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 ITALIA - ITALIA - Rovati: separare la rete da Telecom Italia
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17 febbraio 2007 0:00
 
'Separare la rete da Telecom Italia e' nell'interesse dell'azienda e del mercato. Ed e' l'unico modo per tutelare l'interesse nazionale senza dover condizionare le scelte strategiche di un'impresa privata'. Ad affermarlo in un'intervista a 'Il Sole-24 Ore', e' Angelo Rovati, l'ex consigliere economico del presidente del Consiglio Romano Prodi che proprio per aver 'suggerito' lo scorporo della rete all'allora presidente di Telecom Italia Marco Tronchetti Provera fu costretto a lasciare l'incarico alla presidenza del Consiglio. L'importante, spiega Rovati commentando le dichiarazioni del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni che sostiene che nazionalizzare la rete di Telecom Italia sarebbe un errore pur riconoscendo che l'interesse dello Stato deve essere tutelato, 'e' aver aperto un dibattito fondamentale per il futuro del paese. Io -sottolinea Rovati- resto della mia idea: la rete va scorporata da Telecom e quotata in borsa. Con un flottante del 70% e un nocciolo duro del 30%, composto da azionisti pubblici e privati, che garantisca la tutela di un asset nazionale'. Il modello a cui Rovati si ispira non e' quello di una nazionalizzazione: 'penso al modello di open reach, l'ex rete di British Telecom, oppure alla separazione tra rete e servizio sul modello di Terna. La rete puo' essere quotata in Borsa e controllata da azionisti di riferimento italiani. Anche Telecom potrebbe restare nel capitale: con una buona governance si risolverebbero i conflitti di interesse'.
Per quanto riguarda chi dovrebbe sottoscrivere la quota del nocciolo duro, Rovati sottolinea che 'non e' obbligatorio' che il 29,9% 'sia preso tutto dalla Cassa Depositi e Prestiti o dal fondo F2i, che poi e' una costola della Cdp'. L'importante, spiega l'ex consigliere economico del presidente del Consiglio, 'e' che ci siano due o piu' soggetti che, in caso di ribaltoni, raid esteri o di opa ostili, siano in grado di rilanciare: a loro, deve essere garantita una prelazione per tutelare l'interesse nazionale di un asset strategico'. Anche Telecom Italia, aggiunge, 'potrebbe mantenere una quota e far parte dei soci stabili: non dimentichiamo che la compagnia ha come azionisti importanti imprenditori italiani come Tronchetti Provera e la famiglia Benetton. Averli nel capitale della rete sarebbe importante'. Messa al sicuro la rete verrebbe meno anche il problema della proprieta' di Telecom Italia. 'Se il controllo nazionale sulla rete e' garantito, la compagnia telefonica -sottolinea Rovati- potrebbe anche essere venduta a un operatore straniero: la questione dell'italianita' cadrebbe automaticamente. E poi, anche Telecom avrebbe importanti benefici: se si collocasse in Borsa il 70% della societa' della rete -che secondo alcune stime vale circa 30 miliardi- il beneficio sulla posizione finanziaria netta di Telecom sarebbe di 21 mld. Con questi soldi -conclude Rovati-, si potrebbero dimezzare i debiti, liberando risorse per investire e crescere all'estero. Con un debito piu' basso, Telecom da preda diventerebbe cacciatore. E non ci sarebbe piu' il problema dell'italianita' del controllo'.
 
 
 
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