Nell’articolo "Agcom-Robin Hood contro Tar-sceriffo
di Nottingham? Un quadro poco convincente", di
Domenico Murrone, pubblicato sul sito dell’associazione di
tutela dei consumatori “ADUC” nel forum “Dì la
tua” in data 08/072008, si osserva come il quadro
istituzionale che regola tutto il settore delle
telecomunicazioni (TLC), in effetti, non sia molto
convincente
(http://www.aduc.it/dyn/dilatua/dila_mostra.php?id=226163&ta
bella=TOTDocs).
Tale impressione si evince
soprattutto in riferimento a quanto illustrato
nell’interessante articolo “C'è il Tar al
telefono” di Alessandro Longo, pubblicato sul settimanale
“L’ESPRESSO” lo stesso 08/07/2008, che evidenzia
come il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio,
competente nel valutare la legittimità degli atti
dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni
(AGCOM), blocchi sistematicamente le delibere della stessa
AGCOM che più tutelano i consumatori, avvantaggiando i
gestori telefonici
(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Ce-il-Tar-al-telefo
no/2032193).
Viene, quindi, da porsi una domanda:
quali interessi, in concreto, difende il TAR del Lazio?
Quelli della generalità dei consumatori o quelli della
particolarità delle grosse aziende a danno dei
consumatori?
L’assoluta evidenza dei fatti
dimostra, peraltro, che l’AGCOM è un’Autorità molto
debole, rispetto ai potentati politico-economici di casa
nostra, e le imprese e la politica del Bel Paese, com’è
noto, mal sopportano le regole.
Ma, per capire
meglio la situazione, proviamo ad analizzare chi sono i
membri di questa Authority, cominciando dal suo Presidente
(http://www.agcom.it/intro_/presid_calabro.htm).
Il PRESIDENTE dell’Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni è il Dott. Corrado Calabrò, nato nel 1935 a
Reggio Calabria, giurista di prestigio e magistrato, oltre
che noto e apprezzato poeta, una persona colta e preparata,
da sempre al servizio delle istituzioni.
Entrato
giovanissimo per concorso (primo classificato) nella
magistratura del Consiglio di Stato, ne è diventato
Presidente di Sezione a 41 anni. Già consigliere
dell'ISVAP, è stato Presidente dell'Associazione
Magistrati del Consiglio di Stato dal Luglio 1999 al
Settembre 2001, quando è stato nominato alla Presidenza del
TAR del Lazio.
E’ stato nominato alla
Presidenza dell’AGCOM con Decreto del Presidente della
Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, d'intesa con il Ministro delle
Comunicazioni, Maurizio Gasparri, e previo parere delle
competenti Commissioni parlamentari, il 9 maggio 2005.
Si noti che il Presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, e il Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio, Gianni Letta, nell’occasione hanno lasciato la
seduta, astenendosi dalla votazione, in base alla LEGGE SUL
CONFLITTO D'INTERESSI, in quanto Berlusconi e Letta
erano (e sono) tra i maggiori azionisti del più grande
gruppo editoriale del Paese
(http://www.key4biz.it/News/2005/03/18/Tlc/Corrado_Calabro
39;_e'_il_nuovo_presidente_designato_dellAuthority_per_l
e_tlc.html).
Il mandato del Presidente AGCOM è
di sette anni e non è rinnovabile. Il Presidente
rappresenta l'Autorità, convoca le riunioni degli
Organi collegiali, ne stabilisce l'ordine del giorno, ne
dirige i lavori e vigila sull'attuazione delle
deliberazioni.
Dal 28 dicembre 2007, nominato dal
Consiglio dei Ministri del 2° Governo Prodi, Corrado
Calabrò è diventato anche Presidente aggiunto del
Consiglio di Stato, organo superiore della Giustizia
amministrativa chiamato a decidere in ultima istanza (dopo
il TAR) sulle delibere assunte dalla stessa AGCOM.
Per inciso, la sua nomina è avvenuta in sostituzione di
Paolo Salvatore, Presidente del Consiglio di Stato dal 25
ottobre 2007 e successivamente coinvolto nell’inchiesta
della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere,
tra i magistrati indagati per concorso in corruzione in atti
giudiziari e abuso di ufficio
(http://www.newsfood.com/Articolo/Italia/2008-02/20080201-No
mina-Corrado-Calabro-presidente-aggiunto-Consiglio-Stato.asp
).
