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 ITALIA - ITALIA - Vendita Telecom Italia: le reazioni politiche
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2 aprile 2007 0:00
 
"Grandissima preoccupazione": questa la prima reazione del Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, alla notizia che ieri pomeriggio un Consiglio di Amministrazione straordinario di Pirelli S.p.a. ha valutato "favorevolmente" due distinte offerte di AT&T e American Movil, ciascuna per l'acquisto di un terzo delle azioni di Olimpia, holding di controllo di Telecom Italia. Il Ministro Gentiloni, così come il vertice del Governo, sono stati informati solo nel pomeriggio della riunione straordinaria del C.d.A. di Pirelli, convocata per valutare le offerte di acquisto di Olimpia. Il Governo - dice la nota - seguirà con grande attenzione l'evolversi della situazione. Nei giorni scorsi il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, in merito alla decisione di Pirelli di mettere in vendita la quota di controllo di Olimpia, aveva dichiarato che il Governo italiano "non poteva essere indifferente al destino della rete di Telecom Italia, in quanto infrastruttura non replicabile e strategica, cui il Paese non può rinunciare". Gentiloni aveva anche auspicato che il sistema industriale e finanziario italiano sapesse reggere questa sfida.

'Quando ci sono vicende cosi' complicate, come quella di Telecom, e' chiaro che qualche preoccupazione c'e''. Il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco risponde cosi' ai giornalisti che gli chiedevano una valutazione sulla vendita di Telecom agli americani o ai messicani. "Di questa cosa non ne sapevo niente, l'ho appresa dai giornali'. Quanto alla possibilita' che il Tesoro eserciti la golden share, Visco si e' detto scettico. 'Mi sembra che con le nuove normative sull'Opa, questa possibilita' per il Tesoro non sia applicabile'. Comunque, ha concluso Visco, "la partita mi pare sia ancora aperta".

'La politica stia fuori da queste vicende, lasci agire il mercato'. Cosi' il ministro per le Politiche europee Emma Bonino a Radio Radicale sul caso Telecom. 'Senza entrare in dettagli, vorrei dire poche cose: non dovrebbe importare molto il passaporto dell'azionista di maggioranza, anche perche' non sono sicura che l'italianita' del capitale, quando parliamo di gente come Tavaroli e soci per capirci, sia una garanzia di per se'', osserva Bonino a proposito dell'offerta americana su Telecom. 'Quando le nostre aziende vanno all'estero si applaude, non vorrei che quando questo tocca ad un asset italiano si gridi al 'no pasaran'. Viviamo in un'epoca di globalizzazione, i capitali si spostano, e non e' il caso di chiudersi. Diciamo sempre che vogliamo attrarre capitali stranieri e poi non ce ne va bene nessuno', aggiunge Bonino. 'Telecom sara' anche italiana ma ancora meta' del paese non ha la banda larga, i servizi all'impresa non sono decisamente all'avanguardia, e insomma il passaporto italiano non ha garantito una gestione brillante. Si vedra', sicuramente le Tlc sono un settore sensibile, e io penso che il questo mercato debba avere una regolazione europea, ma non mi metto a gridare piu' di tanto'. 'Dico anzi, per favore, che la politica stia fuori da queste vicende e lasci davvero agire il mercato'.

"Condivido le preoccupazioni espresse da piu' parti, e credo che l'Italia dovrebbe fare ne' piu' ne' meno di quanto fatto da tutti gli altri Paese europei per garantire una forte presenza nazionale in un settore chiave come quello delle telecomunicazioni". Lo dice Giuseppe Giulietti, componente della commissione di Vigilanza Rai, commentando la vicenda Telecom. "Per questo motivo c'e' bisogno che la questione che riguarda Telecom sia illuminata a giorno -aggiunge l'esponente Ds-, soprattutto perche' dentro Telecom c'e' una societa' che si chiama 'Tim media' di cui fanno parte Tv e agenzie di stampa, una presenza nel settore dell'editoria che deve essere salvaguardata. Non vorrei che nell'indifferenza generale, questo patrimonio terminasse nelle mani dei soliti noti e di qualche prestanome".

