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15 aprile 2008 0:00 - FABRIZIO
Sig.ra Laldi,
sono totalmente d'ccordo col suo ultimo intervento.

Anche la pensione dei politici (l'avevo scordato) va riportata a "normalità" esattamente come i cumuni mortali hanno !
O forse i politici non sono "comuni mortali" ?.....

E anche i compensi degli amministratori periferici vanno ridimensionati.

Così come i compensi degli AD delle aziende come le ferrovie, l'Alitalia, L'Enel, ecc., specie dopo i risultati che abbiamo visto !

Mi rendo conto che il discorso non é facile, anzi, é molto complesso ed articolato, ma da qualche parte bisogna cominciare.

Il paese é un ammalato GRAVISSIMO e quasi in fin di vita, servono medicine da cavallo e sopratutto serviranno cambiamenti drastici e dolorosi, per tutti.

Ma sopratutto per chi si era abituato a vivere di politica alle spalle (anzi, sulle spalle) della parte produttiva del paese e cioé degli operai !

Dobbiamo creare le condizioni affinché in Italia tornino le imprese e gli imprenditori e per fare questo occorre fare una drastica cura dimaagrante di burocrazia, di statalismo, di tasse, oneri e balzelli vari che spesso costano allo stato (cioé a noi) più di quanto rendono.

Si é mai chiesta quanto costa tenere in piedi in ogni provincia un ufficio col personale per il rilascio dei tesserini per la raccolta dei tartufi ?

Quante persone oggi vanno a tartufi ?
Forse costa meno eliminare ufficio e....
.... tesserino !

Per 50 anni si é pensato che per vincere la disoccupazione bastava creare burocrazia e così sono aumentati i "pastori", ma le "pecore" erano sempre le stesse !

E così, tosa, tosa, tosa, le pecore hanno iniziato a morire di freddo e a diminuire !

Motivo ? Erano in troppi a tosarle !!!!!
14 aprile 2008 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Caro Danilo, perché non fa anche lo sforzo di dare la corretta indicazione bibliografica? Gliene sarei molto grata.
13 aprile 2008 0:00 - danilo
sta tutto scritto in un noioso libercolo che poi è diventato un best seller.

un saluto,

danilo
13 aprile 2008 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Caro signor Fabrizio,
La ringrazio della considerazione. La Sua proposta può benissimo essere messa sul tappeto di una discussione seria e decisa per rivedere tutta la questione. Io aggiungo qualcosa sulla pensione. Vorrei che gli anni passati da parlamentare o da ministro fossero messi nel conto di anni utili per la pensione, ma senza privilegi, come del resto già si fa per chi ha svolto il servizio mlitare quando la leva era obbligatoria. Il tempo passato sotto la leva viene conteggiato come servizio nello Stato e quindi vale per i punteggi nei concorsi, graduatorie, immissione in ruolo negli uffici pubblici e quindi anche ai fini pensionistici.
Non bisogna dimenticare poi tutto il variegato settore delle Amministrazioni locali, comprese Comunità montane e altri enti pubblici. Ho letto che in alcune regioni i parlamentari regionali godono di benefici maggiori di quelli nazionali.
Il punto, almeno per me, è che non sono abbastanza addentro alla materia che certamente è complessa e bisognerebbe che mi ci mettessi seriamente prima di poter dire qualcosa di pubblicamente valido (qui sto solo scambiando due chiacchiere con Lei). Lessi all'inizio della legislatura appena licenziata che il senatore Cesare Salvi aveva presentato una proposta nel senso di una revisione di tutta la materia, ma devo ammettere che non ho approfondito la questione. Ora però credo che sia venuto il momento di pensarci bene. Un primo passo può essere quello di chiedere a un parlamentare di riferimento di dirci onestamente quali sono i suoi introiti, i vantaggi di cui gode all'interno delle Camere (pranzi e servizi a basso costo, eccetera) e fuori (viaggi gratuiti, telepass -forse più di uno a testa- gratuiti, eccetera). Che ne dice? Teniamoci in contatto.
13 aprile 2008 0:00 - FABRIZIO
Gentile Sig.ra Laldi,
mi perdoni ma ero convinto che Lei fosse una parlamentare e comunque questo non cambia il succo del mio intervento.

