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Telefonia fissa. Cambio operatore e codice segreto antitruffa: la cultura iper-regolistica dell'Agcom non risolve i problemi. Contro i gestori truffaldini: piu' controlli e sanzioni
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Comunicato di Domenico Murrone
7 ottobre 2009 11:58
 
La delibera Agcom 41/09/CIR detta tempi piu' stringenti per il passaggio da un gestore ad un altro, a partire da novembre 2009 (e ancora piu' stretti a partire da marzo 2010). Si tratta di una serie di regole dettate ai gestori di rete fissa quando un utente intende cambiare fornitore del servizio (voce, Internet, ecc.). Le nuove norme modificano una precedente delibera, la 274/07/CONS, che aveva introdotto il codice di migrazione, che serve ad identificare la specifica linea.
Tra l'altro, la nuova disciplina, introduce un altro codice. Il codice segreto, dispone l’obbligo per gli operatori di consegnare un codice segreto ai propri clienti. Tale codice, una volta consegnato al nuovo operatore permettera' di verificare l’effettiva volonta' del cliente di cambiare gestore. Il codice dovra' quindi essere inviato dal nuovo operatore a quello di partenza il quale, accertatane la correttezza, dara' il via libera al trasferimento di utenza.
Nelle intenzioni di Agcom, tale ulteriore procedura dovrebbe ridurre a livelli fisiologici il fenomeno del furto di cliente senza consenso. Sport allegramente praticato dai gestori, con relativi disagi a utenti che da un giorno all'altro iniziano a ricevere fatture da un gestore non scelto.
Le intenzioni dell'Agcom sono buone, ma il rimedio e' frutto di una cultura iper-regolistica e fallimentare.
L'Agcom interviene in una materia dove ci sono regole su regole, dalle piu' ovvie (non si puo' attivare un contratto senza consenso) a quelle piu' tecniche e stringenti (codice migrazione, obbligo di ribadire tramite comunicazione scritta i termini di un contratto accettato al telefono, ecc.).
Il problema non e' dunque la mancanza di regole, ma di controlli e sanzioni.
Per esempio, il blocco automatico dei numeri speciali 899, ecc. –pur con molte pecche dal punto di vista strettamente giuridico- ha portato ad una drastica riduzione delle truffe.
Il provvedimento nella sua essenza era semplice, precondizione perche' un atto sia efficace. L'altra condizione è il controllo, e non c'è dubbio che in quest'ambito per diversi mesi (dopo anni di inerzia) l'Agcom sia stata con il fiato sul collo dei gestori, che giocoforza si sono adeguati, anche se hanno dovuto rinunciare a cospicue entrate.
Cosi' non e' successo, per esempio, con il divieto di penali a seguito di recesso dal contratti. Formalizzato nella legge Bersani e regolamentato in modo puntuale dall'Agcom, il divieto di penali e' una delle tante prescrizioni non rispettate dai gestori telefonici e dalle pay tv. I controlli? Inesistenti.
In alcuni casi, le autorita' di controllo sono inefficaci perche' vogliono esserlo, l'indipendenza spesso e' solo teorica, succubi del potere politico o economico. In altri casi, come quello segnalato, sono semplicemente inadeguate culturalmente a risolvere i problemi.
Per evitare di essere truffati dai gestori telefonici si introducono codici e codicilli segreti, il che presuppone una mutazione degli utenti italiani in matricolati "007" a difesa della loro linea telefonica. Il paradosso e' che per 'scoprire' i gestori telefonici truffaldini (piu' o meno tutti) basterebbe quel cialtrone dell'ispettore Coliandro, che in modo fortunoso chiude tutti i casi.
 
 
 
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