Non sono d'accordo. Lo stato è l'ultimo baluardo di
potere fra i poteri. Una azienda monopolista non farà mai
nulla per il bene dei cittadini pur avendo in mano la quasi
totalità di un determinato servizio o distribuzione di una
categoria di beni. Il fatto che la golden share non venga
utilizzata al meglio, a mio avviso, è ciò su cui
focalizzarsi, non la sua scomparsa. Nell'esempio citato,
Telecom secondo molti agisce da "gradasso" sia nei
confronti della concorrenza (che vera concorrenza non ha
occasione di fare) che dei clienti (che non trovano mai un
Responsabile e una vera risposta efficiente ai propri
problemi), che dei lavoratori della propria stessa azienda
(sia tra i precari che tra i fissi, sia a livello di
trattamento personale che di organizzazione tecnica).
Ecco che lo stato in questo caso potrebbe mostrare i
muscoli e regolamentare FORZANDO per il bene dei
cittadini.
Non lo fa che raramente, secondo il
mio modo di vedere.
Togliere anche la
possibilità non risolverebbe. Bisogna invece trasformare la
potenzialità in azione. Per il bene dei cittadini, siano
essi lavoratori dell'azienda nella quale la goldenshare
è detenuta dallo stato, siano essi clienti della ditta che
fornisce i servizi, siano essi lavoratori (dipendenti o
imprenditori) delle ditte concorrenti.
4 aprile 2007 0:00 - Sergio
Ricordate cosa diceva Bertinotti pochi anni fa riguardo alla
Golden Share? E pensate che sarà abolita? No, Bersani è
ancora indaffarato con le ricariche… Avrebbe bisogno lui
di una ricarica. La Golden Share non sarà abolita e
non sarà utilizzata. Ci sono mille altri modi
“prodiani” per evitare il ricorso alla Golden Share e
anche l’invasione degli “stranieri”. Prodi sa
bene come si vende ciò che è pubblico semplicemente per
fare cassa. Il mercato non sa cosa sia. O meglio è ancora
fermo al panettone di stato che, appunto, voleva svendere.
Vale la pena ricordare che Telecom è stata
privatizzata per far quadrare i conti pubblici. Il paradosso
è proprio qui: le privatizzazioni sono state fatte per
finta tutte dal centrosinistra. Il liberale centrodestra non
ha privatizzato un bel niente. Quindi uno non privatizza e
l’altro finge di privatizzare. Doveva nascere una public
company (difficile senza i fondi pensione stile
anglosassone) con un nucleo di azionisti di riferimento
(ancora una volta in ballo il salotto buono con a capo i
soliti Agnelli, Cuccia e pochi altri). FIAT si defilò
immediatamente. Cosa avvenne è sotto gli occhi di tutti.
Derogando alla norma che fissava al 3% la quota
invalicabile di possesso, non solo fu consentito a un gruppo
di quasi sconosciuti di lanciare un’OPA su Telecom ma
addirittura si permise che l’OPA non fosse estesa a TIM
(controllata da Telecom). Quindi chi metteva le mani su
Telecom s’impossessava del forziere TIM. Poi arriva il
Tronchetti. Ha un sacco di debiti ma utilizzando la leva
finanziaria (con una quota minima controlla un impero) può
migliorare la sua situazione patrimoniale spremendo
l’azienda e i piccoli azionisti. Comprando il pacchettino
di azioni Telecom detenute da Tronchetti si acquisisce il
controllo della “macchinetta”. Evitare ciò è
semplicissimo. Basta mobilitare le solite banche amiche. E
lo sviluppo aziendale, le scelte strategiche, il futuro? Che
domande sono: chi se ne frega. Telecom, Autostrade,
ENI, ENEL…finte privatizzazioni, tutte bombe sul punto di
esplodere.