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Intelligenza artificiale. Sei oggetti da compagnia
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Articolo di Redazione
3 settembre 2017 16:42
 
 Sono capaci di riconoscere la nostra voce, di reagire alle nostre azioni o di facilitarci la vita quotidiana. Pongono anche delle domande etiche, ipotizzando il timore di un controllo di massa o si avvicinano a degli scenari di scienza-fiction. Qui abbiamo sei esempi di oggetti di compagnia dotati di intelligenza artificiale.
1 - Azuma fa compagnia ai single
Si chiama Azuma Hikari, vive in una bolla translucida ed e’ dotata di intelligenza artificiale, disponibile unicamente in Usa e in Giappone per 2.400 euro. Lanciata a dicembre del 2016 da un’azienda giapponese, Vinchu, Azuma dorme, si lava i denti, prende una tazza di te’ seduta su una sedia, ma si alza nello stesso momento del suo “maestro”, tant’e’ che sul sito dell’apparecchio viene chiamata "la sollecita". Equipaggiata con una videocamera ed un microfono, riconosce e distingue il suoi movimenti, comprende qualche parola e interagisce con lui, come gli assistenti virtuali del tipo Siri.
2 – Echo Look giudica l’aspetto umano
Questo oggetto valuta gli abiti che si indossano ed indica il “migliore” abbigliamento. Lanciato dal gigante Amazon lo scorso aprile, Echo Look ha la forma di un piccolo altoparlante portatile, alto 16 centimetri, posto su una base bianca, e nella sua parte anteriore di vetro ha un piccolo cerchio luminoso che si attiva quando e’ in funzione. Equipaggiato con un piccolo flash integrato, l’oggetto fotografa quando gli viene chiesto ma il suo “giudizio” pone una domanda: su quali criteri estetici si basa Echo Look? Come arriva a dedurre cio’ che serve a valorizzare la persona? E soprattutto, con la sua videocamera installata nella camera da letto, cosa succede all’intimita’?
3 – Lyrebird puo’ riprodurre la tua voce
Il 24 aprile, la start-up canadese Lyrebird annunciava di aver sviluppato una tecnologia di intelligenza artificiale capace di imitare qualunque voce a partire da una registrazione di solo un minuto. Il risultato e’ ancora imperfetto, ma impressiona. Secondo i creatori sono possibili diversi usi: ascoltare un audio-libro con delle voci famose, elaborare una sintesi vocale per delle persone handicappate o… parlare con un amico dopo la sua morte. Col rischio di derive come il furto di identita’, le false testimonianze, le false dichiarazioni di persone politiche, etc…
4 – Paro, il (falso) piccolo di foca da accarezzare
Questo piccolo di foca di 60 centimetri di lunghezza e di 2,5 Kg di peso assomiglia ad un pelouche per bambini. Dietro la sua pelliccia bianca si nasconde pero’ un sofisticato robot. Creato dalla giapponese Takanori Shibata, Paro ha sette motori che gli permettono di sbattere gli occhi, muovere la testa, la coda e le pinne ed emettere diversi gemiti registrati da un vero piccolo di foca. Concepito nel 1993 per sollecitare reazioni di empatia da parte di alcuni malati di Alzheimer, e’ arrivato qui nel 2012. Provoca diversi benefici effetti, come per esempio la riduzione dell’ansia e dell’aggressivita’, svolgendo anche la funzione di mediatore terapeutico.
5 – Il braccialetto che rileva le emozioni o l’inizio del transumanismo
Nel 2009, l’équipe di Rosalind Picard, professore di arte dei media e delle scienze al Massachusetts Institute of Technologu (Cambridge), ha messo a punto un rilevatore sensibile, a livello della pelle, dell'aumento dello stress. Facendo riferimento ai suoi lavori, la societa’ italiana Empatica ha commercializzato nel 2015 il braccialetto-orologio Embrace, che individua i segnali premnitori di una crisi di epilessia, in seguito Empatica 4, che rileva l’agitazione fisica e registra su uno smartphone numerosi dati sul nostro stato fisiologico. Concepito per migliorare la vita dei malati, questo oggetto che proviene dall’elettronica medica portatile connessa sta vivendo una crescita significativa. Alcuni ricercatori ritengono di poterlo miniaturizzare fino a farlo integrare nel corpo umano, dandoci un indirizzo per la via dell’”uomo potenziato”.
6 – Sorridi, sei ripreso!
Tre ricercatori del MIT Media Lab hanno creato, nel 2015, SmileTracker, un’applicazione dotata di un sistema di riconoscenza facciale che individua i sorrisi di una persona davanti al proprio computer, fa automaticamente la sua foto, la registra e gli mette la data. I ricercatori partono dall’ipotesi che rivedere i propri sorrisi incoraggerebbe le emozioni positive e quindi il benssere generale. Da un punto di vista scientifico, queste applicazioni permettono di meglio studiare il linguaggio corporale e “l’informatica emozionale”, un nuovo settore transdisciplinare che vuole concepire delle macchine interattive capaci di riconoscere, misurare e creare modelli delle emozioni umane.

(articolo di Lisa Burck, pubblicato sul quotidiano le Monde del 03/09/2017)
 
 
 
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