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TRUFFE TELEVISIVE, TELEFONICHE E IN GENERE. NO ALLA CREAZIONE DELLE STREGHE. NON ESISTONO SOLO LE "VANNE MARCHI" MA ANCHE AZIENDE QUOTATE IN BORSA E CON CONTRATTI DI STATO...
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Comunicato 
12 maggio 2006 0:00
 

Firenze, 12 maggio 2006. In questi giorni, rispetto ai cittadini che cascano nelle varie truffe televisive e telefoniche, l'attenzione e' focalizzata sulla sentenza che ha condannato Vanna Marchi a dieci anni. Siccome non ci piace mai la caccia alle streghe (presunta buona o presunta cattiva che sia considerata), da garantisti non ci lanciamo in commenti e denigrazioni che, invece, possono essere lette e ascoltate un po' ovunque, ma aspetteremo che l'iter della giustizia abbia fatto tutto il suo corso. Nel contempo non ci facciamo neanche coinvolgere nella presunta antipatia e spavalderia che il personaggio Marchi -per difendersi a suo modo- diffonde ovunque: abbiamo ancora nella memoria tanti presunti antipatici condannati ingiustamente, che poi ci hanno rimesso anche la vita (Enzo Tortora valga come esempio per tutti). E ci stupiamo che giudici e forze dell'ordine coinvolti nelle indagini e nei giudizi che hanno portato alla condanna di primo grado, si prestino a far "mercimonio" del loro operato per avvalorare una condanna che, proprio perche' gia' pronunciata dal giudice naturale, non si capisce perche' debba essere anche affidata ad un presunto giudizio popolare tramite mezzo mediatico.
In questo momento ci preme anche ricordare le truffe che, in modo decisamente meno becero e popolano delle varie "Vanne Marchi", vengono quotidianamente perpetuate ai danni dei consumatori da grande aziende quotate in Borsa, con capitale azionario conteso ad ogni distribuzione e profitti milionari: stiamo parlando delle aziende telefoniche, Telecomitalia in testa, che sguinzagliano orde di venditori e telefonisti che si insinuano nella vita privata di tutti noi e, pur senza il nostro consenso, caricano le nostre bollette di costi inesistenti, servizi mai chiesti: tutti piccoli importi che spesso contestarli -da parte del singolo utente- costa piu' del loro specifico valore, ma che, moltiplicati per i milioni di utenti che li subiscono, costituiscono ingenti guadagni illeciti.
Contro queste politiche commerciali non c'e' una grande mobilitazione di gogna mediatica (meno male) come per la Vanna Marchi. Certamente usano mezzi meno rozzi, ma, siccome alla base c'e' pur sempre quel danno che non ha colore ed espressione -il denaro- non si capisce perche' non ci sia altrettanta attenzione mediatica e di giustizia.
Il nostro sistema
(che e' quello che ha generato e continua a generare le "Vanne Marchi") si comporta in modo diverso a seconda dei soggetti che ha di fronte: prima di prendere provvedimenti contro quelli in cravatta e modi gentili di fare (con collegamenti fin dentro governo e parlamento) deve "cascargli il morto davanti"... e neanche tanto: mentre per coloro che storpiano la lingua e i verbi italiani quando si esprimono, coinvolgendo di conseguenza persone allo stesso livello di comunicazione, e' piu' facile che scatti un provvedimento che, come nel caso di Vanna Marchi, si trasforma in gogna e disprezzo.
Per evitare di parlare nel vuoto, invitiamo a verificare queste nostre accuse nella rubrica "Cara Aduc" sul nostro portale in Internet, dove primeggiano le truffe di quelli coi modi gentili; truffe che chiedono giustizia, ma che quasi sempre si scontrano con il complicato e intricato meccanismo per poterla avere. Per i consumatori, invece, e' bene non scoraggiarsi e credere di essere disarmati: associazioni come la nostra ci sono proprio per dare questa forza e queste armi.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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