Sono numerose le cariche che ha ricoperto il
giudice Corrado Calabrò, ex Presidente del TAR del Lazio
sino alla sua nomina alla Presidenza dell’AGCOM e,
attualmente, pure Presidente aggiunto del Consiglio di
Stato, che, come si è detto, è il supremo organo che ha il
compito di giudicare sulle decisioni proprio dello stesso
TAR del Lazio. Ciò rappresenta una concentrazione di alti
incarichi su una stessa persona alquanto sorprendente, in
quanto istituzionalmente preposta ad esprimersi in sedi e
ruoli diversi.
In un comunicato stampa congiunto
del 01/02/2008, Elio Lannutti (ADUSBEF) e Rosario Trafiletti
(FEDERCONSUMATORI), per le rispettive associazioni dei
consumatori, hanno sollevato principi di correttezza
istituzionale perché “non si può, con una mano,
assumere decisioni al consiglio dell’Autorità delle TLC,
mentre con l’altra possono essere promulgate dal Consiglio
di Stato, che anche indirettamente può risentire del
conflitto di funzioni tra le due alte cariche ricoperte,
anche per non esporre la nomina ad un’eventuale
impugnativa davanti al TAR del Lazio”
(http://www.federconsumatori.it/news/wysiwyg_news/newseditor
/ComunicatiMostra.asp?nid=20080201160301).
Senza
voler nulla togliere ai meriti e alle indubbie capacità
professionali del Dott. Corrado Calabrò, che non
s’intendono affatto mettere in discussione, si può
considerare opportuno che una stessa persona sia presente ai
massimi livelli in ruoli diversi e tra loro così
vicini?
Si è trattato, in tutta evidenza, di una
nomina di dubbia opportunità, come ben evidenziava Pier
Luigi Tolardo in un articolo sul sito Internet del
notiziario informatico e delle TLC “ZEUS NEWS” già il
20/03/2005, appena dopo l'indicazione del magistrato
alla Presidenza dell'AGCOM, avvenuta il 18 marzo 2005 ad
opera dell’allora Vice Presidente del Consiglio,
Gianfranco Fini, quando il Dott. Calabrò era alla
Presidenza del TAR del Lazio
(http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=3970&numero
=999).
Il Governo Berlusconi e, soprattutto, il
Ministro della Giustizia Roberto Castelli hanno sempre
sostenuto l'incompatibilità tra incarichi giudiziari e
qualsiasi altro incarico. E’ alquanto strano, perciò,
che proprio gli esponenti di quel Governo abbiano creato
questa situazione così anomala, loro che hanno sempre
sostenuto la necessità che i giudici non facciano politica
o che non assumano responsabilità politico amministrative
dopo aver lasciato da poco l'incarico giudiziario.
Il problema che ci si poneva già allora, sottolineo
ancora, è che le decisioni del Presidente
dell'Authority possono essere impugnate davanti a quel
TAR del Lazio che aveva presieduto lo stesso giudice Corrado
Calabrò sino al 2005.
In qualità di Presidente
dell'AGCOM, inoltre, Calabrò stesso deve riprendere
dossier e questioni su cui si era già espresso nelle
funzioni di Presidente del TAR del Lazio: come può essere
indipendente rispetto a se stesso e alle sue decisioni?
E quando smette le vesti di Presidente
dell'Authority ed indossa quelle di Presidente aggiunto
del Consiglio di Stato, adesso, dovrà anche giudicare sulle
disposizioni che ha emanato sempre lui stesso come
Presidente dell'AGCOM?
Pare, infatti,
inevitabile che, prima o poi, il Dott. Calabrò debba
giudicare se stesso.
Ci può essere o no,
ragionevolmente, indipendenza di giudizio da parte di una
stessa persona che, per quanto integerrima, ricopre tante e
così autorevoli cariche istituzionali
contemporaneamente?
Esiste un evidente,
gravissimo, insanabile conflitto, già a suo tempo sollevato
(come ricordato prima) da alcune associazioni di
consumatori.
Si può ritenere ragionevolmente
INDIPENDENTE un’Autorità così composta?
All’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, come si
può leggere nello stesso Sito dell’Autorità, le due
Camere del Parlamento hanno nominato ciascuna quattro
Commissari diversi, che risultano (nella quasi totalità)
membri vicini al Governo e/o rappresentanti di quel mondo
imprenditoriale che sono portatori d’interessi di parte,
che non coincidono affatto con quelli della maggior parte
degli utenti di TLC ma, anzi, ne sono l’esatta
contrapposizione
(http://www.agcom.it/intro_/membr_.htm).
Come ha
efficacemente spiegato l’On. Antonio Di Pietro, nel video
su “YouTube” del 2 febbraio 2008 dal titolo
“L'indipendenza dell'AGCOM”, questa Authority,
in effetti, può essere considerata un “controllore” che
viene nominato dal “controllato” affinché nessuno
disturbi il “manovratore”
(http://it.youtube.com/watch?v=JyhHY3gfE3Y).
