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Internet e il tentativo egemonico della Russia
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Articolo di Redazione
10 dicembre 2012 11:15
 
Julien Nocetti, ricercatore associato al centro Russia dell'Istituto francese di relazioni internazionali, ha di recente coordinato il dossier “Internet, strumento di potenza” nella rivista “Politique étrangère”. Egli si concentra sui negoziati in corso, a Dubai, sulle future regole della governance di Internet.

D. Prima dell'inizio del summit ONU di Dubai, le posizioni della Russia sono state diffuse. Una iniziativa del Cremlino o sono state subite?
R. Le posizioni della Russia, che sono state divulgate dal sito WCITLeaks, sono apparse nel momento peggiore per le autorita' russe, sottomesse alla pressione internazionale perche' fossero riviste le loro controverse proposte. Un emendamento disponeva che “gli Stati membri (dell'UIT, Unione Internazionale delle Telecomunicazioni) hanno diritti uguali per l'amministrazione di Internet”, ampiamente interpretata come una volonta' di piazzare la governance mondiale di Internet sotto l'egida dell'ONU, quindi degli Stati. In sostanza, la Russia ambisce alla revisione del principio di governance di Internet che prevede fino ad oggi, si dice, “molti attori”. E' da notare che l'agenda della Russia non ha consenso fra i maker russi: la prima versione del documento, che riportava esplicitamente una regolamentazione di Internet da parte dell'UIT, e' stata elaborata dall'entourage del Cremlino -amministrazione presidenziale e Consiglio di sicurezza, due strutture poco considerate per la loro moderazione sulle questioni digitali. La seconda versione, almeno rispetto a quanto e' stato scritto dall'équipe del giovane ministro delle Telecomunicazioni, Nikolai Nikiforov, e' perche' Internet non si risolva in questioni di sovranita' e cybersicurezza.
Da un altro lato, le autorita' russe hanno ottenuto quello che ricercavano: una accresciuta politicizzazione della questione della governance di Internet. Nello stesso tempo ci si puo' domandare se la preminenza di questi dibattiti non serva, alla fine, i grandi operatori e attori del Web, impegnati in una battaglia economica di cui pochi comprendono la virulenza.
D. Perche' la Russia ha scelto l'UIT, organismo dell'ONU, per veicolare le proprie posizioni sulla governance di Internet?
R. Essenzialmente per tradizione: la Russia sostiene da molto tempo l'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni. Hamadoun Touré, segretario generale dal 2007, ha fatto i suoi studi in Unione Sovietica e si esprime correntemente in russo. La Russia ha anche provveduto ad un incremento del budget di questo organismo ONU, nel momento in cui i Paesi occidentali hanno una tendenza alla diminuzione dei loro finanziamenti. Il Cremlino, inoltre, fa da padrino di un certo numero di Paesi in via di sviluppo che, come contropartita, danno un accesso privilegiato agli operatori russi nel loro mercato. La Russia, quindi, fa una classica politica di influenza nell'ambito dell'UIT.
Inoltre, questo organismo dell'ONU e' per Mosca il solo mezzo realmente efficace per far intendere la propria voce in materia di governance di Internet. Vladimir Putin in persona ha perorato a piu' riprese per una regolamentazione del web nell'ambito dell'UIT.
D. La strategia russa e' la medesima in seno all'Icann, l'associazione di diritto Usa che gestisce i nomi dei domini, che ha un comitato consultivo per i governi, il Governmental Advisory Committee (GAC)?
R. I russi sono assidui frequentatori delle riunioni del GAC, anche se la loro influenza e' piu' limitata. In questo ambito le autorita' inviano dei “tecnici” piuttosto che dei politici. Il summit di Dubai ha reso nuovamente vive le critiche di una parte dei maker russi in merito all'Icann. Quest'ultimo e' percepito come un'emanazione Usa per cui occorre fa cessare il loro monopolio in materia di indirizzo. In altri incontri, come i forum per la governance di Internet, il panel e' piuttosto ampio: rappresentanti ufficiali, esperti, giovani imprenditori, ma senza che ci siano dei veri e propri eco mediatici in Russia,
D. Le posizioni difese dalla Russia in ambito mondiale sono le stesse che si registrano a livello nazionale in materia di Internet, che vanno nel senso di un maggiore controllo della liberta' d'espressione?
R. I due aspetti convergono essenzialmente sulla questione della sovranita'. A livello internazionale, la Russia si da' molto da fare su quello che essa considera la morsa americana sulle infrastrutture e sul Web. Per la autorita', Google e il Dipartimento di Stato sono una cosa sola, l'azienda di Mountain View sarebbe al servizio del “soft-power” degli Usa. Dopo l'annuncio delle prese di posizione della Russia sul regolamento delle telecomunicazioni internazionali, la stampa russa intitolava “Google ha fermato il Cremlino”.. Ottenere un nome di dominio in cirillico dall'Icann e i molteplici tentativi (abortiti) di lanciare un “motore di ricerca nazionale”, sono sintomatici anche di questa logica di “ri-territorializzazione”.
D. Quali altri Paesi potrebbero allinearsi alle posizioni russe?
R. La Cina e' tradizionalmente vicina alle posizioni russe. Mosca e Pechino dialogano ad intervalli regolari in seno all'Organizzazione della cooperazione di Shanghai (OCS) sul futuro della governance di Internet e sulla questione di cybersicurezza. Il format Brics e' ugualmente attivo in materia: l'India, il Brasile e l'Africa del Sud hanno prefigurato la creazione di un Comitato delle Nazioni Unite sulle politiche relative ad Internet. La Russia fida anche sul sostegno dei Paesi arabi (Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti), della Turchia e, caso piu' estremo, dell'Iran, desiderosi, a diversi livelli, di inquadrare i propri segmenti nazionali e di conferire all'UIT un ruolo di gendarme della governance di Internet.
D. Anche la Cina perora un controllo del Web da parte dell'UIT. In cosa la posizione di Pechino differisce da quella del Cremlino?
R. La Cina si e' lanciata in una politica di “ri-territorializzazione” digitale in modo maggiore che non la Russia. Pechino ha, per esempio, preso importanti stock di indirizzi IP per favorire il reindirizzamento all'interno del Paese. La Cina e' ugualmente molto attiva nei negoziati sugli standard tecnici. Per sostenere i quali ha fatto diventare attrattivo il proprio mercato, obbligando le imprese che intendono commercializzare i loro prodotti in Cina ad adottare standard cinesi invece che quelli internazionali. In un ambito piu' politico, le autorita' cinesi sono anche molto critiche verso l'”egemonia” dell'Icann.
La posizione russa e' paradossalmente piu' aperta: il Cremlino non puo' permettersi di vedersi asciugare i flussi commerciali e gli investimenti nel settore delle tecnologie con l'Europa occidentale. Bisogna anche guardare al fatto che gli attori del digitale russo sono sempre piu' presenti all'estero e le loro societa' di “capitali a rischio” non esitano ad entrare nel capitale delle star occidentali del settore.

(Intervista di Laurent Checola pubblicata sul quotidiano Le Monde del 10/09/2012)
 
 
 
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