"Mi pare un fatto contrario agli interessi del Paese. E' l'esito spregiudicato di un'operazione condotta a debito e senza denari propri". E' il commento di Mario Barbi, intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it sulle trattative tra i due operatori telefonici stranieri, l'americana AT&T e la messicana Telecom Movil, e Marco Tronchetti Provera per l'acquisto di due quote di Olimpia, la holding che controlla Telecom Italia. "Visto che ho il ruolo di capogruppo dell'Ulivo in Commissione Trasporti e Comunicazioni, certamente chiedero' che la questione venga posta all'ordine del giorno e che venga discussa in quella sede e tematizzata. Vedremo con il presidente in che forma". Poi l'affondo finale: "Capitalisti senza capitali. E' veramente una cosa inquietante".

"Sono anch'io 'preoccupato', ma non per le trattative avviate da Olimpia (evento assolutamente fisiologico e da rispettare), bensi' per la deriva dirigista e interventista della politica e del governo, sulla vicenda Telecom". Lo afferma Daniele Capezzone, presidente della commissione Attivita' produttive della Camera. "C'e' da rimanere sconcertati dinanzi al 'coro' di ministri che da ieri sera si e' levato, con una voce sola... Dico alla politica, al governo, ai ministri che sono intervenuti a tamburo battente: giu' le mani dal mercato.Lasciamo che le forze del mercato possano agire e interagire senza interferenze politiche. E basta con i cori 'contro lo straniero', che in Italia non hanno mai procurato nulla di buono. È molto grave che, prima contro l'ipotesi Murdoch, poi contro la validissima (a mio avviso) trattativa con la spagnola Telefonica (forse il progetto piu' interessante dal punto di vista della strategia industriale), e ora rispetto alle offerte americana e messicana, ci sia questa sospetta levata di scudi politica. La stessa politica che era invece entusiasta, anche qui in modo sospetto, quando le banche sembravano protagoniste assolute della partita. Per non parlare di quel che accadde con il 'piano Rovati', pagina opaca tuttora da chiarire".

Tronchetti Provera 'ha messo in ginocchio un'azienda e ora la vuole vendere e smembrare. Bisogna impedirlo'. Lo afferma Gennaro Migliore, capogruppo del Prc alla Camera, secondo il quale 'bisogna impedire quanto sta accadendo', vale a dire il via libera alle trattative con il gruppo Usa At&T e quello messicano America Movil per la cessione del 66% di Olimpia, la societa' che controlla il 18% di Telecom Italia. 'Non solo penso che si debba fare attenzione, penso che si debba impedire e cosi' come avevamo detto ai facili profeti della privatizzazione che sarebbe stato un disastro, oggi diciamo fate qualcosa perche' il processo di privatizzazione di un asset strategico, addirittura con un smembramento possibile, mette a rischio lavoratori e anche una funzione cosi' importante per le infrastrutture del nostro paese'. 'Non sono sconcertato, purtroppo me lo aspettavo affidare in mano al mercato settori cosi' importanti senza una investimento di carattere pubblico e' sempre molto rischioso. Tronchetti Provera ha pensato come un raider a prendere il suo capitalgain e a scappare in questo caso si e' trattato addirittura di una pratica fallimentare. Ha messo in ginocchio un'azienda e ora la vuole vendere e smembrare. Bisogna impedirlo'.

Il ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais, si dice preoccupato della vicenda Telecom e sottolinea che il controllo dovrebbe restare nazionale. "Una grande impresa di telecomunicazioni dovrebbe avere un controllo nazionale - ha detto a Napoli a margine di un convegno il ministro - è una cosa sulla quale bisogna andare con i piedi di piombo e su cui dobbiamo meditare con calma". Nicolais definisce "preoccupante" l'interessamento di due società straniere, una americana l'altra messicana, per l'acquisto di un terzo della holding Olimpia che controlla il 18% di Telecom Italia.

