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PAR CONDICIO PER RADIO E TV PRIVATE
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Comunicato 
23 marzo 2001 0:00
 


IL TRIONFO DELL'INFORMAZIONE UNICA DI STATO, UCCIDENDO LIBERTA' D'ANTENNA E INTELLIGENZA DEI CONSUMATORI. COL RISULTATO CHE LE EMITTENTI PRIVATE SI GUARDERANNO BENE DA SVOLGERE SERVIZI D'INFORMAZIONE SULLA CAMPAGNA ELETTORALE

Firenze, 23 Marzo 2001. L'Autorita' per le Comunicazioni, in attuazione della legge sulla par condicio ha approvato il regolamento per le radio e le televisioni private nel periodi di campagna elettorale: una prima fase -antecedente la presentazione delle candidature- e' quella in cui ci saranno tribune con tempi proporzionati all'attuale consistenza dei concorrenti (che ne godranno solo se abbiano almeno due eletti al Parlamento europeo); la seconda fase -il vero e proprio periodo di campagna elettorale- tutti avranno spazi uguali (suddivisi a meta' tra coalizioni e liste). Ai candidati e' fatto divieto di partecipare a trasmissioni diverse da quelle specifiche della campagna elettorale.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' il trionfo dell'informazione unica di Stato, perche', mentre e' comprensibile (senza entrare nello specifico di come e' stata decisa l'articolazione) la cosiddetta par condicio nelle emittenti di Stato, nell'ambito privato suona proprio come un tentativo di ammazzare la liberta' d'antenna e l'intelligenza dei consumatori, considerati come degli incapaci adusi solo a farsi condizionare da qualunque cosa abbia a che fare con la trasmissione radiotelevisiva. Tutta l'informazione politica diventa come un unico blocco deciso dalla maggioranza politica il cui operato e' messo a giudizio proprio nella prossima tornata elettorale.
Sappiamo gia' le contestazioni che potrebbero essere fatte a questa nostra critica: Silvio Berlusconi imperverserebbe sulle emittenti Mediaset. Ma, forse qualcuno ha vietato, per esempio, all'editoriale de l'Unita' di fare televisioni in questi anni piuttosto che tentare e ritentare con la carta, e per giunta a spese dei contribuenti? O forse qualcun'altro ha vietato la stessa cosa a grossi gruppi industriali editoriali che non nascondono simpatie verso lo schieramento di centro-sinistra come, per esempio, l'editoriale L'Espresso? O forse non c'era un Parlamento con maggioranze precise in grado di impedire la concentrazione di emittenti nelle mani del leader dell'opposizione? No! Tutto era fattibile, e non e' stato fatto, e si vuole far pagare quest'immobilismo ai consumatori dell'informazione radiotelevisiva privata, propinandogli un prodotto ovunque uguale e sostanzialmente soporifero e inutile a informare.
L'unico risultato sara' che le emittenti private -specialmente quelle regionali e locali- rinunceranno ben volentieri a fare qualunque trasmissione abbia a che fare con la politica e le elezioni, con il risultato di lasciare il compito di informazione alla sola televisione di Stato.
 
 
 
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