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AUMENTO CANONE/TASSA RAI. ABBIAMO TOCCATO IL FONDO CIVICO ED ECONOMICO
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Comunicato 
22 dicembre 2002 0:00
 
Firenze, 22 dicembre 2002. Il ministro delle Comunicazioni ha deciso di aumentare il canone di 3,30 euro, portandolo a 97,10, con un probabile ritocco tra un anno, per assestarsi alla cifra tonda di 100 euro per il 2004. Ovviamente il ministro Maurizio Gasparri fa intendere di essere riuscito a non ottemperare alle richieste della dirigenza della Rai, che piu' volte aveva chiesto un aumento di 5 euro. Ma siccome non siamo nati ieri, sappiamo che il vecchio gioco di chiedere 100 sperando di avere 10 e' sempre valido, figurarsi in politica. E questo lo sa sia il ministro che altri. Quindi c'e' stato un aumento ben oltre i livelli inflazionistici (che sarebbero "naturali"), di una percentuale del 3,52. Crediamo si tratti della scelta piu' infelice che il ministro e il Governo avrebbero potuto fare. Non tanto per i 3,30 euro in piu' che non faranno morire alcuno dei sudditi che dovranno pagarli. Ma perche', nei manuali minimi della logica e del buon governo, quando una tassa e' illogica e odiata dalla quasi totalita' dei contribuenti (con altissimi livelli di evasione), se si sta cercando un metodo per fiaccare la propria popolarita' e credibilita', sicuramente l'aumento di questa tassa serve alla bisogna. A maggior ragione in un trend generale in cui, un giorno si' e l'altro pure, dall'ultimo dei governanti fino al primo, ci viene ripetuto che la nuova politica e' quella di tasse che diminuiscono.
Noi che siamo per l'abolizione di questa tassa come primo passo verso la privatizzazione della gestione della Rai (come chiesto dagli italiani con un referendum), fino all'abolizione del servizio pubblico radiotelevisivo, ci sentiamo beffati, anche se non persi.
Ci rendiamo conto di avere una concezione dell'informazione pubblica agli antipodi di coloro che amministrano la Rai e del Governo (compreso quello precedente, perche' su questo non c'e' alcuna differenza tra centrodestra e centrosinistra), ma siccome siamo degli strenui assertori del diritto e della lealta', crediamo che questa volta la scelta di questo aumento abbia superato i limiti della decenza civica, andando a collocarsi fra quei provvedimenti che definire sfascisti e' solo per essere minimalisti. Lo sfascio sta nell'assenza di parametri di riferimento per spiegare e giustificare ai contribuenti/sudditi il perche' di questo aumento, se non il generico pozzo senza fondo in cui infilare i soldi che si riesce a raccattare per cercare di garantire il galleggiamento. Che e' sempre meno tale: il percorso verso l'affondamento non e' una nostra invenzione, ma un dato di fatto, nonostante l'abuso di posizione dominante che la Rai perpetua ogni giorno nel campo della comunicazione televisiva.
Per quanto ci riguarda continueremo ad informare e denunciare questo malcostume civico, economico e politico. Invitando i sudditi a non essere piu' tali, liberandosi di questo fardello. Per questo il nostro specifico sito Internet (con anche una petizione abolizionista) e' a disposizione di chiunque
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Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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