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SERVIZIO PUBBLICO RADIOTELEVISIVO
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Comunicato 
20 febbraio 2002 0:00
 


RETAGGIO DI MONOPOLIO E ALIMENTATORE DI DUOPOLIO
PERCHE' SMANTELLARLO PER OFFRIRE UN MIGLIORE SERVIZIO AI CONSUMATORI

Firenze, 20 Febbraio 2002. In fase di rinnovo del cda della Rai, e' bene mettere diversi puntini sulle "i". Ci sono alcune associazioni di consumatori -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- che stanno operando per promuovere e alimentare il servizio pubblico radiotelevisivo, definendolo come centrale e a tutela e garanzia dei consumatori e per il diritto dei cittadini ad essere informati. Libero ognuno di pensare come crede e agire di conseguenza, ma quanto fanno queste associazioni non riguarda i "consumatori" nel loro insieme, e tanto piu' le associazioni di consumatori sempre nel loro insieme. Il mondo associativo dei consumatori e' variegato ed ampio, e in questa varieta' l'Aduc non e' tra coloro che promuovono il servizio pubblico radiotelevisivo.
Anzi.
Gia' da anni, attraverso il nostro portale Internet si accede ad uno specifico sito che abbiamo dedicato alle problematiche Rai e alla specifica gabella che eufemisticamente viene chiamata canone e/o abbonamento. E stiamo operando, anche con una petizione, per l'abolizione di questa gabella. Come primo passo verso lo smantellamento del servizio pubblico radiotelevisivo, la cui utilita' non riusciamo a comprendere, in una societa' dell'informazione e della comunicazione che vede l'incedere impetuoso di Internet e la presenza di svariati emittenti radiofoniche e televisive. Bisogna riconoscere che e' proprio il permanere di questo servizio che ha portato il nostro Paese ad un regime di sostanziale duopolio Rai/Mediaset, dove quest'ultima, per non soccombere, ha dovuto adeguarsi alla quantita' e al sistema di comunicazione della Rai. C'e' forse un servizio pubblico d'informazione come il nostro in un Paese come gli Usa? No, sono solo previsti specifici contributi per, quando c'e', a quella o quell'altra emittente statale (non federale) che si dedica a programmi educativi. E non ci sembra che gli Usa siano gli ultimi in informazione …
In un Paese che dice di volersi dedicare alla liberalizzazione dell'economia e alla valorizzazione dell'iniziativa privata, il permanere di un sistema pubblico d'informazione e' una contraddizione in termini e in fatti. Viene creato un mercato che parte drogato e continua drogato, dove il controllore (lo Stato) e' il principale attore del mercato con una societa' che, tra l'altro, e' proprieta' del suo organismo esecutivo (il Governo, dove la proprieta' e' stata "parcheggiata" dopo la dismissione dell'Iri che deteneva il pacchetto azionario della Rai). Si puo' competere democraticamente in un mercato simile, senza cercare di mettere i piedi in testa al presunto avversario, o senza allearsi con esso in barba dei piu' piccoli? No: e' la contraddizione del mercato e della sua liberta'.
La dismissione della Rai, inoltre, oltre a non gravare piu' sui conti pubblici e sulle tasche dei sudditi che pagano la tassa/canone, liberebbe una quantita' di energie economiche e creative che per farsi valere sarebbero costrette a competere: una situazione che farebbe migliorare l'offerta, rendendo i prodotti piu' invitanti e competitivi per invogliare i consumatori.
Non lavorare in questo senso e' solo una scusa per continuare a considerare i consumatori come sudditi, bisognosi di informazione di Stato che li conduca dalla culla alla bara.
 
 
 
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