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 ITALIA - ITALIA - Riforma canone Rai: un fiume di proposte
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Notizia 
30 settembre 2009 12:39
 
Una riforma del capitolo canone sarebbe auspicabile, riforma da farsi - possibilmente - "con un percorso condiviso in Parlamento". Lo ha detto Paolo Romani, viceministro delle Comunicazioni, a margine del convegno alla Camera dedicato a questo capitolo e a cui hanno preso parte il presidente della Rai Paolo Garimberti, i componenti del Cda Angelo Maria Petroni (relatore), Antonio Verro, Guglielmo Rositani e Rodolfo De Laurentiis, e i vicedirettori generali Antonio Marano, Gianfranco Comanducci e Lorenza Lei.
Paolo Romani, viceministro delle Comunicazioni ha sostenuto che la proposta di agganciare il canone alla bolletta elettrica, cosi' da scongiurare o quanto meno contenere il rischio di un'evasione del pagamento, e' "suggestiva". E ce ne sono anche altre: attribuzione di nuovi poteri all'amministrazione finanziaria; indicare nella dichiarazione dei redditi il possesso o meno dell'apparecchio televisivo, e quindi assumersi la responsabilita' di una dichiarazione non veritiera. Un unico gestore elettrico agevolerebbe l'onere della prova inversa da parte del cittadino, ma - ha sottolineato Romani - la questione si complica nel momento in cui si considera che in Italia i gestori dell'energia elettrica sono diversi, "e a quel punto chi deve far scattare la sanzione? Vedo difficile che il gestore elettrico di un piccolo centro si faccia carico di recuperare una somma per lo Stato, cioe' per la Rai". A questo punto una riforma del capitolo canone sarebbe auspicabile, ha detto il viceministro. Quanto ad oggi, l'importo del canone di abbonamento Rai "puo' essere mantenuto al livello attuale, o addirittura abbassarlo con la lotta all'evasione".
Romani ha ribadito che "come governo siamo assolutamente contrari alla campagna di stampa di alcuni quotidiani contro il pagamento del canone". Ed ha poi sottolineato un altro aspetto non meno importante: "Il fatto che le risorse commerciali oggi consentano alla Rai di sopperire alla carenza di risorse dal canone per poter espletare il servizio pubblico finisce con l'inquinare la qualita' della programmazione, e questo e un problema da non sottovalutare". A proposito di servizio pubblico, Romani si e' detto "convinto del ruolo fondamentale della Rai, specie poi nella piattaforma digitale. E ferme restando la completezza, la serieta', la trasparenza e il rispetto del pluralismo, la programmazione dovrebbe essere caratterizzata da una gamma di trasmissioni che nel cittadino dovrebbe indurre la percezione positiva del servizio pubblico. Quando invece ci sono campagne di stampa che non condividiamo, quando si parla di canone da non pagare, e' evidente che l'abbonamento e' visto come una tassa odiosa".
Nel nuovo contratto di servizio si dovrebbe garantire - ha aggiunto Romani - una programmazione popolare e non di nicchia. Ma tra qualita' dell'offerta, percezione del cittadino, qualita' della programmazione, rimane sempre in piedi il problema dell'evasione, che in Italia e' nell'ordine di almeno il 28 per cento, con prevalenza al Sud. Ed e' sulla lotta all'evasione che Romani, ma non solo, punta. Attraverso essa si potrebbe arrivare a una svolta e garantire servizi.
Il prossimo anno -ha ricordato ad esempio il presidente della Rai Paolo Garimberti- ci sono due importanti appuntamenti sportivi: i Mondiali di calcio in Sudafrica a giugno e le Olimpiadi invernali a Vancouver, "e il canone ci serve anche per questo, per quanti non hanno altro modo per seguirli non avendo la tv satellitare". Canone che comunque, nei volumi dell'attuale effettiva raccolta, "non basta a coprire tutto cio' che e' richiesto alla Rai in fatto di servizio pubblico" e solo attraverso la raccolta pubblicitaria si riesce a compensare il gap. "L'evasione - ha detto ancora Garimberti - ci pone nelle condizioni di non poter adeguare i nostri compiti", eppure se in Italia c'e' il digitale e' proprio grazie alla Rai e al canone stesso. "Senza la Rai - ha infatti concluso il presidente di viale Mazzini - non ci sarebbe stato il digitale, il canone e' servito ancora a fare qualcosa di utile per il Paese".
Tra gli interventi anche quello di Paolo Gentiloni, ex ministro alle Comunicazione del Pd, il quale ha rilevato come il canone "e' ormai qualcosa di superato, anche perche' diventa difficile quantificare gli apparecchi: basti pensare alle camere di'albergo, al fatto che si usi il pc per vedere la televisione e altro ancora, e inoltre va aggiunto l'aspetto dell'evasione. E poi il carattere annuale e' anch'esso un'altra fonte di guai".
Un modo per andare oltre "e' la proposta avanzata da Petroni (canone in bolletta elettrica), anche se poi finirebbe con il configurarsi come tassa sul Sud". Ma piu' in generale, "le difficolta' che attraversa oggi la legittimazione del servizio pubblico e il dissenso attorno allo strumento canone non e' che possano essere diverse in caso di strade alternative. E accadrebbe lo stesso anche con l'inserimento in bolletta elettrica". Gentiloni si e' chiesto "come si rilegittimerebbe il servizio pubblico in una situazione di evoluzione tecnologica?", aggiungendo "e' chiaro che un calo della pubblicita' e un aumento del finanziamento pubblico deve accompagnarsi a una soglia antitrust per la tv commerciale". E ancora: "In che direzione va la Rai? Vedo due, tre dei capisaldi del servizio pubblico in difficolta': il dibattito sul pluralismo, l'indice di qualita' che non prende piede e si dice che costa troppo, e pero' per il servizio pubblico va detto che la qualita' e' la discriminante fondamentale. Speriamo che nel nuovo contratto di servizio la presenza della Rai sul web non sia messa in discussione, ed anzi la Rai si faccia forte della gratuita' dei suo contenuti". In definitiva Gentiloni ha chiesto "recuperiamo alla Rai una missione di servizio pubblico nelle sue scelte".
Un altro intervento e' stato quello di Carlo Malinconico, presidente della Fieg (federazione degli editori), il quale ha sottolineato che "se per il servizio pubblico ci fosse un finanziamento che attraverso il canone ne soddisfacesse le caratteristiche di servizio pubblico, si libererebbero risorse da destinare alla carta stampata, sarebbe un enorme beneficio". Il sistema dell'editoria e' in profonda sofferenza - ha ricordato Malinconico -, "ma e' una crisi dovuta molto a una peculiarita' tutta italiana: la gran parte delle risorse pubblicitarie va alla televisione e solo in minima parte alla carta stampata. Problema molto serio e da affrontare con molta onesta'. E' importante che ci sia una corretta individuazione del servizio pubblico".
(Agi)
 
 
 
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