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Canone Rai: le idee del Governo per diminuire l'evasione
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4 dicembre 2008 0:00
 
(Velino) Abbassare il canone della Rai di "20-30 euro" e contestualmente abbattere "l'evasione dal 27 al 10 per cento", rendendola piu' vicina alla media europea che si attesta tra il 3 e il 5. Il tutto garantendo alle casse di Viale Mazzini "le stesse risorse" e "piu' certezze", e assicurando ai cittadini "equita' fiscale". A coltivare quella che ad oggi appare un'utopia e' il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani. Ci sta lavorando da qualche settimana e ora ha cominciato a bisbigliare la cosa nell'orecchio del Cavaliere. Come funziona? La mossa e' semplice: far pagare il canone nella bolletta elettrica e contestualmente abbassarla drasticamente. Lo fanno con successo in Grecia e ad adattare la cosa all'Italia ci ha pensato uno studio (45 pagine e dieci articoli) dal titolo "Canone Rai, ipotesi di riforma dell'imposta" presentato nell'aprile 2006 dal consigliere Angelo Maria Petroni al cda. Studio che Viale Mazzini ha spedito alla commissione di Vigilanza sulla Rai, al ministero delle Comunicazioni e al ministero del Tesoro con scarso successo. Studio che a piu' riprese sia Cappon sia Petruccioli hanno cercato di sponsorizzare nel Palazzo.
Studio che qualcuno - vedi il senatore Alessio Butti di An che pero' parla di canone nel 740 - ha cercato di emulare con scarso successo. E studio che ora grazie al nuovo reggente delle Comunicazioni - e ai buoni rapporti tra Petroni e Tremonti - potrebbe tramutarsi in proposta di legge per cominciare un vero e proprio iter parlamentare. "Una riforma condivisa", ha sottolineato Romani.
Cosa prevede la "legge Romani-Petroni"? Per combattere l'evasione del canone, la terza tassa piu' odiata dagli italiani (la precedono solo le accise e i ticket sanitari), basta "presumere" (questa la parolina magica contenuta all'articolo 2 del testo) che abbiano un apparecchio atto o adattabile alla ricezione di programmi radiotelevisivi - e che quindi debbano pagare il canone - "coloro che sono titolari di un'utenza per la fornitura di energia elettrica".
Attenzione, pero'. All'articolo 3 si spiega che non sono tenuti al pagamento del tributo coloro che pur avendo una fornitura elettrica dichiarino di non avere la tv. "Sara' il cittadino - e' il Romani pensiero - a dover dimostrare di non possederla". L'altra parola magica, infatti, e' "autocertificazione".
In sostanza il Tesoro (art. 8) dovrebbe stipulare convenzioni con le societa' fornitrici di energia. Queste ultime invieranno - insieme alla bolletta del sesto bimestre - anche "l'imposta per il servizio pubblico generale" (questo sarebbe il nuovo nome del canone previsto all'art. 1). Ma il bollettino arriverebbe solo per le utenze domestiche di prima casa (identificano la dimora abituale delle famiglie anagrafiche). Sara' allegato inoltre - altra novita' - un modello per la dichiarazione sostitutiva di atto notorio da utilizzare solo nel caso non si detenga l'apparecchio radio televisivo. Da spedire - eventualmente - senza spese aggiuntive. Non e' chiaro se queste societa' elettriche saranno solo un canale di identificazione dei soggetti d'imposta e se avranno anche ulteriori compiti come la gestione delle banche dati, l'invio dei bollettini, la stampa dei modelli per le dichiarazioni sostitutive e l'eventuale raccolta del gettito.
Lo scopo della "Legge Romani-Petroni" - ipotesi di scuola - sarebbe convincere circa sei milioni di famiglie (su oltre 22) a pagare il canone, stanare migliaia di evasori concentrati soprattutto al sud e abbassare del 20-30 per cento l'imposta. A differenza di Petroni, quindi, a Romani non interessa - ecco la differenza tra i due "legislatori" - restituire alle casse di Viale Mazzini oltre 600 milioni di euro all'anno e consegnarle un gettito complessivo di oltre due miliardi. Quello che conta e' il "miracolo dell'equita' fiscale", insomma, che permetterebbe a Romani il lusso di essere ricordato come il primo (vice)ministro che l'odiata gabella l'ha "abbassata", inserendo anche l'esenzione per le fasce piu' deboli. Le stesse, per intenderci, che presto avranno la social card. Nel frattempo, pero', il reggente delle Comunicazioni il canone si e' deciso ad aumentarlo.
Passera' da 106 a 107,5 euro, in forza dell'inflazione programmata e di una boccata d'ossigeno (oltre 20 milioni) che al settimo piano invocano da mesi.
Ma perche' Romani ipotizza un'evasione ridotta dal 27 al 10 per cento? "Il colpevole" e' ancora una volta Petroni.
Nel suo studio non si e' limitato a redigere la riforma del canone in dieci articoli, a prevedere la possibilita' di condoni (20 euro per ogni anno a partire dal 1999) e a immaginare un inasprimento delle sanzioni. Alla fine del testo elenca anche "i risultati attesi". In particolare si fanno tre ipotesi sul nuovo gettito. La prima - definita "ipotesi di scuola" - e' quella relativa all'abbattimento completo dell'attuale evasione. La seconda - "piu' realistica" - consiste in una riduzione dell'evasione dal 27 attuale al 10 per cento. La terza e ultima ipotesi di Petroni e' quella "minimale" con un'evasione che si attesterebbe intorno al 20 per cento e un gettito aggiuntivo di circa 200 milioni. Romani e' stato dunque "realistico" e con il canone in bolletta la Rai avrebbe 19 milioni 906 contribuenti totali, tre milioni 740 in piu' degli attuali. Ma con il canone a 77 euro, neanche un euro in piu' in cassa. 
Gianluca Vacchio
 
 
 
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