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Fakenews. Prodotti cancerogeni. No, la Pepsi non ha riconosciuto che siano presenti nelle sue bevande
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Articolo di Redazione
27 luglio 2018 10:58
 
 In un articolo sul sito Astuces Naturelles, condiviso 26.000 volte su Facebook, e che ci è stato segnalato da alcuni utenti della rete sociale, si legge che “Pepsi ammette finalmente che la sua bibita contiene degli ingredienti cancerogeni”. E’ falso.
L’articolo fa riferimento ad una recente “azione giudiziaria” che avrebbe spinto Pepsi “a riconoscere la presenza di un ingrediente sospetto (il termine ingrediente passa dal plurale al singolare tra il titolo e l’articolo)". La “iniziativa giudiziaria” di cui si parla qui, è di diversi anni fa. Essa non ha avuto come conseguenza di far ammettere un qualche cosa a Pepsi. Questa notizia falsa, che viene dall’altra parte dell’Atlantico, è gia’ sta smontata da Snopes.
California
L’ingrediente “che è presupposto come cancerogeno” è il 4-metilimidazolo, o 4-MEL. Questo componente non è direttamente aggiungo alla composizione, ma è il sottoprodotto di una reazione chimica che si manifesta nel corso della preparazione, si legge sul sito della Food and Drugs Administration (FDA). Essenzialmente in caso di cottura, o come residuo di un processo che dà il colore caramello agli alimenti.
Nel 2007, alcuni scienziati del Programma nazionale di tossicologia (NTP) americano, concludevano dopo due studi che ci sono delle “prove equivoche di attività cancerogene” del 4-MEI sui topi esposti a forti dosi di questa molecola. La NTP è una istituzione considerata come affidabile dallo Stato della California per valutare ciò che è cancerogeno e ciò che non lo è. Le scoperte del 2007 spingono le autorità californiane a classificare il 4-MEI nella lista stilata dalla “Proposition 65” (fatto avvenuto nel 2011). Questa legge californiana del 1986, ufficialmente chiamata “Safe drinking water and toxic enfocement Act”, recensisce essenzialmente i prodotti chimici che possono causare dei cancri.
All’inizio del 2012, una ONG, il Centro per la salute ambientale (CEH) constata che alcune bibite come Coca-Cola e Pepsi contengono un livello di 4-MEI che dovrebbe essere scritto in etichetta, secondo la legge californiana, per indicare un potenziale rischio cancerogeno.
Davanti ad un giudice, la ONG chiede che le due imprese si mettano in regola, cioé etichettare in merito il proprio prodotto. Coca e Pepsi preferiscono una seconda opzione: diminuire la quantità di 4-MEI nelle loro bibite sì da non dover mettere delle etichette che avvisano sul rischio cancro. Coca-Cola cambia anche la sua formula in California, poi anche in tutto il Paese (come dice un articolo del quotidiano Le Monde del 2013).
Accordo davanti al giudice
“La Coca-Cola ha cambiato la sua colorazione caramello in tutto il Paese ma fuori della California, Pepsi utilizza sempre un procedimento di colorazione con degli alti livelli di prodotti chimici cancerogeni”, deplora il il Centro per la salute ambientale in un comunicato del luglio 2013. La ONG e l’azienda giungono ad un accordo davanti al giudice, a settembre del 2015: “La corte prevede di approvare un accordo legale tra la CEH e Pepsico che impone degli stretti limiti di 4-MEI nei prodotti dell’azienda”, si congratula in un nuovo comunicato il Centro per la salute ambientale.
In nessun momento, comunque, Pepsi riconosce la caratteristica cancerogena del 4-MEI. Al massimo, l’azienda ha accettato tre anni fa di ridurre ad un livello non giudicato pericoloso per lo Stato della California, la presenza di questa molecola nei suoi prodotti.
“Livello sufficiente di protezione”
Da notare che la caratteristica cancerogena del 4-MEI non è riconosciuta tale ovunque: la FDA americana “non ha ragioni per credere che esita un pericolo immediato o di breve termine a causa del 4-MEI, considerati i livelli con cui è presente nell’alimentazione”. Per la FDA, lo studio del 2007 ha esposto i roditori a dosi della molecola ben superiori a quelle a cui sono esposti gli umani.
L’Autorità europea di sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato nel 2011 un simile avviso:
“In seguito ad un’analisi della letteratura scientifica sul 4-MEI, che include i recenti studi sul dato cancerogeno di questo prodotto sugli animali, il gruppo scientifico ha ritenuto che il livello massimo di esposizione al 4-MEI che può essere presente nel consumo di alimenti che contengono i coloranti E150c e E150d, non dovrebbe dare preoccupazione. Le concentrazioni massime stabilite per il 4-MEI, in questi due specifici coloranti, sono stati considerati ad un livello di protezione sufficiente”.

(articolo di Fabien Leboucq, pubblicato sul quotidiano Libération del 27/07/2018)
 
 
 
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