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Tv pubblica francese senza spot: audience invariata, polemiche in Parlamento
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Articolo di Apcom
10 gennaio 2009 0:00
 
Quattro giorni dopo il "big bang" che avrebbe dovuto rivoluzionare la televisione, la fine della pubblicita' sulle reti pubbliche dopo le 20, e' ora di fare un primo bilancio. E, a sorpresa, la prima settimana senza "pub" non ha portato la rivoluzione: secondo l'istituto di ricerche sugli audiovisivi ZenithOptimedia infatti, i dati di ascolto delle televisioni pubbliche e private non sono sostanzialmente cambiati. L'audience delle reti pubbliche France 2 e France 3 non ha subito variazioni, malgrado l'anticipo alle 20.35 (anziche' le 20.50) dei programmi della serata, e gli spettatori di TF1, la principale rete privata, non sono migrati verso le reti pubbliche durante il lungo intermezzo pubblicitario che segue il tg delle 20 e va avanti fino alle 20.50.
Tuttavia, fanno notare gli analisti, la settimana appena trascorsa e' "atipica", poiche', a causa del grande freddo, i francesi hanno preferito rimanere a casa la sera e poiche', in previsione del "big bang", le reti avevano particolarmente curato i programmi.
L'abolizione della pubblicita' dopo le 20 (e nell'intera giornata a partire dal 2011) e' stata fortemente voluta dal presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, che ne ha fatto uno dei perni della riforma della radiotelevisione pubblica in discussione in Parlamento. Una discussione che si sta protraendo a causa dell'ostruzionismo dell'opposizione di sinistra: cosi' il governo ha intimato al presidente del gruppo pubblico France Televisions di decretare lui stesso l'abolizione della pubblicita', per rispettare la data annunciata da Sarkozy mesi fa per il "big bang".
E proprio il fatto che la misura sia entrata in vigore mentre il Senato sta ancora discutendo la riforma e' all'origine del malumore dei senatori, costretti a esaminare e a pronunciarsi un testo su un provvedimento che, di fatto, e' gia' applicato e che quindi, non puo' essere emendato. Numerosi senatori della stessa maggioranza hanno per questo boicottato l'emiciclo.
Il malumore dei senatori della maggioranza, che si sentono "presi per i fondelli", come ha dichiarato piu' d'uno, si aggiunge all'ostilita' condivisa da molti di loro con i colleghi dell'opposizione per la misura stessa. Molti temono infatti che i mancati introiti derivati dalla pubblicita' non vengano compensati dai fondi pubblici stanziati (445 milioni di euro previsti dalla finanziaria 2009) ne' da quelli derivanti dalla nuova tassa sugli operatori di telefonia mobile e sui fornitori di accesso a internet, e da quella sul fatturato della pubblicita' sulle reti private.
E proprio queste ultime, denunciano sindacati e opposizione, dovrebbero trarre maggiormente profitto dall'abolizione progressiva della pubblicita' sulle reti pubbliche. Reti private, fanno osservare i critici, che in gran parte appartengono a persone molto vicine al capo dello Stato. Come Martin Bouygues (TF1), Vincent Bollore' (Direct 8) o Arnaud Lagardere (Gulli, Europe2 TV, Mezzo).
 
 
 
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