"E' patetico lo sconcerto di alcuni esponenti del governo di fronte alle vicende della Telecom. Potevano pensarci prima, quando si sono mossi goffamente con invadenza, creando tensioni e difficolta' per la principale azienda di telecomunicazioni italiana. Oggi che c'e' un'offerta straniera, c'e' solo un modo per far si' che la proprieta' di Telecom resti italiana: che qualcuno in Italia faccia un'offerta migliore. Questa e' la logica del mercato". Lo dichiara Maurizio Gasparri dell'esecutivo di Alleanza Nazionale. "Ovviamente, sono tra coloro che si augurano che Telecom possa rimanere italiana non soltanto di nome, ma non puo' essere il dirigismo o una sorta di esproprio pubblico che puo' garantire un futuro tricolore a questa azienda. Banchieri, gruppi finanziari e chi ha risorse si muova mettendo mano al portafoglio. Di fronte a questa vicenda - aggiunge Gasparri - viene poi da ridere a pensare alle comiche proposte di riforma del sistema radiotelevisivo avanzate dal centrosinistra. Di fronte alla globalizzazione dei mercati e ai massicci investimenti internazionali che riguardano sia il settore delle telecomunicazioni che quello televisivo in Italia (Telecom controlla anche alcune televisioni) appare ridicolo il tentativo di rendere ancora piu' piccole Mediaset e la Rai. La cronaca di questa ore - conclude Gasparri - cancella definitivamente i gia' defunti tentativi di riforma del sistema radiotelevisivo. La legge vigente e' quanto mai attuale ed anzi va rafforzata, non certo cancellata".

'Sono convinto della necessita' che il governo svolga una funzione di costante e permanente monitoraggio di quanto sta accadendo e che sia salvaguardato, pur nell'approccio del libero mercato, un ruolo forte e nazionale nella gestione dell'azienda piu' importante delle telecomunicazioni'. Cosi' Paolo Cento, sottosegretario all'Economia, intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it sulle trattative tra i due operatori telefonici stranieri, l'americana AT&T e la messicana America Movil, e Marco Tronchetti Provera per l'acquisto di due quote di Olimpia, la holding che controlla Telecom Italia.

"Oltre ogni disputa, che potrebbe apparire teorica, sulla inopportunita' di sbarrare la strada allo 'straniero', le preoccupazioni circa l'offerta di AT&T e America Movil per il controllo di Olimpia espresse da alcuni esponenti del Governo sono del tutto fuori luogo". Lo afferma Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e deputato di Forza Italia. "In primo luogo perche' si tratta di due primari operatori mondiali delle Tlc che saprebbero assicurare a Telecom adeguate prospettive tecnologiche e industriali al servizio dell'economia italiana. In secondo luogo perche' l'offerta americana arriva dopo che per settimane o mesi dopo l'annunciata volonta' di Tronchetti di passare la mano, nessun soggetto 'italiano' e' stato in grado di avanzare un'ipotesi credibile di acquisto del controllo di Telecom. Nessuno. Nemmeno i tanto osannati 'giganti' del credito, che pure sciorinano bilanci scintillanti e che gratificano con super-compensi i loro non pochi manager, sono stati in grado di produrre un progetto finanziario e industriale atto a salvaguardare l'italianita' di Telecom senza comprometterne il futuro industriale.Infine una questione, questa si', che dovrebbe preoccupare ed occupare la politica: la ormai certificata inadeguatezza del Testo Unico sulla Finanza nella tutela degli investitori di minoranza. Sarebbe infatti la seconda volta che il controllo di Telecom passa di mano senza che gli acquirenti 'transitino' dai mercati e quindi senza che i piccoli azionisti possano trarre beneficio alcuno dall'operazione", conclude Della Vedova.

"Nel pieno rispetto dell'autonomia nelle decisioni della proprieta', che ovviamente deve dare conto innanzitutto ai propri azionisti, credo che ci sia da essere piuttosto preoccupati. Da un lato non e' chiaro quale sia la prospettiva industriale che emergerebbe da questa acquisizione e, nello stesso tempo, il rischio che il sistema paese debba rinunciare alla piu' grande azienda nel settore delle telecomunicazioni, consegnando a societa' estere il controllo di questa realta', e' ovviamente un problema molto serio che implica una serie di altri aspetti sui quali forse e' opportuno riflettere". Cosi' il senatore dell'Ulivo Nicola Latorre, braccio destro di Massimo D'Alema, intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it sulle trattative tra i due operatori telefonici stranieri, l'americana AT&T e la messicana America Movil, e Marco Tronchetti Provera per l'acquisto di due quote di Olimpia, la holding che controlla Telecom Italia. "Quindi, il giudizio complessivo, pur nel rispetto delle determinazioni della proprieta', e' molto preoccupato. Cercheremo comunque di capire meglio nei prossimi giorni. Il governo, in concreto, non puo' fare altro che esprimere delle opinioni e fare delle valutazioni. Come hanno fatto i ministri Gentiloni e Bersani. Ma, dopodiche', piu' di questo non credo si sia nelle condizioni di fare".Infine, conclude Latorre, 'resto dell'opinione che poter preservare il carattere nazionale di questa grande azienda sarebbe un fatto positivo'.

