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CANONE/TASSA RAI. INDAGINE: LO DEVONO PAGARE ANCHE TUTTI GLI UFFICI CON UN PC
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Comunicato 
16 ottobre 2007 0:00
 

Firenze, 16 Ottobre 2007. Anche gli esercizi pubblici, il piccolo ufficio del geometra, gli sportelli bancari, la piccola associazione no-profit, gli uffici dell'amministrazione pubblica, l'alimentari sotto casa, le redazioni giornalistiche, etc. devono pagare il canone speciale di abbonamento se provvisti di un computer. Questo il risultato della terza indagine dell'Aduc sul canone Rai.
Il computer e' ormai una comodita' diffusa nelle case ma anche e soprattutto nelle aziende e negli uffici. Per questo abbiamo chiesto agli uffici regionali della Rai, all'Ufficio normative e contratti del servizio pubblico, al ministero delle Finanze ed all'Agenzia delle Entrate se anche gli esercizi pubblici provvisti di un PC fossero tenuti a pagare il canone speciale di abbonamento. Ancora una volta abbiamo riscontrato confusione e contraddittorieta' nelle risposte. Alcuni non ci hanno saputo rispondere, altri hanno sostenuto che un computer e' soggetto a canone solo se impiegato per guardare la tv. Altri ancora hanno invece detto che il canone lo si paga indipendentemente dall'uso che si fa del computer, in quanto trattasi di una tassa sul possesso e non sull'utilizzo. Quest'ultima e' la versione ufficiale offerta dall'Ufficio normative e contratti.
Ci e' stato pero' assicurato da diverse sedi regionali che, contrariamente al canone ordinario, la Rai non persegue con altrettanta aggressivita' la riscossione del canone speciale, in quanto consapevole di cio' che significherebbe per molti piccoli esercizi commerciali, i cui gestori per altro pagano gia' il canone per casa loro. In altre parole, mentre per i privati e le famiglie si adottano strumenti come lettere intimidatorie e visite di incaricati e Guardia di Finanza, altrettanto non accade per i negozi o per gli uffici, per i Comuni o per le banche, ove viene chiuso un occhio.
Come gia' dalle nostre indagini del passato, (1) emerge la totale inadeguatezza della normativa sul canone, il Regio decreto-legge n. 246 del 1938, che nei prossimi anni potrebbe portare ad un raddoppio degli introiti per la Rai.
Da sempre ci battiamo per l'abolizione del canone Rai, e questo vorremmo. Ma fino a quando esiste questa legge, non e' pensabile che venga applicata in maniera arbitraria, forse perche' si ha il timore che applicandola fino in fondo emerga ancor piu' la sua inadeguatezza e sproporzione. In uno stato di diritto quando una legge e' insensata non la si ignora, la si cambia.
Sulla materia sono state depositate anche delle interrogazioni parlamentari per avere chiarezza sull'argomento, ma da mesi giacciono ignorate (1). Il cittadino e' lasciato solo di fronte all'interpretazione di una legge cosi' poco chiara, rischiando da una parte di divenire un evasore, e dall'altra di pagare tasse non dovute.
(1) clicca qui
 
 
 
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