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 U.E. - U.E. - Contro lo strapotere dei Big tech. Ok da Commissione europea
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Notizia di Redazione
18 dicembre 2020 12:33
 
La Commissione europea questa settimana ha presentato due piani per proteggere in modo più efficace i diritti dei consumatori online e per rendere i mercati digitali più equi, concorrenziali e aperti a tutte le piccole imprese.
Il Digital Services Act è un regolamento per rendere sicuri e trasparenti i servizi digitali, il Digital Markets Act punisce tutti i comportamenti anti concorrenziali delle Big tech, dando a loro più responsabilità. Sono ancora delle proposte, ma presto potrebbero diventare dei regolamenti validi in tutti gli Stati membri. 
Questi due provvedimenti funzioneranno come i semafori per le auto: diranno quando circolare, quando rallentare e quando fermarsi. Insomma, metteranno ordine nel caos. Le Big tech dovranno assumersi più responsabilità per governare il Far West dei contenuti illegali su Internet. Se le aziende tecnologiche non si adegueranno, rischieranno multe pesanti che vanno dal 6% al 10% del fatturato globale. E se le violazioni saranno sistematiche la Commissione può anche arrivare a scorporare una Big tech imponendo di cedere una branca del proprio business. 
Il DSA (Digital Services Act) impone alle piattaforme digitali di cooperare con le autorità nazionali e rimuovere i contenuti illegali. Per esempio rendendo più facilmente rintracciabile chi vende un bene o un servizio illegale. Inoltre le Big tech non potranno più ignorare gli utenti che protestano perché i loro contenuti siano stati cancellati. Le piattaforme che raggiungono almeno 45 milioni di europei (il 10% della popolazione dell'Unione) dovranno fornire i propri dati agli istituti di ricerca che compileranno relazioni annuali per informare i cittadini sulla trasparenza delle loro attività online. 

Ma così la Commissione europea non rischia di diventare un Grande Fratello? Internet è libero e non dovrebbe avere censori. Infatti con questo provvedimento la Commissione non potrà decidere quali contenuti sono illegale e quali no. Non ci sarà alcun bavaglio. E Facebook non potrà impedire i contenuti offensivi come insulti e discorsi d’odio. Bruxelles però ha previsto un meccanismo con cui gli utenti possono segnalare contenuti che le piattaforme devono vagliare, ma anche uno con cui gli stessi utenti possono contestare una rimozione. La Commissione vuole stabilire un principio: tutto ciò che è illegale offline, nel mondo reale, deve essere illegale anche online, nel mondo virtuale. Ovviamente la decisione finale spetterà sempre al sistema giudiziario degli Stati membri, caso per caso. Ora però le Big tech dovranno vagliare i contenuti segnalati e non potranno più far finta di niente. 

Dimmi che l’Europa ha fatto qualcosa anche per le pubblicità spam. Non proprio. Il Digital Services Act si occupa anche della pubblicità online, ma la Commissione è più interessante a rendere trasparente il modo in cui le compagnie digitali usano i dati raccolti dagli utenti per offrire annunci mirati. Bruxelles esige la trasparenza degli algoritmi usati per le raccomandazioni: chi riceve un suggerimento d’acquisto (o di like), deve sapere perché il proprio profilo è il destinatario perfetto di quella campagna pubblicitaria o se il post che gli appare è “sponsorizzato” da un committente che paga la piattaforma per renderlo più visibile.

Ma se le Big tech sono negli Stati Uniti che potere ha la Commissione? Lo ha quando queste multinazionali offrono dei servizi ai cittadini europei. Bruxelles non multerà mai Facebook per ciò che fa negli Stati Uniti, ma tutelerà sempre i consumatori del mercato unico europei per evitare posizioni dominanti nel mercato che danneggino la concorrenza. Bisogna garantire che l’azienda tech slovacca, rumena o spagnola non sia tagliata fuori dal mercato solo perché sono arrivati prima Google, Amazon e Facebook. 

Facile a dirsi, ma come si fa? Per esempio i big tech non potranno impedire di disinstallare i propri software dai propri device (è il caso delle applicazioni originarie Apple sugli iPhone) né potranno utilizzare i dati sugli utenti ottenuti dai rivenditori che operano sulla piattaforma per competere slealmente contro i rivenditori stessi.

Margrethe Vestager, danese figlia di un pastore luterano e dietro al Digital Services Act. Dal 2014 è la commissaria europea alla Concorrenza e in questi anni ha multato più volte Google per abuso dominante del mercato o Amazon ed Apple per aver scelto come sede legale uno Stato membro (Irlanda, Paesi Bassi, Lussemburgo) che fa pagare solo lo 0,001% di tasse nonostante queste multinazionali operino sul mercato unico europeo. Il problema è che molte di queste multe non sono state poi pagate perché mancava la legislazione adeguata per inchiodare le Big tech alle loro responsabilità. Per capirci Vestager aveva (e ha) armi spuntate. Questi due provvedimenti sono una buona base di partenza, ma vedremo alla fine dell'iter parlamentare se Consiglio Ue e Parlamento europeo trasformeranno i due regolamenti in bazooka o pistole ad acqua. 

(da Europea/Linkiesta del 18/12/2020)
 
 
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