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RAI E PUBBLICITA' INGANNEVOLE DEL CANONE/TASSA
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Comunicato 
24 febbraio 2001 0:00
 


PER L'ANTITRUST NON E' INGANNEVOLE PERCHE' TUTTI SANNO CHE, PUR SE SI CHIAMA ABBONAMENTO, E' UNA TASSA …. SUL SERVIZIO RADIOTELEVISIVO.
MA NON ERA UNA TASSA SUL POSSESSO DI UN APPARECCHIO TELEVISIVO?
VIVIAMO IN DUE MONDI DIVERSI, CON LEGGI DIVERSE?

Firenze, 24 Febbraio 2001. Lo scorso dicembre avevamo segnalato all'Ufficio Pubblicita' Ingannevole dell'Antitrust, la presunta ingannevolezza della pubblicita' della Rai per il pagamento della tassa sul possesso di un apparecchio televisivo: gli spot invitavano a rinnovare l'abbonamento, senza citare il fatto che si trattava di una tassa, quindi obbligatoria (nello specifico, si trattava di quella in cui si diceva "un abbonato Rai non vede l'ora di tornare a casa").
Oggi il segretario generale della Direzione "D" Comunicazioni, della stessa Autorita', ci ha risposto che non sussistono i presupposti per considerarla pubblicita' ingannevole, con queste parole: "L'Autorita' ha ritenuto, infatti, che, in quanto fatto notorio, la generalita' delle persone sia a conoscenza del carattere obbligatorio del pagamento del canone al servizio radiotelevisivo e che, pertanto, il fatto che tale obbligatorieta' possa non essere espressamente sottolineata nel corso degli spot, non appare costituire profilo di ingannevolezza dei messaggi tale da pregiudicare il comportamento economico dei consumatori".
Cosi' commenta il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' evidente che noi dell'Aduc e l'Antitrust, viviamo in due mondi diversi, con altrettante leggi diverse, perche' non stiamo parlando di un canone obbligatorio per il servizio radiotelevisivo, ma di una tassa sul possesso di un apparecchio televisivo. Perche', se fosse come dice l'Antitrust, se non si usufruisse di questo servizio, perche' pagare il canone, che invece si paga anche se si possiede un televisore con cui si guardano solo videocassette? Il fatto e' talmente notorio che anche l'Antitrust sbaglia nel chiamarlo in modo difforme da cio' che e'!
Inoltre, sostenere che, essendo fatto notorio non importa che sia ricordato, e che, di conseguenza sia lecito l'uso di parole come "abbonamento" per l'identificazione, pur sapendo che l'abbonamento attiene alla sfera delle scelte e non degli obblighi, se la sentirebbe -l'Antitrust- di sostenere altrettanto se, per esempio, i prezzi di alcuni prodotti fossero pubblicizzati al netto di Iva e senza indicazione della percentuale di aggiunta, perche' e' notorio che l'Iva va addizionata a qualunque prodotto?
Il fatto di vivere in due mondi diversi e' evidenziato anche dal fatto che al nostro servizio di consulenza online sul sito in Internet, riceviamo decine di lettere al giorno che chiedono lumi in materia, dove una vera e propria "chicca", e' rappresentata da questa di due giorni fa, per l'ignoranza in materia mostrata da chi e' preposto all'applicazione della legge e per il fatto -forse ancora piu' incredibile- di scrivere all'Aduc per saperlo, piuttosto che chiedere ad un superiore:
Vi disturbo per porvi un quesito in merito all'oggetto indicato. In data 12 febbraio la RAI mi scrive quanto di seguito: "a seguito della visita domiciliare effettuata da un nostro incaricato, desideriamo ricordarle le vigenti norme di legge che stabiliscono l'obbligo, per chiunque detenga uno o piu’ apparecchi atti a ricevere le trasmissioni televisive, del pagamento del relativo canone di abbonamento TV". In effetti ho ricevuto una visita di un distinto signore che mi ha chiesto se io possedessi un televisore, la mia risposta e’ stata "Si", e lui mi dice "le devo consegnare il bollettino per il pagamento del canone, grazie, buongiorno." Ho provato a spiegare all'incaricato della Rai le mie ragioni, senza che lui mi desse una risposta.
 
 
 
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