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 ITALIA - ITALIA - Tariffe telefoniche: le voci critiche al metodo del Governo
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7 marzo 2007 0:00
 
Wind. "Quest'anno e' successo qualcosa di importante nella storia di Wind. Per la prima volta nei suoi 10 anni di vita ha raggiunto l'equilibrio economico. Ora, per effetto del decreto Bersani, Wind deve prepararsi ad una perdita di 300 milioni. O magari superiore, nell'anno. L'impatto sul nostro piano di sviluppo sara' forte". Cosi' l'ad di Wind Paolo Dal Pino commenta in un'intervista a 'La Repubblica' gli effetti del decreto Bersani che taglia i costi delle ricariche dei telefonini che per Wind "erano parte integrante del prezzo". Secondo Dal Pino non e' in discussione la sostanza del provvedimento ma il metodo. "Noi siamo d'accordo sulla sostanza del provvedimento. Ma non condividiamo la procedura, la competenza e il metodo. L'Autorita' aveva aperto una consultazione sul tema. Tutti gli operatori avevano contribuito. Ed era stato gia' delineato un percorso sostenibile". Quanto al paventato aumento delle tariffe Dal Pino risponde: "Facile a dirsi. La realta' e' che siamo in un mercato concorrenziale dove i prezzi sono tra i piu' bassi in Europa. Se alzassimo i prezzi potremmo generare un'emorragia di clienti in favore di Tim e Vodafone, che hanno la forza per tenere ferme le loro tariffe". La strategia di Wind dunque dovra' trovare nuove vie e l'ad riferisce che "per mantenere l'equilibrio dovremo ridurre gli investimenti strutturali e tagliare i costi operativi. Temo rischi per l'occupazione. Wind, in ogni caso, e' un'azienda giovane e dinamica e sapra' superare anche quest'ostacolo confermandosi l'operatore piu' conveniente". Quanto alla reazione dell'azionista di Wind l'egiziano Naguib Sawiris l'ad dice che "Sawiris ritiene che il decreto penalizzi Wind a favore di Tim e Vodafone" e che "e' sorpreso e deluso".

Aduc. La proposta del presidente dell'Autorita' delle Comunicazioni, Corrado Calabro', di abolire lo scatto alla risposta per i cellulari inserendo questa novita' nel decreto Bersani la cui discussione dovrebbe cominciare nei prossimi giorni, 'ci sembra pericolosa oltre che inutile'. Lo afferma il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, spiegando che 'l'inutilita' e' dovuta al fatto che questo introito i gestori lo prenderanno da un'altra parte, proprio come sta accadendo per i costi delle ricariche. La pericolosita' e' perche', come gia' per le ricariche, si confermerebbe che le tariffe di un libero mercato vengono invece fissate dallo Stato'.

Cgil. Liberalizzare il settore della telefonia mobile va bene ma attenzione a che i provvedimenti adottati in favore dei consumatori non diventino un boomerang per i conti economici delle aziende di telefonia che potrebbero orientarsi verso scelte riduttive solo sulla componente 'costi' oltre a sacrificare le politiche di sviluppo. E' questo in sintesi l'ammonimento che arriva dalla Cgil per bocca del segretario confederale Nicoletta Rocchi che ricordando i provvedimenti adottati, dal pacchetto Bersani alla richiesta dell'Authority sugli scatti alla risposta, sottolinea anche come, dal '99 al 2005 il settore telecomunicazioni abbia tagliato mediamente del 2% all'anno i prezzi. "E non tutte hanno goduto dei forti profitti che si sono realizzati sino ad ora solo per alcune di esse", aggiunge. Allo stato, dunque, "ci appare che l'enfasi posta dal governo sugli effetti positivi che riguardano i consumatori non siano accompagnati da una adeguata consapevolezza degli effetti che gli stessi interventi hanno sui conti economici delle imprese e in particolare su quelle ad oggi meno redditizie".
Il sindacato infatti ricorda gli ultimi dati secondo cui "il settore cresce di meno e agli stessi livelli dell'economia nel suo insieme diversamente da quanto avvenuto negli anni di stagnazione dove si sviluppava a ritmi superiori di 3-4punti rispetto al PIL;la componente 'voce' che costituisce ancora il grosso dei ricavi complessivi per gli operatori continua a diminuire nel 'fisso'ed e' stagnante nel mobile; crescono gli accessi in banda larga,il settore Internet,i nuovi servizi legati al 'mobile'ma non sono sufficienti a compensare ,in valore, il calo della componente tradizionale della voce in misura tale da indicare allo stato un forte rilancio dello sviluppo cosi' come avviene a livello internazionale. "Occorre dunque evitare - spiega- che in questo contesto esse si orientino per scelte riduttive che guardino solo alla componente 'costi' e sacrifichino le politiche di sviluppo di cui hanno bisogno le imprese,l'occupazione,l'intero paese e le sue esigenze di ammodernamento. Il Governo nazionale e il Ministro per lo Sviluppo non possono non essere attenti a tale problematiche come purtroppo sembra che stia avvenendo". In una parola per la Cgil, serve "guidare il processo definendo in modo chiaro ruolo delle imprese,dell'Autorita' di Regolamentazione,del Governo.
"E' necessario - conclude. che dopo gli interventi di liberalizzazione e di difesa dei consumatori si ponga attenzione anche a tutto cio' che e' necessario per favorire lo sviluppo pena un futuro che rischia di essere affidato unicamente alle scelte finanziarie dei mercati azionari (che protestano per la riduzione degli utili) e a quelle di impresa che minacciano la riduzione dei costi.
 
 
 
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