In merito alle proposte della on.le Santanché, credo che non siano poi così elettorali in quanto lo stipendio di un parlamentare oggi mi risulta essere di circa 4500 euro e questi verrebbero ridotti a circa un terzo e di questo parla la Santanché, non certo dei "rimborsi" che invece non fanno parte dello stipendio ma che contrinuiscono a "sgravare totalmente" il parlamentare da ogni spesa.

Non dimentichiamo che i parlamentari hanno già TUTTO gratis (cinema, treni, aerei, teatri, auto, cliniche, pranzi, ecc.)oltre ai rimborsi elettorali, compensi per portaborse, ecc.
Togliere loro "solo" circa 3200 euro non li manderà certo in rovina.

Io invece avrei una proposta diversa:
Io stabilirei che chi oggi va in politica lasciando un lavoro dipendente (o mettendosi in aspettativa) possa ottenere dallo stato l'esatto importo che ha lasciato, né più, ne meno.

Un direttore d'azianda o un operaio vanno a fare i parlamentari ?
Benissimo, darò loro lo stesso stipendio e continuando a pagre gli stessi contributi come se lavorassero.
A fine legislatura se ne tornano a lavorare oppure si fanno rieleggere.

Naturalmente, dato che mi rendo che un operaio con 1000 euro non può fare il parlamentare a Roma, continuerei a dargli i rimborsi spese ma non "a pioggia" come oggi accade bensì dietro precise convenzioni con ristoranti, alberghi, ecc.

Quindi, all'operaio che andrebbe a fare il parlamentare, invece di dare 10 o 20mila euro darei dei tiket per andre a pranzare, per alloggiare in albergo, per prendere treno o aereo e per il taxi.

Serve altro ?
Direi di no !

PS:
Ovviamente stessa cosa per sindaci e assessori nei comuni.
E' ora di finirla con gente che vive di politica !
La politica uno la deve sentire come una missione, non come un mezzo per arricchirsi alle spalle dei contribuenti !!!
10 aprile 2008 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
PER IL SIGNOR FABRIZIO.
Interessanti le Sue osservazioni. Ma devo correggerLa su un piccolo dettaglio: io non sono affatto parlamentare, né lo sono mia stata. Comunque, su una revisione di stipendi, rimborsi spese e pensioni ai parlamentari sono d'accordo anche se la drasticità che Lei attribuisce all'onorevole (lei sì che è parlamentare) Santanché mi sembra una penosa trovata elettorale. Anche perché l'onorevole medesima poteva avanzare una proposta di legge in tal senso, magari un tantino più equilibrata, cosa che mi sembra non abbia mai fatto (ho consultato l'elenco ufficiale delle proposte di legge firmate da questa deputata e non ho trovato niente del genere).
9 aprile 2008 0:00 - FABRIZIO
All'intervento della Sig.ra Laldi vorrei replicare in due punti per i quali ella mi dà spunto:

1° punto, motivazione del canone:

Credo che più che fare un elenco sterile ma anche sterminato di apparati "atti o adattabili" occorra spostare il problema da un'altra parte:

Motivazione del tributo, sua applicazione e soprattutto destinazione del gettito.
Tutti questi aspetti sono ormai Kafkiani e assurdi in un susseguirsi di paradossi comprensibili anche da un bambino.

Una TV di stato che informa, innanzi tutto dovrebbe essere gratuita. Si é mai visto che per conoscere l'andamento dei lavori parlamenteri si debba pagare ?
Ma quando la TV di stato, oltre ad informare, costringe a sorbirsi pubblicità con la quale ella stessa si finanza, cessa di essere TV di stato e a maggior ragione deve confontarsi col mercato e sul mercato nessuno mi può obbligare a "consumare" un bene o un servizio e tantomeno a pagarlo se neppure mi interessa.

