Sull'indipendenza politica dei media in generale, l'Italia ottiene un punteggio del 52%, situandosi all'interno della fascia di rischio medio. E' quanto emerge dal
Media Pluralism Monitor, lo strumento di ricerca progettato dal Centro per il pluralismo e la libertà nei media per individuare i rischi potenziali nell'informazione nell'Ue.
"Salvaguardare l'indipendenza politica dei media è una preoccupazione urgente, data la presenza di un controllo politico diretto o indiretto sui principali organi di informazione - si legge nel rapporto -. I rischi per l'autonomia editoriale derivano da fragili garanzie regolatorie, che consentono interferenze nelle nomine editoriali".
Il rapporto invita, dunque a: "Introdurre una legislazione per limitare significativamente l'intreccio tra potere politico e organi di informazione o agenzie di stampa. Adottare una riforma della legislazione sui conflitti di interesse che stabilisca una disciplina unitaria applicabile alle posizioni governative a tutti i livelli".
Nell'area della Tutela dei diritti fondamentali, l'Italia registra un punteggio di rischio medio pari al 34%, che indica un'aderenza ai prerequisiti legali di base per la libertà e il pluralismo dei media. "Tuttavia, rispetto al precedente rapporto, il livello di rischio è aumentato", si spiega, registrando "segnali preoccupanti riguardanti le condizioni dei giornalisti e la possibilità che siano soggetti a pressioni e minacce.
Le riforme legislative in materia di diffamazione e di garanzie contro le SLAPP (c.d. querele temerarie), rimaste in sospeso, contribuiscono a questo rischio, aggravato dall'aumento dei procedimenti penali e civili contro i giornalisti, anche da parte di membri del governo".
Le minacce economiche, inoltre, costituiscono il rischio principale per il pluralismo dei media in Italia, influenzando la diversità, la sostenibilità e l'integrità editoriale.
Il pluralismo di mercato rimane a un rischio medio del 61%, con un leggero miglioramento. Tuttavia, la sostenibilità dei media permane a un livello di rischio elevato, accompagnandosi a preoccupazioni per la concentrazione sia nella fornitura di contenuti che nel panorama dei media digitali. Nell'area della Inclusione sociale si registra un rischio medio (54%). L'uguaglianza di genere nei media si conferma quale l'indicatore più problematico e riflette una sottorappresentazione "grave, sistematica e ingiustificata del genere femminile nella governance delle aziende editoriali, nei vertici degli organi di stampa e anche nella partecipazione a programmi di informazione e politica".
L'indicatore Alfabetizzazione Mediatica rimane invariato e si attesta a un livello di rischio elevato: non ci sono stati cambiamenti sostanziali rispetto all'anno precedente, confermando la mancanza di una strategia nazionale efficace. (ANSA).
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