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GOLDEN SHARE. DIMEZZATA MA NON ABOLITA. IL MERCATO NON E' ANCORA DE-STATALIZZATO E LE LENZUOLATE DI BERSANI SONO BRICIOLE
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Comunicato 
8 febbraio 2007 0:00
 

Firenze, 8 Febbraio 2007. Il Consiglio dei ministri ha sanato con un decreto legge alcune procedure d'infrazione che la Corte di Giustizia europea aveva avviato nei confronti dell'Italia. Tra queste quella relativa alla "golden share" (azione d'oro): cioe' il diritto di veto dello Stato nell'ambito delle gestioni di alcune aziende privatizzate che operano in ambiti considerati vitali per lo Stato medesimo. Cosi' e', per esempio, in aziende come Telecom, Enel ed Eni. Secondo la Corte, la situazione italiana "rappresentava una restrizione ingiustificata del libero movimento di capitali e del diritto di stabilimento in violazione delle regole del Trattato Ue".
Ma il decreto del Governo ha solo abolito l'art.2450 del codice civile, cosi' come era stato modificato dalla riforma del diritto societario: cioe' la possibilita' di nominare rappresentanti dello Stato nei consigli d'amministrazione di queste aziende anche se lo stesso Stato non possiede neanche un'azione, a condizione pero' che lo prevedesse una legge o lo statuto. Sicuramente la parte piu' statalista di tutta la golden share, ma che, pur alleggerendo il controllo e l'intervento, niente leva all'esistenza dell'art.2449 cc che stabilisce questa possibilita' per le aziende in cui lo Stato ha qualche azione, conferendogli ampia discrezionalita' per valutare i rischi per quegli interessi pubblici vitali su cui farsi valere come avesse una maggioranza del 50,01%.
Grossomodo e' tutto come prima: un vecchio retaggio di una economia che, pur apertasi ufficialmente al mercato, fa si' che quest'ultimo non sia tale, ma il suo opposto; con relativi risvolti su qualita' e costi dei servizi e dei prodotti al consumo.
Stiamo ancora aspettando risposta ad un'interrogazione parlamentare presentata al ministro dello Sviluppo economico lo scorso 12 luglio 2006 dall'on. Donatella Poretti (Rosa nel Pugno) (1), in cui auspicavamo che la modifica dell'attuale norma o, ancor meglio, l'abolizione della golden share avrebbe potuto significare, in assenza di posizioni privilegiate delle aziende ex-statali tra i vari competitori, un segnale forte verso le aziende tutte e i consumatori. Nell'attesa (da luglio 2006...), prendiamo atto che il Governo si e' mosso con un piccolo ritocco per evitare di finire nelle grinfie della giustizia europea e con le lenzuolate del ministro Bersani che, al pari del perdurare della golden share, sono briciole.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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