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2 febbraio 2008 0:00 - PATRIZIO ROSI
Visto che oramai in tv c'e solo spazzatura e poco altro, sarei ben felice di NON PAGARE PIU' IL CANONE RAI (tanto la pubblicità ce la becchiamo anche sulla RAI), e poter vedere liberamente qualsiasi tv.
Da un'anno almeno sto usando sempre più il computer; e molto più interessante ed educativo!!!
1 febbraio 2008 0:00 - El Che
Il territorio, fino a prova contraria è ancora (quasi tutto) nostro (di noi italiani, "brutti, sporchi & cattivi"), le frequenze pure, la TV di stato ("di stato", quindi dell'Italia...), idem, per cui LA RAI E' E DEVE RIMANERE NOSTRA, E GUAI A CHI LA TOCCA! ANDATEVI A VENDERE IL DERETANO, SE AVETE QUESTE SMANIE DI (S)VENDITA!!...
L'unica cosa di cui possiamo fare a meno, considerato che paghiamo un canone, è la pubblicità, in Italia la privatizzazione è l'anticamera di ogni fregatura...
1 febbraio 2008 0:00 - Topesio
Francamente ne ho pieni gli zebedei di questa fola del "privatizzare tutto".
Lo hanno capito anche i muri che è una colossale STRONZATA, inventata ad arte per metterlo nel culo alla gente, che magari si fa ingannare dall'imbonitore di turno.
1 febbraio 2008 0:00 - Giovanni
Non sono affatto d'accordo con la privatizzazione della RAI!
Fino ad oggi e chissà per quanto altro tempo, ci raccontano che privatizzare significa rendere più efficiente, migliorare, a vantaggio della collettività; questo è ormai palesemente una fandonia che non è più possibile portare come argomento e soluzione ai problemi.
La privatizzazione è già avvenuta per la Telecom Italia (cfr Editoriale. Telecom Italia e' un'associazione a delinquere?
http://www.aduc.it/dyn/avvertenze/index.php?ed=233), per le autostrade (concessione donata a privati) e per tantissime altre realtà che da private non hanno migliorato ne i risultati gestionali, ne il bene della collettività.
Il privato non ha a cuore il bene della collettività ma soltanto quello del suo portafoglio a tutto discapito di chiunque si contrapponga alla logica tutta privata della massimizzazione del profitto.
Bisognerebbe invece tornare ad un "Pubblico di qualità", cioè non ad uno Stato che detti le regole (non lo fa mai e quando lo fa non controlla che siano rispettate)ma ad uno Stato competitore tra i competitori che soltanto così riesce ad imporre le regole, le tariffe, gli standard qualitativi.
Evviva la scuola pubblica per tutti (le scuole private devono competere con le prime, lasciando al cittadino la libera scelta), i trasporti pubblici (la vecchina che deve andare a trovare il marito al cimitero non deve vedersi soppresso il mezzo pubblico perchè sottoposto alla logica del profitto), l'acqua pubblica, la sanità pubblica etc.
L'obiezione utilizzata da coloro che propugnano le privatizzazioni selvagge è sempre quella che in passato tutte le aziende pubbliche erano lottizzate, come accade oggi alla RAI. Soluzioni:
responsabilità dei manager che gestiscono le aziende pubbliche, di farlo solo con criteri di risultato, sia quantitativo che sopratutto qualitativo; e se sbagliano, a casa con un bel calcio nel sedere (senza preparare allo stesso sedere un'altra poltrona), senza alcun assegno di fine rapporto e senza possibilità di fare ancora il manager pubblico a spese della collettività;
controllo di un'autorità preposta acchè non siano inseriti dipendenti che non abbiano superato esami ANONIMI che dimostrino l'eccellenza di chi va ad essere assunto.

Privatizzare:"cui prodest"=a chi giova? Alla collettività o a pochissimi privati (sempre gli stessi)?
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