'Credo che la questione debba essere attentamente seguita e il governo ha tutti gli strumenti e l'attenzione necessari'. Lo ha detto il segretario dei Ds Piero Fassino rispondendo ad una domanda sulla vicenda Telecom. 'Vediamo cosa matura nelle prossime ore certamente non siamo indifferenti e insensibili sull'esito di questa vicenda'. 'E' una situazione molto delicata quella di Telecom che va guardata con preoccupazione. Naturalmente non e' in discussione il diritto di chi possiede delle azioni di metterle sul mercato. Cosi' come il nostro Paese e' aperto agli investimenti stranieri. Il problema e' sapere che il settore delle telecomunicazioni e' strategico per la vita di ogni nazione e che anche nei paesi piu' liberisti c'e' grande attenzione agli assetti proprietari e produttivi del settore delle telecomunicazioni'. 'In Italia mi pare che non sia risolta la distinzione tra gli operatori di telefonia e chi possiede la rete. Puo' creare non pochi problemi il fatto che la rete, che in tutti i principali paesi del mondo e' di proprieta' pubblica mentre sono privati gli operatori, qui rischia di diventare proprieta' di uno degli operatori'.

L'ipotesi di accordo fra Telecom e At&t e America Movil pone un 'problema non piccolo. La privatizzazione fatta anni addietro rischia di diventare ora la svendita di un ulteriore apparato produttivo italiano. Su questo va aperta una discussione politica'. E' il parere del ministro della Solidarieta' Sociale Paolo Ferrero. Per il ministro 'non si puo' svendere l'Italia un pezzo alla volta'.

"C'e' il serio rischio che l'Italia diventi una sorta di 'colonia industriale' americana. Telecom Italia e' un patrimonio rilevantissimo del nostro sistema industriale che non puo' in alcun modo essere penalizzato con piani di vendita a privati o spezzatini che avrebbero ricadute pesantissime sui livelli occupazionali. Il Governo si attivi immediatamente a tutela di questa importante azienda nel settore delle telecomunicazioni". E' quanto afferma Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera.

"Il mercato e' sovrano ed aperto, dunque se l'operazione di vendita di Telecom e' positiva, non ci possono essere spazi o margini per il governo atti ad impedirla". Lo afferma Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera, che aggiunge: "E' pero' evidente che lo Stato, non puo' essere disinteressato di fronte a un evento tanto importante, che di fatto priverebbe il nostro Paese dell'ultimo operatore nazionale in un settore strategico come quello delle telecomunicazioni. Per questo chiediamo al governo un impegno forte affinche' i vertici Telecom chiariscano da subito quale sara' il futuro del settore dal punto di vista strategico e culturale. Quello a cui siamo giunti oggi, se ce ne fosse ancora bisogno, e' la dimostrazione del clamoroso fallimento del metodo con il quale si sono portate avanti le privatizzazioni nel nostro Paese, quasi sempre segnato da una cultura speculativa piuttosto che industriale a danno dei cittadini e dei consumatori".

'Ho l'impressione che la politica, ma solo quella di sinistra, abbia largamente pasticciato con la Telecom, favorendo scalate e facendo in modo che il problema oggi sia esattamente nei termini in cui era piu' o meno dieci anni fa. Ovvero una societa' fortemente indebitata per il costo di acquisizione e non per l'esercizio che invece procura utili importanti'. Cosi' il responsabile media di Forza Italia Paolo Romani, intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it sulle vicenda Telecom Italia. L'esponente azzurro contesta che 'dalla sinistra si utilizzino aggettivi come inquientante, quando inquietante - dice - e' stata tutta la storia Telecom, soprattutto quando gli esponenti politici della sinistra hanno favorito la scalata di questo o di quell'altro. Ho l'impressione che su queste cose e' bene che la politica faccia un passo indietro'. Per quanto riguarda il merito, comunque, 'potrebbe essere un problema il fatto che ormai le grandi aziende di questo Paese sono in mani straniere. Potrebbe essere un problema per Telecom, come per Alitalia o Autostrade', afferma Romani. A chi gli chiede se Mediaset sia interessata, Romani risponde: 'Non ne ho la minima idea. So che a Mediaset sono attenti osservatori di qualsiasi azienda, hanno un occhio imprenditoriale, non finanziario', ma 'non so assolutamente nulla - conclude - salvo che se per caso dovessero essere interessati a Telecom, sicuramente l'analisi sarebbe strettamente aziendale'.

