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CANONE RAI TV
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Comunicato 
6 gennaio 1998 0:00
 

COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC

CANONE RAI-TV. LA BEFFA DI UN SERVIZIO OBBLIGATORIO GESTITO IN MODO ARROGANTE E CON SPRECO DI DENARO PUBBLICO. SI VA IN EUROPA E UNO DEI PRINCIPI DI RIFERIMENTO E' QUELLO DI SUSSIDIARIETA' TRA PRIVATO E PUBBLICO, MA IN ITALIA QUESTO NON VALE PER L'INFORMAZIONE?
AVVIARE INIZIATIVE CONTROIL CANONE OBBLIGATORIO.

Firenze, 6 Gennaio 1998. E' di questi giorni la beffa del servizio pubblico radiotelevisivo obbligatorio, che ha lanciato una massiccia campagna per ricordare agli utenti di pagare il canone di abbonamento alla Rai-Tv. E lo sta facendo non solo sulle sue reti, ma anche su altri mezzi privati d'informazione: con un dispendio di denaro che riusciamo a leggere solo come necessita' di regalare un po' di soldi ad amici sparsi in qua e in la'.
Infatti -cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito- non riusciamo a trovare spiegazione logica non solo al perche' si debba fare questa massiccia campagna  per ricordare agli utenti di pagare cio' che e' gia' obbligatorio, ma anche al fatto che si debba fare su altri mezzi d'informazine; e' come se il ministero delle Finanze, durante il mese di maggio e giugno, facesse una massiccia campagna per ricordare ai contribuenti di pagare le tasse. Da qui, il dubbio, e la malignita', ci pare il minimo. Il fatto che la campagna pubblicitaria sia partita quando ancora non si conoscono gli importi da pagare, e' solo la ciliegina su una torta di crema acida.
Inoltre stiamo assistendo ad un inutile braccio di ferro della Rai con Radio Radicale sulla concessione per la trasmissione dei lavori parlamentari. Ma se il servizio di Radio Radicale e' unanimemente riconosciuto valido (e non lo dice l'Aduc o Marco Pannella, ma la maggiorparte dei parlamentari), e a costi meno della meta' di quelli ipotizzati dalla Rai, perche' mai dovrebbe la Rai farsene carico? Forse la Rai ci da' garanzie economiche, tecniche, gestionali piu' "pubbliche" di quanto gia' non faccia Radio Radicale? Sembra di no. Bisogna necessariamente essere pubblici per svolgere un servizio pubblico?. E allora, perche' non vale in questo caso il principio di sussidiarieta' pubblico/privato?
Campagna pubblicitaria per il pagamento del canone obbligatorio, braccio di ferro con Radio Radicale, qualita' di un servizio obbligatorio su cui gli utenti non possono mai dire la propria ma solo pagare, e zitti .... ci sembrano elementi sufficienti per mettere in discussione l'assetto normativo della Rai-Tv e la sua posizione dominante di mercato. E su questo siamo confortati dal fatto che i cittadini italiani, pochi anni fa votarono a favore di un referendum che apriva le porte ad un ipotesi di privatizzazione del servizio pubblico d'informazione.
Siccome ci hanno insegnato che in democrazia le maggioranze -parlamentari o referendarie- fanno o modificano le leggi, e siccome ci sembra che la Rai, nonostante da piu' parti gli si dica che sta abusando di queste leggi, continui a comportarsi come un animale onnivero, oltreche' come un carro armato che calpesta diritti ed evidenze, crediamo che occorrera' avviare iniziative civiche e civili contro questa situazione, a partire proprio
 
 
 
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