Vediamo, brevemente, i profili degli 8 COMMISSARI che
integrano il Consiglio dell’Autorità, costituiti
rispettivamente presso la Commissione Servizi e Prodotti
(CSP) e la Commissione Infrastrutture e Reti (CIR). Con un
paio di (lodevoli) eccezioni, si può notare che sono tutti
esponenti di partito, tra cui due Sottosegretari dello
stesso Governo che li ha nominati, che difficilmente si
metteranno mai contro il medesimo; sono, cioè, quasi tutti
politici schierati, anziché tecnici, a ricoprire posizioni
che, invece, dovrebbero essere distanti e, eventualmente,
critiche verso il Governo per garantire la par condicio
nelle campagne elettorali e l’adozione di opportune misure
nel settore TLC
(http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=3970&numero
=999):
- Comm. CSP On. Giancarlo Innocenzi Botti,
nato a Verona il 19 agosto 1945, laureato in Economia e
Commercio, ex direttore dei servizi giornalistici di Canale
5 – Italia 1 – Rete 4 ed ex Sottosegretario di Stato al
Ministero delle Comunicazioni dal 2001 al 2005 di Forza
Italia, di cui si riferirà più avanti;
- Comm.
CSP Dott. Sen. Michele Lauria, nato ad Enna il 9 novembre
1942, laureato in Filosofia, ex Sottosegretario di Stato per
le Poste e Telecomunicazioni nel governo Prodi, nel 1° e
2° governo D'Alema e nel 2° governo Amato, è stato
Vice Presidente della Commissione parlamentare per
l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,
ex DC, poi della Margherita;
- Comm. CSP Avv.
Sebastiano Sortino, nato a Sortino (SR) il 9 settembre 1938,
laureato in Giurisprudenza, dal gennaio 1977 è stato
direttore generale della Federazione Italiana Editori
Giornali (FIEG), tecnico di livello, esperto di tetti
pubblicitari, un uomo di fiducia degli industriali,
designato dall’opposizione di Centro-Sinistra;
- Comm. CSP Dott. Gianluigi Magri, nato a Bologna il 15
settembre 1955, medico chirurgo specialista in Medicina
interna e Cardiologia, ex Sottosegretario di Stato al
Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2° Governo
Berlusconi, della DC, poi del CCD e dell’UDC;
-
Comm. CIR On. Enzo Savarese, nato a Brescia il 3 gennaio
1953; laureato in Giurisprudenza, specializzatosi poi in
Business e Finanza presso la New York University,
responsabile delle relazioni internazionali dell’Alitalia
fino al 1994, quando viene eletto deputato di AN, di cui è
stato capogruppo presso la Commissione Trasporti e
Telecomunicazioni, amico e fedelissimo dell’ex Ministro
Gasparri; dal 2004 è Consigliere di amministrazione di
Atesia SpA di Roma;
- Comm. CIR Sen. Roberto
Napoli, nato a Battipaglia (SA) il 18 aprile 1950, medico
chirurgo specializzato in Medicina Legale e delle
Assicurazioni e in Medicina del Lavoro, nel 1994 è stato
eletto al Senato ove è stato ex Presidente di gruppo
parlamentare UDEUR; nella XIII Legislatura è stato primo
firmatario di numerosi disegni di legge in materia di
telecomunicazioni;
- Comm. CIR Cons. Nicola
D'Angelo, laureato in Giurisprudenza nel 1983, in
rappresentanza del Ministero delle Comunicazioni è stato
membro del Consiglio di amministrazione della Stet e di
Telecom Italia; poi magistrato al TAR della Campania, ex
consigliere giuridico del Ministro delle Comunicazioni, Capo
Ufficio Legislativo del Ministero del Commercio con
l’Estero, Capo Ufficio Legislativo del Ministero delle
Riforme Istituzionali, professore presso la facoltà di
Giurisprudenza dell’Università LUMSA di Roma, ove insegna
Teoria delle organizzazioni pubbliche, è autore di
pubblicazioni nel settore giuridico e delle
comunicazioni;
- Comm. CIR Prof. Stefano Mannoni,
nato a Sondrio il 1 aprile 1966, professore ordinario di
Storia delle Costituzioni moderne alla Facoltà di
Giurisprudenza di Firenze e avvocato, editorialista de “Il
Foglio” e de “Il Giornale”, designato dalla Lega
Nord.
