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RAI: LA LOGICA DI SERVIZIO PUBBLICO IN REGIME DI MONOPOLIO PUO’ SOLO MORTIFICARE OGNI PROFESSIONALITA’
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Comunicato 
10 ottobre 2002 0:00
 



Firenze, 10 Ottobre 2002. La questione della sospensione della trasmissione speciale di Blob su Silvio Berlusconi, puo’ essere letta in tanti modi. E ognuno sta cercando di tirare la carretta verso la sua parte: censura (urla l’opposizione), fine di una indecenza (urlano i filo-governativi), questioni di equilibrio di presenze (dice il direttore Agostino Sacca’). E nessuno sapra’ mai a quale di queste tre opzioni potra’ fare riferimento, ma sta di fatto che la trasmissione, costata soldi e tempo, non andra’ in onda e i telespettatori non potranno vederla e, eventualmente giudicarla.
Da notare che questo modo di utilizzare i soldi dello Stato (per trasmissioni che poi non vanno in onda, quindi soldi buttati via) e’ parallelo alla richiesta ufficiale (sempre da parte del direttore generale Agostino Sacca’) di un aumento di 5 euro per il canone/tassa durante il prossimo anno, e cosi’ per i prossimi tre anni, in modo da raggiungere i livelli del canone francese. E sempre Sacca’ minimizza: "sono 30 lire (forse 2 euro, ndr, sigh!) in piu’ al giorno", dimenticandosi che si tratta di una tassa per il possesso dell’apparecchio televisivo (su cui si vedono anche le videocassette e si fanno i videogiochi dei ragazzi, per esempio) e non, per come lui lo presenta, di un canone per vedere tutte le tv. Ma tant’e’, forse il nostro Sacca’ se l’e’ dimenticato.
Nell’allegra finanza della tv di Stato, alla fine, chi ci guadagna e chi perde? Nel primo caso, alcuni credono che sia il loro potere, nel secondo caso i telespettatori e utenti obbligati. Dal punto di vista economico e dal punto di vista dell’informazione e della qualita’. Nell’ambito del servizio pubblico radiotelevisivo gestito in regime di monopolio, e’ logico che anche la satira debba essere gestita con una mentalita’ da par condicio. Cosi’ come gli show, le inchieste, i dibattiti politici e i tg. Sinceramente e’ una situazione in cui non invidiamo i giornalisti e i direttori Rai, che, se sono confortati da stipendi che altrimenti sono impossibili grazie al loro alto livello, professionalmente e creativamente si devono sottomettere alla tabellina pitagorica piuttosto che alla percezione e intuizione delle loro intelligenze. Se poi, come nel nostro caso, cio’ che viene passato al setaccio della par condicio e’ la satira, la situazione e’ ancor piu’ grottesca. Se la satira non e’ irrazionale, scomposta, imprevista, beffarda, scomoda, irriverente verso i governanti di turno, che cos’e’? Una volta si diceva "satira di regime!". Ma oggi non e’ cosi’, perche’ non c’e’ il regime a cui addebitare tutto cio’ che non piace, ma solo un magma di larvali professionalita’ che, con realismo maggiore di quello del presunto re, si automortifica.
Ma si potrebbe spegnere il televisore, e buonanotte? Non e’ possibile, perche’ comunque a questo servizio pubblico paghiamo la nostra tassa. E i nostri soldi vengono usati in questo modo. Se ancora avevamo qualche piccolo dubbio (e non ce l’avevamo) sulla bonta’ di un servizio pubblico di informazione, l’episodio di Blob ci ha dato il colpo definitivo. Perche’ per esistere, questo servizio non puo’ che mortificare le stesse professionalita’ che dovrebbero servire alla sua bisogna.
Per cui insistiamo, partendo dall’abolizione del canone/tassa, e la petizione che sostiene questa iniziativa clicca qui
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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