsabilità? O forse, pur di partecipare come accusatori a questi discutibili processi televisivi, rinunciate alle accuse contro Mamma Rai?
Mamma Rai non ti abbandona mai, diceva una vecchia canzoncina. Me ne sono accorto in questi ultimi mesi: nonostante le debite comunicazioni per lettera raccomandata, la Rai continua a richiedere il pagamento del canone a una mia zia defunta. È incredibile come sia difficile comunicare una questione così chiara come il decesso di un abbonato, con nessun convivente che possa subentrargli: si è semplicemente ignorati.
E loro intanto processano i piazzisti di materassi... con la vostra collaborazione.
Fabrizio, da Ancona (AN)

Risposta:
non abbiamo mai mollato o venduto le nostre iniziative alla Rai in cambio di una partecipazione. Loro ne sono ben consapevoli ma non possiamo imporre ai giornalisti di un programma o di un altro di trattare un argomento che, tra l'altro, come avra' visto nel nostro settore specifico, portiamo avanti con tenacia anche in sede parlamentare.
 
 
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