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L'insoluto italiano, i tempi della furbizia e quelli della giustizia
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Articolo di Alessandro Gallucci
10 gennaio 2011 11:43
 
 “Un disperato qualunquismo” è il titolo di un editoriale pubblicato sul Corriere della Sera lo scorso 30 dicembre, dove l'autore, Ernesto Galli della Loggia, ha definito la giustizia italiana come “tardigrada e approssimativa”. Un discorso generale e scontato, che assume rilievo perché pubblicato a chiare lettere sul principale quotidiano italiano. Un discorso che calza per buona parte a quanto c’è capitato di constatare, sconfortati, nei giorni scorsi.
In breve: una societa’ denominata “Business club” per tramite di un sito di cui segnalavano le probabili irregolarita’, www.paidtoreadonline.com, proponeva l’acquisto di un kit del valore di 25 euro di cui non era chiaro nulla se non che pareva configurarsi come una delle tante catene di Sant’Antonio che promettono grossi guadagni con relativi investimenti di tempo e denaro. Una delle tante operazioni che ciclicamente fanno man bassa di vittime nel sempre ampio mercato dei gonzi con qualche punta tra i distratti ed i neofiti della rete.
Ebbene dal giorno della nostra segnalazione presentata in data 13 marzo 2009 abbiamo dovuto attendere il 15 dicembre 2010 per sapere che solo allora l’Autorita’ l’aveva presa in considerazione. Ben 642 giorni d’attesa per poter leggere nella stringata comunicazione inviataci dell’Agcm che s’e’ riscontrata l’impossibilita’ di “procedere all’avvio del procedimento” (gia’ solo questa forma potrebbe far storcere il naso ai linguisti), poiche’ il sito internet del quale segnalavamo la condotta dubbia non e’ piu’ attivo e comunque intestato a un indirizzo che, in quanto estero, rendeva impossibili ulteriori accertamenti. Uscendo dal burocratese, in sostanza, s’e’ dovuto aspettare un anno e mezzo per sentirsi dire che i soliti ignoti l’hanno fatta franca con buona pace per le regole del gioco. Non si tratta qui di fare le pulci all’operato dell’Antitrust su questo specifico provvedimento: gli espedienti tecnici in grado di neutralizzare, se non proprio scongiurare, la risposta sanzionatoria sono una nota dolente ben conosciuta. Certamente attendere quasi 650 giorni solamente per averne la triste conferma, da’ un po’ il senso della resa. Sanzionare chi si compie una pratica commerciale scorretta, vuol dire anche contribuire a ridurre il numero di violazioni di determinate norme, irrobustire lo Stato di diritto, rendere effettivamente libere le scelte economiche dei singoli consumatori. Cosi’ quanto meno, dovrebbero andare le cose.
Il problema non risiede solamente nella velocita’ della risposta sanzionatoria, se necessaria, ma anche nella sua efficacia. Bisogna fornire a chi ha il dovere di far rispettare la legge, gli strumenti indispensabili a questo scopo. Non sempre e’ cosi’, seppur cosi’ dovrebbe essere.
E non si dica che il problema risiede nelle eccessive possibilità offerte dalla Rete: quante volte denunciamo un furto in casa, o la truffa di un concessionario d'auto e il poliziotto mentre redige il verbale ci guarda con faccia burocraticamente ironica, come a dire: ma perché perdiamo tempo? Tempo un mese e anche questi fogli finiranno nell'archivio dell'INSOLUTO ITALIANO. 
 
 
 
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