Il costituzionalista Prof. Mannoni si è
distinto, tra l’altro, per aver fatto, a suo tempo, un
tempestivo e singolare commento all’indomani della
pubblicazione della sentenza della Corte di Giustizia
Europea del 31/01/2008 in merito all’assegnazione delle
frequenze occupate da “Rete 4” a scapito di “Europa
7”, che (com’è noto) è stata favorevole a “Centro
Europa 7”, vincitrice di regolare gara d'appalto
indetta dallo Stato italiano
(http://oknotizie.alice.it/go.php?us=38a150b895eab4c6).
Su “Il Giornale” l’editorialista Stefano Mannoni
ha prontamente dispensato una lettura (che si pretende)
“senza pregiudizi” della suddetta sentenza,
curiosamente simile al comunicato Mediaset, secondo la cui
nota, emessa il giorno precedente, "quale che sia il
contenuto della sentenza, questa non può comportare alcuna
conseguenza sull’utilizzo delle frequenze nella
disponibilità delle reti Mediaset, inclusa ovviamente
Retequattro"
(http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=238039).
Nell’articolo del 01/02/2008 firmato (testualmente)
“Stefano Mannoni *Commissario Agcom”, dal titolo (pure
testuale) “Sentenza frequenze Tv, non cambia nulla”,
infatti, riprendendo nella sostanza la linea del gruppo
Mediaset, si è riferito alla decisione della Corte di
Giustizia Europea sul caso “Centro Europa 7”, affermando
(ancora testualmente) che “le implicazioni della
decisione sono più speculative che pratiche, insomma di
quelle fatte per risvegliare un pigro dibattito
accademico”
(http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=238062).
Praticamente nulle sarebbero, dunque, le implicazioni della
decisione della Corte del Lussemburgo, a detta
dell’avvocato e Commissario AGCOM presso la Commissione
Infrastrutture e Reti, Prof. Stefano Mannoni, docente
costituzionalista e editorialista de “Il Giornale” di
proprietà della famiglia del Presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi.
Per completare il quadro,
riporto un breve ma significativo estratto dell’articolo
“L’8 LUGLIO” del giornalista RAI Sandro Ruotolo, in
merito al coinvolgimento del Commissario AGCOM On. Giancarlo
Innocenzi Botti (ex dirigente Fininvest di cui sopra) nelle
intercettazioni telefoniche di cui è stato oggetto anche il
Presidente del Consiglio:
“NON MI
RISULTA CHE... siano state prese decisioni su Giancarlo
Innocenzi, membro dell'AGCOM, in ultrarapporti con
Agostino Saccà, ex direttore della Fiction Rai, al centro
dello scandalo che coinvolge il principe Silvio Berlusconi.
E' una vergogna. Il ‘controllore’ pappa e ciccia
con il ‘controllato’.”>
L’attività
dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni
“è volta alla soluzione di questioni di particolare
delicatezza e coinvolge rilevanti interessi economici di
soggetti operanti nel settore delle comunicazioni. Per
questo, l'Autorità ha adottato un CODICE ETICO che
regola i principi generali a cui devono attenersi i
dipendenti e i componenti dell'Autorità, che sono
chiamati a tenere un comportamento ispirato a lealtà,
imparzialità, diligenza e correttezza personale”
(http://www.agcom.it/regol/cod_etico.htm):
“Art. 5. - Doveri di imparzialità 1. I
Componenti e i dipendenti operano con imparzialità, senza
indulgere a trattamenti di favore; assumono le proprie
decisioni nella massima trasparenza e respingono indebite
pressioni. Non determinano, né concorrono a determinare,
situazioni di privilegio e non ne fruiscono.”
(http://www.agcom.it/regol/cod_etico.htm#05).
“Art. 7. - Conflitto di interessi - Obblighi di
astensione 1. I Componenti e i dipendenti,
nell'esercizio delle loro funzioni, non assumono
decisioni e non svolgono attività inerenti alle loro
mansioni, ove versino in situazioni di conflitto di
interesse.”
(http://www.agcom.it/regol/cod_etico.htm#07).
I
fatti esposti sono di assoluta gravità perché, tra gli
altri compiti, proprio L’AUTORITÀ PER LE GARANZIE NELLE
COMUNICAZIONI (insieme all'Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato), in base alla legge Frattini,
DEVE VIGILARE SUL CONFLITTO D’INTERESSI, cioè sul fatto
che il Governo non favorisca attività imprenditoriali del
Capo del Governo e della sua famiglia.
Perciò
non resta che sperare in un intervento della Commissione
Europea, ove si può ancora respirare un’aria diversa.
Da noi, ormai, l’atmosfera è asfittica.