'Quello che accade sulla vicenda Telecom e' il frutto amaro delle privatizzazioni. In Italia sono spariti tutti i 'gioielli di famiglia'. Se non vi sara' una rapida e brusca inversione di tendenza, a pagare saranno sempre i lavoratori e gli utenti'. Lo afferma Marco Rizzo, eurodeputato del Pdci.

"Ora gridare allo scandalo e sbandierare un nazionalismo fuori luogo sulla vendita di Telecom agli stranieri e' veramente ridicolo da parte dei vari esponenti del centrosinistra. Questi signori dovevano pensarci prima, sin dal tempo dell'affare Rovati. Ora vedremo esplodere ancora piu' forti le contraddizioni all'interno dell'Unione sulle finte liberalizzazioni volute da Bersani. Questo governo e questo maggioranza continuano a fare figure peregrine visto che Prodi, Padoa-Schioppa e Bersani della possibile vendita di Telecom l'hanno saputo solamente dagli organi di stampa". Lo ha detto Giuseppe Marinello, componente del direttivo del gruppo di Forza Italia della Camera dei deputati.

Telecom rischia ora una 'ulteriore fase di stallo e di incertezza con pericoli di spacchettamento' e la soluzione prospettata 'potrebbe essere conveniente per Tronchetti Provera ma in contrasto con gli interessi di sviluppo dell'azienda e del Paese'. Sono queste le indicazioni contenute in una nota firmata congiuntamente dalla segreteria nazionale della Cgil e dalla segreteria nazionale della Slc-Cgil, il sindacato di settore. 'Nella serata di Domenica 1 aprile e' stato deciso dal Cda di Pirelli di dare mandato al suo Presidente a trattare in esclusiva la cessione ad AT&T e American Movilas - inizia la nota - Si tratta della conferma di vendere gia' presa nelle scorse settimane da Pirelli. Con questo annuncio si apre tuttavia un problema nuovo rispetto al quale e' necessario prendere una posizione chiara poiche' la soluzione potrebbe essere conveniente per Tronchetti Provera ma in contrasto con gli interessi di sviluppo dell' azienda e del Paese'. Secondo la Cgil, 'le imprese americane comprerebbero con poca spesa Telecom Italia grazie alla struttura della catena di controllo piu' volte denunciata dal sindacato come il vero punto debole che ha impedito alla azienda di crescere e che ora la penalizza definitivamente. Telecom, occorre dirlo,rischia una ulteriore fase di stallo e di incertezza con pericoli di spacchettamento del resto gia' anticipati in relazione a Telecom Italia Media. Continuiamo a ritenere una debolezza l'attenzione che tutti i soggetti interessati,a partire dalle banche, continuano a rivolgere esclusivamente all'acquisizione di Olimpia e non al resto della platea azionaria. Non va neanche sottovalutata la dimensione internazionale di questa trattativa rispetto alla quale c'e' il rischio di uno svuotamento del patrimonio tecnico e professionale dell'azienda insieme all'incertezza che ancora permane sugli assetti regolatori della Rete'. Il sindacato critica anche l'atteggiamento del governo. 'Appare positivo ma in ritardo il giudizio critico che singoli ministri hanno espresso rispetto alle decisioni di Pirelli di trattare con AT&T e American Movilas. Sono mesi che il Governo ha deciso di non intervenire direttamente e quando lo ha fatto,come da ultimo ancora il Presidente del Consiglio, e' sembrato dare un avallo preventivo alle decisioni poi assunte dall'azionista di riferimento. Sono inevase le richieste di incontro che a piu' riprese il sindacato ha fatto nei confronti dell'esecutivo. Non resta quindi che la strada di una forte unita' tra i lavoratori ed una iniziativa conseguente ad ottenere l'avvio di un confronto ormai ineludibile. Punti di riferimento per il sindacato continuano a essere le scelte industriali,le ricadute occupazionali,le relazioni sindacali a cui dovranno rispondere proprieta' e management'.

