testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - Gentiloni: le priorita' per Telecom e l'interesse nazionale da garantire
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
17 marzo 2007 0:00
 

Tutela dell'interesse generale che significa garanzie sul fronte degli investimenti, dello sviluppo tecnologico, dei servizi ai cittadini". Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni, indica in questa intervista al Messaggero il quadro in cui muoversi. Lo fa con buon senso e pragmaticità. Consapevole che per la più importante azienda di tlc italiana siamo ad un punto di svolta. In gioco ci sono il destino di migliaia di lavoratori, un patrimonio immenso di tecnologie, sapere industriale, capacità di ricerca, forza patrimoniale e industriale.

In campo, ministro, ci sono, per ora, le banche. Si parla di public company, di industriali da coinvolgere, di stranieri pronti ad intervenire, di scissioni. Che scenario immagina o si augura?
"Ripeto: non deve esserci nessuna ingerenza da parte del Governo. Che invece ha il diritto-dovere di rappresentare l'interesse generale fissando gli obiettivi nazionali e creando regole certe. Questa è l'unica impostazione valida".

Esplicitiamola.
"Questa impostazione esclude ogni velleità di ri-pubblicizzazione della rete. Ma non è indifferente al suo destino, in quanto infrastruttura non replicabile e strategica cui il Paese non può rinunciare. Non è, si badi bene, una visione dirigistica, solo la sottolineatura di un interesse generale, si pensi solo ai riflessi che la rete ha sul fronte della sicurezza e dell'informazione. Non a caso in tutti i grandi Paesi occidentali la rete è gestita da soggetti nazionali".

Ma quale sarà il futuro di Telecom visto che Tronchetti vuole lasciare o, come dicono i maligni, è costretto a farlo?
"Il futuro di Telecom dipende dai suoi azionisti, dal management e dal mercato. Confido che il nostro sistema industriale e finanziario saprà reggere questa sfida. Compito del Governo è tutelare i consumatori, stabilendo regole certe per favorire la concorrenza sulla rete e la parità di accesso per i vari competitori. E poi garantire flussi di investimenti importanti. Perché non possiamo accettare la prospettiva che l'Italia resti indietro nella banda larga e nelle reti di prossima generazione".

Adesso siamo in una fase di stallo. Le banche studiano una soluzione, litigano. Tronchetti Provera aspetta. Potrebbe rientrare in gioco?
"L'azionista Pirelli difende i propri legittimi interessi. Al Governo spetta di difendere gli interessi di tutti i cittadini".

Tronchetti qualche soluzione l'aveva proposta: Murdoch, Telefonica. Certo ci sono anche state le polemiche del piano Rovati, l'ostilità del Palazzo e, infine, dello stesso Cda di Telecom verso l'azionista...
"E' lui che deciderà se la partita è chiusa o no. Il Governo non aveva fatto proprio il cosiddetto "Piano Rovati". Sarebbe stato un errore. Così come considero un errore quando in una parte della maggioranza di centro sinistra affiora un'impostazione interventista e di ri-pubblicizzazione della società. Non la condivido, e Prodi non la condivide. Quindi da parte del Governo non c'è stata alcuna ostilità. Al più ci sono state ipotesi che io considero sbagliate".

Ovvero?
"E' stato un errore discutere della societarizzazione della rete di Telecom, presentandola come lo strumento per risolvere i problemi di assetto azionario".

Intanto, però, gli stranieri si fanno avanti. Basta osservare l'Opa su Fastweb.
"E' una testimonianza della vitalità del settore, Fastweb è evidentemente una realtà invidiata, che fa gola. Non fa piacere che cambi passaporto, ma non stiamo parlando della rete non replicabile del primo operatore nazionale, Telecom Italia. Del resto l'interesse stesso conferma che il nostro mercato delle Tlc va bene, produce utili, innova, cresce a tassi due volti superiori al Pil".

Insomma, è ottimista sul futuro di Telecom?
"Guardi che non stiamo parlando di andare in soccorso di un malato incurabile, bisogna solo mettere più sprint in un operatore già dinamico, per consentirgli di andare ancora più velocemente nell'era della convergenza. Già il piano presentato da Guido Rossi va nella giusta direzione".

E se lo sprint lo mettesse la Mediaset di Berlusconi?
"Sono favorevole a tutte le forme di investimento e diversificazione di Mediaset, che è un grande asset industriale del nostro Paese. La legge in vigore non consente una fusione. E guardi che quella legge non l'ho voluta io, ma Forza Italia. Anzi io votai contro quel divieto imposto da Gasparri in funzione "anti-Telecom". Comunque, auspico possibili sinergie industriali e d'investimento nell'era della convergenza. Sulla scia, ad esempio, dell'intesa tra Tim e Mediaset per la Tv sui telefonini".

Parliamo della rete. A che punto siamo?
"L'Europa presenta sia il sistema protezionista tedesco che quello liberale inglese. Io preferisco il secondo, studiando una soluzione italiana e originale. Il sistema inglese, con la separazione funzionale di un pezzo della rete di Bt, ha moltiplicato gli investimenti, con 9 soggetti che hanno cominciato ad investire sulla rete. Se si danno regole certe, sono convinto che anche in Italia arriveranno gli investimenti, dell'"incumbent" ma non solo".

I tempi?
"Il protagonista di questa operazione è l'Authority per le comunicazioni. Prima dell'estate ne sapremo di più".

 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS