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Tlc. Banda larga e ministro Brunetta. Come non affrontare il problema del deficit e del gap italiano...
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Comunicato di Vincenzo Donvito
11 giugno 2009 0:00
 
Il ministro della Funziona Pubblica, Renato Brunetta, ha avuto occasione, durante un convengo, di evidenziare come lo sviluppo della banda larga per Internet non e' un problema infrastrutturale, ma di mentalita', cioe' l'esistenza di un sistema che non e' arretrato ma solo restio a cambiare.
Siamo lieti di questo intervento del ministro Brunetta: in materia c'e' tali e tanti deficit e gap che chiunque intervenga non puo' che far bene alla bisogna.
Nel caso del nostro ministro e' per farci capire come il Governo non stia affrontando il problema cosi' come il mercato da anni si sta sgolando nel chiedere, cioe' efficienza, liberta' e concorrenza. E quindi farci rassegnare che continueremo ad avere un sistema deficitario e molto arretrato rispetto al contesto europeo e mondiale. Tutto questo in un settore che per la cultura, l'economia... e tutto il resto della vita di ognuno, e' trainante e foriero di ricchezze e innovazioni.
Il ministro Brunetta non ci dice quali e dove sarebbero questi limiti della mentalita'. E comunque, in attesa che le infrastrutture ci siano (fintanto che non le vediamo non ci bastano le sue raccomandazioni sul fatto che non sono un problema) e gli utenti non debbano continuare ad essere presi in giro dai vari gestori che fanno propaganda a tutto spiano per "coperture di rete" inesistenti o precarie, con relativo aumento del contenzioso e del lavoro per noi e per i tribunali... facciamo notare al ministro solo una cosa: non e' che l'ostacolo che lui definisce "mentalita'", sia invece politico? Cioe' continuare a consentire che in tutta la materia il ruolo e la funzione di Telecom Italia non sia marginalizzato si' da impedire quello che in una qualunque economia di mercato verrebbe considerato assurdo? Cioe', fintanto che Telecom Italia continuera' ad essere fornitore e concorrente degli altri gestori, in Italia non si potra' parlare di mercato e gli investimenti saranno sempre tarpati, modesti e comunque legati alle clientele politiche. Il ministro chiami pure questo obbrobrio "mentalita'" (noi preferiamo chiamarla politica di monopolio o politica clientelare), ma se vuole essere sincero lo affronti per quello che e': non un dato di fatto da ignorare -come sembra che lui faccia- ma l'ostacolo da rimuovere.

 
 
 
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