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 ITALIA - ITALIA - Imposta/canone Rai. Associazioni energetiche: no in bolletta
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Notizia 
1 dicembre 2014 15:59
 
Aiget, Anigas, Assoelettrica, Energia Concorrente e Federutility esprimono l'assoluta contrarieta' al pagamento in bolletta del canone Rai (anche rimodulato sul possesso di apparecchi di ricezione radio-televisiva), un'ipotesi "impraticabile". Il mercato elettrico e' completamente liberalizzato dal 2007: oggi l'elettricita' e' venduta ai clienti finali da centinaia di operatori privati. La gestione del canone Rai da parte di questi soggetti privati "risulterebbe estremamente complessa ed onerosa, a nostro avviso sostanzialmente impraticabile, tenendo conto anche del fatto che i clienti finali oggi possono cambiare fornitore - e anche piu' volte - nel corso dell'anno. Tale ultimo aspetto - sottolineano le associazioni - aprirebbe poi ad una serie di problematiche gestionali legate alla corretta applicazione del canone Rai proprio nei casi di switching o anche nei semplici casi di voltura, ovvero di movimentazione degli intestatari della fornitura". "Dalle notizie apprese dalla stampa sembrerebbe che il canone richiesto agli utenti dovra' essere differenziato e per alcuni consumatori azzerato in funzione dello stato patrimoniale e reddituale del singolo utente: ne consegue che "qualcuno" dovra' informare ciascuna utility relativamente all'importo da fatturare a ciascun cliente, in quanto le utilities - osservano - non dispongono dei dati patrimoniali e reddituali dei propri clienti, informazioni personali che non sono raccolte dalle utilities in quanto non pertinenti all'attivita' commerciale di vendita di elettricita' e che presenterebbero elevate criticita' gestionali in termini di tutela della privacy".
La proposta "contrasta con il principio di uguaglianza stabilito dalla Costituzione perché tratta in modo identico situazioni oggettivamente diverse, equiparando di fatto le utenze elettriche con i soggetti che devono pagare il canone. Mentre gli intestatari di bollette elettriche non in possesso di apparecchi radiotelevisivi/di comunicazione sarebbero comunque sottoposti al pagamento del canone, i possessori di apparecchi radiotelevisivi/di comunicazione che non sono anche intestatari delle bollette elettriche ne risulterebbero esentati. Il pressoché certo contenzioso costituzionale - affermano le associazioni - che ne scaturirebbe, oltre a rendere incerto l'approvvigionamento delle risorse per il funzionamento della Rai, potrebbe portare, in caso di dichiarazione di incostituzionalita', all'apertura di moltissimi giudizi civilistici/tributari per la restituzione delle somme indebitamente percepite, con inutile aggravio per il sistema giudiziario". "Se poi mai il Governo intendesse trattare il canone come tutti gli altri "oneri passanti" in bolletta che i venditori incassano per conto di terzi (Terna, distributori, GSE, ecc.) accollando interamente sulla societa' di vendita il rischio credito, l'aggiunta del canone esporra' le aziende ad un elevatissimo rischio morosita'. Se un utente non paga il canone cosa succederebbe? Si potrebbero generare dei mancati abbinamenti tra fatture e pagamenti, con conseguente avvio - osservano Aiget, Anigas, Assoelettrica, Energia Concorrente e Federutility - di azioni di sollecito e distacco delle forniture per mancato pagamento di importi che nulla hanno a che vedere con la fornitura elettrica, con il rischio di incorrere nel reato di interruzione di pubblico servizio (331 c.p.) Ne deriva che le societa' di vendita non potrebbero interrompere il servizio di fornitura di energia elettrica, né avrebbero titolo per perseguire tale cliente, vista la natura di imposta del canone RAI. Pertanto, anche come misura anti-evasione denota molte criticita' legali ed applicative e nulla cambierebbe rispetto al passato, se non l'introduzione di ulteriori costi e rischi aggiuntivi per i venditori di elettricita', che inevitabilmente non potranno non riflettersi nelle bollette. Inoltre l'implementazione della riforma necessiterebbe in ogni caso di una completa ristrutturazione dei sistemi di fatturazione delle societa' elettriche, con conseguenti investimenti significativi oltre che di nuove strutture organizzative per la gestione di informazioni, reclami e possibili contenziosi con i clienti. E poi "come risultato immediato avremmo una bolletta piu' cara che andrebbe ad aumentare ulteriormente il gap con gli altri Paesi europei, oltre che distorcere i segnali di prezzo inerenti i diversi livelli di consumi energetici", spiegano le associazioni. In un mercato libero le bollette o meglio, per usare termini appropriati, le fatture delle forniture energetiche, si tratti di energia elettrica o di gas, "devono corrispondere a prestazioni effettivamente erogate e non possono quindi essere veicolo di imposizioni fiscali completamente estranee per materia e finalita'"
 
 
 
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