intanto dovrei capire da qualcuno.....ma se continuano a
farsi scudoche dobbiamo pagare una tassa sulla proprietà e
detenzione di un bene.......perchè continuano a scrivere
sui bollettini "sportello abbonamenti tv nuovo
abbonamento privato alla
televisione".......nooooooo.....io non mi voglio
abbonare alla televisioneeeeee non mi interessano i
programmi televisivi, mi sono comprato il computer?...si
perchè mi sento solo e chatto da mattina a
sera.......bene......mi sono comprato anche il cellulare per
chiamare i numeri hard, la cucina, il frigorifero il forno e
il microonde........e cosa ci combina pagare un abbonamento
televisivo?....
3 febbraio 2009 0:00 - silvia migliorati
Sono una contribuente che pur versando come ogni anno
il canone Rai, sentirebbe la necessità urgente di
cessare di farlo (vogliamo chiamarla obiezione
civile?). Una trasmissione unica ed intelligente come Blob,
per citare un caso, non basta ad eliminare le troppe
perplessità. A decidere infatti di non rinnovare tale
pagamento si viene incoraggiati dallo stesso
comportamento della tv di stato. A fronte di un ottimo
servizio radiofonico (in particolare da segnalare lo
splendido palinsesto di RADIO 3 RAI) che non percepisce un
solo euro dal canone versato dai contribuenti, si
sostengono con soldi pubblici palinsesti televisivi
sovraffollati di stupidaggini (eufemistico). Stendo di
seguito alcune considerazioni. Nell'ordine, e sui più
diversi piani: - imperizie tecniche inammissibili
(audio a sbalzi, fuori sinc, collegamenti sbagliati
etc.) - cambiamenti di orario e programmazioni diverse
da quelle annunciate - variazioni talvolta di settimana
in settimana della cadenza di alcuni programmi (per
esempio solitamente di martedì, e in corso d’opera
spostati al venerdì) - contenitori mattutini e
pomeridiani non solo inutili, ma anche dannosi per
stupidità e comportamenti volgari di varia fatta e natura
(si salvano poche e preziosissime eccezioni!) -
programmazione di reality a scimmiottare il primo
capostipite delle tv commerciali (non ci sono commenti
possibili per una trasmissione come L'isola dei
famosi, con rispettivo e compiaciuto talk show e correlati
vari) - film anche prestigiosi trasmessi con sequenze
censurate (l'ultimo ed eclatante caso è quello de
I Segreti di Brokeback Mountain) - restyling a dir poco
inutili: non si contano i cambiamenti a sigle e
siglette, con uno sperpero di energie per modifiche non
certo sostanziali - servizi giornalistici (anche
all'interno dei Tg) totalmente asserviti all’
establishment e privi di informazioni reali e necessarie al
cittadino.
Si potrebbe aggiungere, circa
quest'ultimo punto, che il peccato originale della
Tv pubblica italiana sta nella sua stessa organizzazione
(legislativa, normativa etc.). Che dire per esempio
delle recenti vicende della Commissione di
Vigilanza? E' bene non assuefarsi ad un tale stato
di cose, rimarcandone l'oggettiva problematicità e
le nefaste conseguenze. Afferisce invece al gusto
individuale, ma in coerenza a queste riflessioni, la
bassissima considerazione di trasmissioni come Porta a
Porta. Una televisione pubblica deve erogare servizi;
deve sperimentare; deve saper trovare
nell'innovazione la propria cifra. Non può essere un
clone delle televisioni commerciali, e deve svolgere
semmai un ruolo educativo. E' quindi ulteriormente
grave che la programmazione educational, per esempio,
sia collocata in fasce orarie proibitive ai più, così come
le migliori trasmissioni o proposte cinematografiche. O
che la gamma delle proposte filmiche sia sovente
limitata e cloni più volte gli stessi titoli -
soprattutto in certi periodi dell’anno: un caso per tutti,
le feste natalizie. A confermare tristemente le
attuali intenzioni della programmazione Rai, si
potrebbe in ultimo citare la campagna pubblicitaria per il
rinnovo del canone (come sempre brillantissima dal
punto di vista dello stile comunicativo) che per ironia
della sorte punta le proprie carte proprio sui
reality! Circa l'ovvia replica sulle cose "che
piacciono ai più" si potrebbe ricordare cosa
pensava Rossellini sulla nobile funzione anche didattica
che la televisione può svolgere. E'
l'offerta che crea la domanda, e non il viceversa.
Infine, è amaro concludere con una considerazione ormai
lontana negli anni espressa da Pier Paolo Pasolini:
quando infatti all'apparire della televisione
(allora solo pubblica) uno speaker del cinegiornale
annunciava trionfante che presto gli abbonati sarebbero
stati decine di migliaia, Pasolini ribatteva: "No.
Saranno milioni. Milioni di candidati alla morte
dell'anima." Non volendo far parte di questi
candidati, mi piacerebbe disdire il canone rai!
silvia migliorati - Milano
20 gennaio 2009 0:00 - roberto
Ripeto fino alla noia: fate scoppiare la grana del canone
tassa, delle lettere minatorie delle visite degli
"pseudofunzionari o galoppini come qulcuno li
chiama" anche sui giornali e non solo sugli articoletti
di Repubblica....Internet non basta. Bisogna arrivare alle
"massaie" che internet non lo conoscono!!!!!