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24 febbraio 2009 0:00 - Alessio Nencioni
intanto dovrei capire da qualcuno.....ma se continuano a farsi scudoche dobbiamo pagare una tassa sulla proprietà e detenzione di un bene.......perchè continuano a scrivere sui bollettini "sportello abbonamenti tv nuovo abbonamento privato alla televisione".......nooooooo.....io non mi voglio abbonare alla televisioneeeeee non mi interessano i programmi televisivi, mi sono comprato il computer?...si perchè mi sento solo e chatto da mattina a sera.......bene......mi sono comprato anche il cellulare per chiamare i numeri hard, la cucina, il frigorifero il forno e il microonde........e cosa ci combina pagare un abbonamento televisivo?....
3 febbraio 2009 0:00 - silvia migliorati

Sono una contribuente che pur versando come ogni anno il canone Rai,
sentirebbe la necessità urgente di cessare di farlo (vogliamo chiamarla
obiezione civile?). Una trasmissione unica ed intelligente come Blob, per
citare un caso, non basta ad eliminare le troppe perplessità.
A decidere infatti di non rinnovare tale pagamento si viene incoraggiati
dallo stesso comportamento della tv di stato.
A fronte di un ottimo servizio radiofonico (in particolare da segnalare lo
splendido palinsesto di RADIO 3 RAI) che non percepisce un solo euro dal
canone versato dai contribuenti, si sostengono con soldi pubblici palinsesti
televisivi sovraffollati di stupidaggini (eufemistico).
Stendo di seguito alcune considerazioni. Nell'ordine, e sui più diversi
piani:
- imperizie tecniche inammissibili (audio a sbalzi, fuori sinc, collegamenti
sbagliati etc.)
- cambiamenti di orario e programmazioni diverse da quelle annunciate
- variazioni talvolta di settimana in settimana della cadenza di alcuni
programmi (per esempio solitamente di martedì, e in corso d’opera spostati
al venerdì)
- contenitori mattutini e pomeridiani non solo inutili, ma anche dannosi per
stupidità e comportamenti volgari di varia fatta e natura (si salvano poche
e preziosissime eccezioni!)
- programmazione di reality a scimmiottare il primo capostipite delle tv
commerciali (non ci sono commenti possibili per una trasmissione come
L'isola dei famosi, con rispettivo e compiaciuto talk show e correlati vari)
- film anche prestigiosi trasmessi con sequenze censurate (l'ultimo ed
eclatante caso è quello de I Segreti di Brokeback Mountain)
- restyling a dir poco inutili: non si contano i cambiamenti a sigle e
siglette, con uno sperpero di energie per modifiche non certo sostanziali
- servizi giornalistici (anche all'interno dei Tg) totalmente asserviti all’
establishment e privi di informazioni reali e necessarie al cittadino.

Si potrebbe aggiungere, circa quest'ultimo punto, che il peccato originale
della Tv pubblica italiana sta nella sua stessa organizzazione (legislativa,
normativa etc.). Che dire per esempio delle recenti vicende della
Commissione di Vigilanza?
E' bene non assuefarsi ad un tale stato di cose, rimarcandone l'oggettiva
problematicità e le nefaste conseguenze. Afferisce invece al gusto
individuale, ma in coerenza a queste riflessioni, la bassissima
considerazione di trasmissioni come Porta a Porta.
Una televisione pubblica deve erogare servizi; deve sperimentare; deve saper
trovare nell'innovazione la propria cifra. Non può essere un clone delle
televisioni commerciali, e deve svolgere semmai un ruolo educativo. E'
quindi ulteriormente grave che la programmazione educational, per esempio,
sia collocata in fasce orarie proibitive ai più, così come le migliori
trasmissioni o proposte cinematografiche. O che la gamma delle proposte
filmiche sia sovente limitata e cloni più volte gli stessi titoli -
soprattutto in certi periodi dell’anno: un caso per tutti, le feste
natalizie.
A confermare tristemente le attuali intenzioni della programmazione Rai, si
potrebbe in ultimo citare la campagna pubblicitaria per il rinnovo del
canone (come sempre brillantissima dal punto di vista dello stile
comunicativo) che per ironia della sorte punta le proprie carte proprio sui
reality!
Circa l'ovvia replica sulle cose "che piacciono ai più" si potrebbe
ricordare cosa pensava Rossellini sulla nobile funzione anche didattica che
la televisione può svolgere.
E' l'offerta che crea la domanda, e non il viceversa.
Infine, è amaro concludere con una considerazione ormai lontana negli anni
espressa da Pier Paolo Pasolini: quando infatti all'apparire della
televisione (allora solo pubblica) uno speaker del cinegiornale annunciava
trionfante che presto gli abbonati sarebbero stati decine di migliaia,
Pasolini ribatteva: "No. Saranno milioni. Milioni di candidati alla morte
dell'anima."
Non volendo far parte di questi candidati, mi piacerebbe disdire il canone
rai!

silvia migliorati - Milano
20 gennaio 2009 0:00 - roberto
Ripeto fino alla noia: fate scoppiare la grana del canone tassa, delle lettere minatorie delle visite degli "pseudofunzionari o galoppini come qulcuno li chiama" anche sui giornali e non solo sugli articoletti di Repubblica....Internet non basta. Bisogna arrivare alle "massaie" che internet non lo conoscono!!!!!
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