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 U.E. - U.E. - Rapporto su Stato di Diritto. Le criticità italiane
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24 luglio 2024 18:55
 
Nella sezione italiana del report annuale della Commissione europea sullo Stato di diritto nei Paesi membri vengono evidenziate diverse criticità e stilate sei raccomandazioni: nel mirino anche il conflitto di interessi, il rispetto dei diritti umani e i finanziamenti ai partiti

In Italia lo stato di diritto non fa passi avanti - forse qualcuno indietro -, secondo l'atteso report annuale della Commissione europea sullo sviluppo dello stato di diritto nei Paesi membri pubblicato il 24 luglio. Nel complesso Roma ha ricevuto sei raccomandazioni da Bruxelles, e il capitolo dedicato all'Italia evidenzia diverse aree di criticità.

Alle sistituzioni italiane è chiesto di impegnarsi nella digitalizzazione di tribunali penali e procure, di adottare la proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interessi, di istituire un registro operativo per le lobby, di regolamentare le informazioni sui finanziamenti a partiti e campagne elettorali, di tutelare i giornalisti e garantire l'indipedenza dei media e di creare un'Istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i principi Onu.

"L'Italia non ha fatto nessun progresso nell'introdurre salvaguardie per la protezione del segreto professionale dei giornalisti"

Le preoccupazioni riguardo libertà di stampa ed espressione
In merito alla libertà di stampa, la Commissione sottolinea che in Italia "i giornalisti continuano ad affrontare diverse sfide nell'esercizio della loro professione", tra cui il rischio di essere minacciati o aggrediti: il report parla di 75 incidenti nei primi sei mesi dell'anno, "con una crescita di casi di intimidazione legale da parte dei politici".

Non sono poi stati compiuti progressi "nel proseguire l'iter legislativo sul progetto di riforma sulla diffamazione, la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche". Il report si sofferma anche sulla Rai, esortando il governo a "garantirne l'indipendenza" e a stanziare "finanziamenti adeguati".La Commissione europea parla anche di uno spazio civico "ristretto", alla luce degli "attacchi verbali da parte di alcuni media e politici contro le organizzazioni, soprattutto quelle che svolgono attività umanitarie, e di episodi di violenza contro i manifestanti da parte della polizia".
"Esprimiamo preoccupazione per l'indipendenza e il finanziamento dei media di servizio pubblico e chiediamo alle autorità di affrontare la situazione. Sono anni che esprimiamo la necessità di tutele. Ma con i nuovi incidenti e i tagli al bilancio, questa necessità sta diventando molto urgente", le parole, piuttosto nette, della commissaria ai Valori e alla Trasparenza V?ra Jourová.

Dubbi su premierato e abrogazione del reato di abuso d'ufficio
Il capitolo dedicato al nostro Paese riporta anche i dubbi sulle possibili conseguenze di alcune riforme chiave promosse dal governo di Giorgia Meloni.
Quella della giustizia, che abroga il reato di abuso d'ufficio, limita l'ambito di applicazione del reato di traffico d'influenza e con la separazione delle carriere potrebbe incidere sull’indipendenza della magistratura. Nella sezione relativa alla lotta alla corruzione, il report sottolinea come i cambiamenti in quest'ambito potrebbero avere implicazioni per "l'individuazione e l'investigazione di frodi e corruzione". Il documento aggiunge che "le modifiche proposte alla prescrizione potrebbero ridurre il tempo a disposizione per condurre procedimenti giudiziari per reati penali, compresi i casi di corruzione".

Per quanto riguarda la riforma del premierato, invece, la Commissione europea scrive che "non sarebbe più possibile per il presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al parlamento come primo ministro". Vengono menzionati la preoccupazione di alcuni "portatori di interesse" per le modifiche proposte all'attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, e i dubbi sul fatto che la riforma "possa portare maggiore stabilità".

L'Italia inoltre, rientra tra i Paesi in cui "le dichiarazioni pubbliche dei governi e dei politici possano influenzare la fiducia nell'indipendenza della magistratura", e anche fra quelli in cui si nota "l'uso considerevole di procedure legislative accelerate o di decreti d'urgenza".
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La situazione negli altri Paesi europei
Ungheria e Slovacchia sono fra i Paesi più criticati dalla Commissione. Il caso ungherese è ormai cronico, senza miglioramenti all'orizzonte in molti aspetti relativi allo Stato di diritto: lotta alla corruzione, indipendenza dei media, trasparenza nella pubblicità di Stato, indipendenza editoriale dei media pubblici e ostacoli che impediscono il lavoro delle Organizzazioni non governative.
Il Paese, del resto, è già soggetto alla procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato sull'Unione europea, che può portare alla sospensione del diritto di voto per il governo ungherese.

"Abbiamo molte procedure di infrazione contro l'Ungheria in corso", ha detto il commissario europeo alla GiustIzia Didier Reynders. "Continuiamo a lavorare sulla condizionalità: non abbiamo erogato i fondi del Piano di ripresa e resilienza e alcuni fondi strutturali restano sospesi. Quindi, cerchiamo di essere onesti nel modo in cui analizziamo la situazione, ma per quanto riguarda lo Stato di diritto, direi che l’Ungheria è un problema strutturale per la Commissione".

Il governo slovacco è invece da mesi sotto la lente d'ingrandimento della Commissione per una serie di iniziative, tra cui sostituzione dell'emittente pubblica Rtvs, con una nuova entità , nota come SVTR.

Secondo il primo minsitro Robert Fico, la riforma era necessaria per affrontare la parzialità politica di RTVS, descritta come "in conflitto con il governo slovacco". A seguito delle critiche, anche da parte della Commissione, il governo ha abbandonato le parti più controverse della revisione, come il consiglio per la supervisione della programmazione, ma ha mantenuto una disposizione che consente alla maggioranza al potere di controllare il consiglio di amministrazione nelnuovo soggetto televisivo.

La Commissione è preoccupata anche per le modifiche proposte al codice penale e lo scioglimento dell'Ufficio del Procuratore Speciale, misure che potrebbero compromettere le indagini sull'uso improprio del denaro pubblico e danneggiare il bilancio dell'Ue. Ulteriori dubbi riguardano un progetto di legge per cui le Ong che ricevono più di 5mila euro dall'estero dovrebbero essere etichettate come "organizzazioni con sostegno straniero".
(Euronews)

 
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