Conclusione: cosé il canone se non una tassa sul nucleo familiare ?
E infatti é proprio dagli stati di famiglia, presi dalle anagrafi, che si attribuisce la obbligatorierà.
Infine, a chi PRO il canone ?
Perché RAI e non ad esempio l'agenzia entrate più in generale, se proprio tassa deve essere ?
Qualcuno me lo deve spiegare e mi deve spiegare se oltre all'ALITALIA (che non uso) devo mantenere anche la RAI (che non seguo).

2° punto, i canoni in altri paesi:

Questa storiella del confronto cogli altri paesi comincia a stufarmi !!!

L'altro giorno, per radio, ad un funzionario della motorizzazione si chiedeva come mai il costo della revisione auto era passato da 45 a 65 euro con una aumento oltre il 30%.
Il giornalista faceva presente che quando la revisione era ancora decennale (fino al 1998) si faceva un piccolo versamento (circa 10mila lire di allora), mentre appena passò la legge dei 4 e poi dei 2 anni, di colpo passò a circa 38 mila lire.
38 mila lire che con l'euro diventarono nel 2002 38 euro, poi 45 e oggi sono 65.

A prescindere che 65 euro per revisionare una Ferrari o una Mercedes non sono paragonabili ai 65 euro per un cinquantino (che ne paga 19 di bollo) resta il fatto che il dirigente rispose che dobbiamo allineare costi e tributi all'Europa e che in Germania le revisioni costano appunto 65 euro.

BENISSIMO !!!!!!

Vorà dire che anche il mio stipendio dovrà venire allineato allo stipendio tedesco !

Mi piacerebbe sapere come farà la FIAT a pagare ad un operaio di Mirafiori lo stesso stipendio che paga la Volksvagen e che é appunto esattamente il doppio !
La stessa cosa dicasi per lo stipendio di un insegnante tedesco o francese che assomma a circa 3000- 3500 euro !!!

Tasse da Europei e stipendi da Argentina ????

Si, ma solo per noi visto che i parlamentari e tutti i funzionari di regioni, province e comuni si danno da soli stipendi da Governatore dello stato della California !!!!

Morale:

Sig.ra Laldi,
invece che stendere un elenco di apparati "atti o adattabili" Lei che é parlamentare, appoggi la proposta della Santanché per dare 1300 euro ai parlamentari (e a tutti i funzionari vari) !!!

Così sapranno come (NON) si fa a vivere e a mantenere anche solo 1 figlio, con un tale stipendio !!
8 aprile 2008 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
State facendo un lavoro veramente prezioso non solo per il singolo cittadino, ma proprio per tutto lo Stato. Infatti è importante che in ogni cosa vi sia la certezza del diritto, che, nel fatto dell'abbonamento/canone/tassa Rai, si manifesta in un elenco ufficiale preciso degli apparecchi soggetti ad esso. L'elenco deve essere stilato assolutamente e immancabilmente dalle autorità competenti, magari con la riserva di un aggiornamento annuale o biennale da pubblicarsi in una data utile per consentire il pagamento della tassa, che va effettuato entro il 31 gennaio di ogni anno. Questo perché l'evoluzione delle tecnologie nel settore non consentono più di accontentarsi della dizione della legge del 1938, "apparecchi atti o adattabili", che si riferiva principalmente, se non esclusivamente agli apparecchi radio (la televisione era di là da venire!). Nel 1938 quegli eventuali apparecchi non avevano un nome (sennò lo avrebbero menzionato), ma oggi vi sono un mucchio di apparecchi ben definiti da un proprio nome (e con una propria funzione), il cui possesso la RAI vorrebbe sfruttare per incassare soldi molto probabilmente nient'affatto dovuti.
Quindi, continuiamo ad esigere da chi di dovere un elenco dettagliato degli apparecchi che, oltre il televisore vero e proprio, siano obbligati a pagare questa che tassa che comunque resta esosa e ingiusta.
Desidero aggiungere anche che la RAI è falsa quando si lamenta che prende pochi soldi dagli abbonati perché la tassa (106 euro) è la più bassa dell'Europa. E' vero in termini assoluti, ma non in termini relativi, perché all'estero, per esempio, in Francia (116 euro) e in Germania (204,36 euro), gli stipendi sono più alti che in Italia, e quindi in proporzione la tassa TV incide meno sulle spese domestiche.
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