Entro la fine dell’anno si dovrà decidere come continuare a finanziare la tv di Stato, Rai. Il cosiddetto canone, che in realtà è imposta sul possesso di un apparecchio tv. La riscossione attuale in bolletta elettrica, in vigore dal 2016, è stata bocciata dall’Ue (
oneri estranei alla materia) e di recente è stato accolto un ordine del giorno (1) che impegna il governo a metterci mano. Varie le ipotesi: francese (insieme a tassa casa), britannica e svizzera (riscossione diretta, com’era prima della bolletta luce con il 27% di “evasori” presunti), israeliana (tassa automobile).
Stiamo parlando di importi che, per questo servizio pubblico, dal 2019 si attestano sui 1.630 milioni. Importi che l’attuale dirigenza Rai lamenta sempre come insufficienti e propone diversi metodi per estendere il pagamento anche oltre gli attuali contribuenti,
facendo pagare la visione streaming via Internet.
A nostro avviso ci sono due strade che non dovrebbero essere sottovalutate, per gli aspetti economici e politici.
La prima sarebbe quella dell’abolizione della riscossione diretta, facendo rientrare i costi nella fiscalità generale, così come già avviene in Svezia, Norvegia, Finlandia, Belgio, Olanda e Spagna. Ipotesi che non comporterebbe cambio politico nel modo di gestione: i partiti che decidono come, dove, quando. Servizio pubblico con super unità nazionale, anche oltre quella attuale del governo Draghi. Tutti contenti: informazione e intrattenimento di Stato spartiti rispetto a partiti che rappresentano la metà del corpo elettorale (gli altri non vanno a votare). Leggi antitrust sempre violate (abuso posizione dominante), visto che Rai compete sul mercato pubblicitario con altre emittenti che non percepiscono canone.
La seconda sarebbe dare seguito a quanto deciso - e mai attuato - dagli italiani con un referendum alcuni fa: la Rai privatizzata. Servizio pubblico di informazione concesso in appalto con gara, per un servizio istituzionale senza pubblicità. Quindi fuori i partiti dalla gestione, affidata solo a professionalità economica e giornalistica. Fine della competizione illegale di oggi con altre emittenti nazionali e locali. Liberazione del mercato.
Ci sarà voglia di scegliere la libertà o, visto che a scegliere dovranno comunque essere gli stessi che oggi godono privilegi in mancanza di questa libertà, continueranno a mantenere il proprio potere?
1 – Maria Laura Paxia (Gruppo Misto)
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