"Ci troviamo in presenza di proposte industriali avanzate da partner industriali di altissimo livello e profilo, per di piu' gia' apprezzate dal mercato come dimostra l'andamento del titolo Telecom in borsa. Se esistono eventuali imprenditori italiani in grado di mettere in campo proposte altrettanto serie e consistenti battano un colpo e lo facciano subito". E' quanto dichiara Mario Landolfi, presidente della Commissione di Vigilanza Rai. "Le lacrime del governo sul destino di Telecom sono lacrime di coccodrillo perche' oggi l'Italia sconta in termini di ruolo, presenza e forza nel settore strategico delle tlc la scellerata privatizzazione del colosso nazionale di telecomunicazioni avviata proprio da Prodi nel 1997. Ed anche in questo anno di governo il premier si e' mosso con la grazia di un elefante in una cristalleria, prima con il piano di annessione di Telecom al proprio sistema di potere poi lanciando ipocriti appelli a salvarne l'italianita'".

"Le decisioni del Cda sono sacre e si rispettano". Così il portavoce del Governo, Silvio Sircana, risponde a chi gli chiede un commento sulle ultime vicende societarie di Telecom Italia. Sircana ha poi aggiunto che sulla questione non sono previsti commenti da parte del presidente del Consiglio. Ma altri esponenti del governo parlano? "Lasciate che parlino", è stata la sua laconica risposta.

'Ho condiviso e condivido molto l'operato di Beppe Grillo che ha raccolto oltre 80 mila deleghe'. Lo ha detto il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, soffermandosi sulla vicenda Telecom a margine di un convegno a Venezia. 'Anche Italia dei valori si sta facendo carico di una raccolta di deleghe con alcuni soggetti che ne fanno parte'.

"È antistorico il protezionismo. Nel libero mercato conta la disponibilita' di capitali. Se c'e' una cordata di finanziatori esteri, che hanno interesse a Telecom, bisogna prenderne atto. Resta un interrogativo: come mai in un settore strategico come le telecomunicazione l'imprenditoria italiana - forse vittima di beghe provinciali- non riesca ancora a esprimere una cordata. Il nostro auspicio e' che cambino rapidamente clima e mentalita'". Lo afferma Francesco Pionati, senatore dell'Udc.

La preoccupazione piu' forte riguarda il destino dei lavoratori della Telecom e il governo, nella vicenda, non puo' limitarsi ad essere semplicemente spettatore. Ad affermarlo e' il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini. 'Oltre a lasciarci allibiti lo sconcerto e l'arrendevolezza del Governo - afferma la sindacalista - ci appare del tutto fuori luogo il coro stonato che si sta levando sulla vicenda Telecom che meriterebbe invece un'unica e inequivocabile posizione. La preoccupazione forte riguarda i lavoratori, da tempo abbandonati al loro destino, e che vedono l| azienda preda dei piu' svariati centri di interesse finanziario e politico, con il rischio sempre piu' concreto di un intaccamento dei livelli occupazionali del Gruppo. L'esecutivo non puo' piu' limitarsi ad essere semplicemente spettatore di quello che accade ma assumersi almeno la responsabilita' politica di intervenire, con gli strumenti a sua disposizione, per evitare che il Paese venga privato di un asset cosi' importante e strategico'.

"Come tutti i neofiti ecco che la maggioranza casca sulla classica buccia di banana. Dopo aver proclamato la 'crociata' liberista per l'apertura di barbieri e parrucchieri il lunedi' o revocare le concessioni Tav, quelle che, naturalmente, non vedono presenti le 'cooperative', oggi che si parla davvero di libero mercato per Telecom eccoli urlare come Erinni. Scatta l'immancabile difesa dell'italianita', la preoccupazione per gli 'spezzatini'. In definitiva per tutto quello che sfugge o puo' sfuggire al loro controllo. Forse che, in ricordo dell'antica merchant bank, c'era qualche amico di famiglia da accontentare?" Lo afferma Jole Santelli, responsabile Immigrazione e sicurezza di Forza Italia.

 
 
 
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