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 ITALIA - ITALIA - Vendita Telecom Italia: le reazioni politiche/2
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3 aprile 2007 0:00
 
"Ben venga la globalizzazione, ben venga che le nostre aziende crescano e vadano a comprare all'estero ma assolutamente male che aziende straniere acquistino un'azienda strategica e fondamentale come Telecom". Lo ha detto Roberto Castelli, presidente dei senatori della Lega Nord, a Sky Tg24 Pomeriggio. "Io sono convinto che lo Stato non possa fermare il mercato - ha puntualizzato Guido Crosetto, deputato di Forza Italia e ospite del programma - ma noi italiani non possiamo permetterci di essere provinciali. Le grandi potenze, come America e Francia, hanno alcuni settori che considerano strategici per il futuro che cercano di tenere in mani nazionali, le telecomunicazioni potrebbero essere tra queste". Il deputato di Fi ha poi proseguito dicendo: "se gli americani vengono in Telecom dobbiamo porci 3 problemi: il primo se la testa rimane in Italia o meno; se esiste un vantaggio per i clienti Telecom, e cioè se questa competizione porta o meno un abbassamento delle tariffe e un miglioramento dei servizi; ed infine se i settori fondamentali come la ricerca, verranno chiusi o meno." Crosetto ha poi concluso: "i problemi dietro una cosa del genere sono molteplici ma il problema che sta a monte è che noi abbiamo un capitalismo senza capitale proprio, che utilizza le banche e alla fine si generano imprese sempre più deboli".

'Siamo fermamente contrari ad una interferenza della politica nella vicenda Telecom e ribadiamo la nostra netta contrarieta' all'ipotesi di un dibattito in Parlamento: e' il mercato che deve delineare gli scenari di un'azienda privata per quanto collocata in un contesto delicato quale quello delle telecomunicazioni'. Lo afferma in una nota Giorgio Jannone del Direttivo di Forza Italia alla Camera e componente della commissione Finanze di Montecitorio intervenendo in Aula alla Camera. 'Se si dovesse affrontare il caso Telecom a 360 gradi -prosegue- dovremmo tornare a parlare di Telekom Serbia, delle dannose ingerenze della sinistra della gestione passata della Telecom, delle motivazioni delle dimissioni di Rovati e delle modalita' di accesso alle intercettazioni e di tanti altri temi ai quali e' refrattaria la sinistra'. 'Infine -conclude- stigmatizziamo per l'ennesima volta le divisioni dell'Unione: da una parte la posizione vetero-statalista di Bertinotti e dall'altra quella piu' liberista dei banchieri vicini a Romano Prodi'.

"Il Governo riferisca piu' presto" al Parlamento sulla vicenda Telecom. La richiesta l'ha avanzata Giorgio La Malfa (Pri) prendendo la parola in Aula alla Camera. La Malfa, intervenendo dopo Maurizio Zipponi (Prc), ha sottolineato di essere d'accordo sulla richiesta di un'informativa alle Camera ma di dissentire in modo radicale su tutte le altre richieste avanzate dal deputato di Rifondazione comunista (ritorno in mano pubblica della rete tlc, stop alla vendita di Snam Rete Gas...).

'Le telecomunicazioni rappresentano un settore strategico e delicato anche per i livelli di democrazia reale del nostro paese. Le offerte di queste ore da parte di compratori stranieri ci preoccupano'. Lo afferma il senatore del Pdci Dino Tibaldi, membro della Commissione Lavoro a palazzo Madama. 'Una decisione importante su vendite estere e partner non puo' essere lasciata ad un imprenditore privato che ha esclusivo interesse a fare cassa, dopo aver acquistato Telecom a prezzi da saldi. Crediamo che prioritarie siano la difesa di settori strategici e la tutela dei lavoratori e dei livelli occupazionali'.

Non interferire, ma vigilare a tutela dei lavoratori: è quanto chiede il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini, in merito alla vicenda Telecom. "I lavoratori sono molto preoccupati - dice - e le responsabilità di quel che accade oggi sono anche di chi già nel 1998 avallò una privatizzazione aziendale che si sta rivelando fallimentare. Il Governo non sa e non vede proprio come accadde a settembre con l`affaire Rovati, quando poteva sembrare conveniente un interesse per Telecom. Il problema è che questi giochi avvengono sulla pelle di chi lavora". Secondo Polverini "oggi è comodo prendere le distanze, ma resta il fatto che l`Italia è l`unico paese in Europa che non ha saputo o forse voluto difendere la nazionalità delle proprie compagnie di telecomunicazioni: con Telecom rischia di andarsene l`ultimo pezzo di un patrimonio infrastrutturale importante. Non si tratta di ingerire nel libero andamento del mercato, ma sarebbe stato quanto meno opportuno vigilare su una vicenda in cui continuano a restare in secondo piano le legittime richieste di garanzia dei lavoratori. L`auspicio - conclude Polverini - è che questa avventura non si concluda con la messa in liquidazione dei livelli occupazionali oltre che dell`azienda".

Una "verifica delle concessioni Telecom" e' stata chiesta da Maurizio Zipponi, capogruppo di Prc in commissione Attivita' produttive della Camera, che ha sottolineato come le "aziende italiane dell'energia e delle comunicazioni siano un interesse collettivo nazionale di cui il Parlamento e il Governo devono discutere. La rete di tlc - ha rilevato intervenendo in Aula a Montecitorio - deve tornare di proprieta' pubblica perche' e' bene comune che intreccia anche questioni delicatissime come quella delle intercettazioni". Criticando le gestioni di Telecom succedutesi negli ultimi anni, che, ha detto, hanno portato a "un degrado impiantistico e tecnologico anche della rete fissa", Zipponi ha affermato che "fa specie che, invece di considerare Telecom un errore clamoroso da non ripetere, forze interne al Governo e all'opposizione vogliano proseguire su quella strada fallimentare, ad esempio separando dall'Eni la rete del gas, Snam Rete Gas. Perseverare nell'errore e' semplicemente diabolico".

'E' indispensabile applicare il programma dell'Unione dove si afferma che la comunicazione e' un bene comune. Questo vale per la maggioranza, per il Governo e anche per Capezzone che un giorno e' in maggioranza e un giorno e' in astensione volenterosa'. Lo afferma in una nota il responsabile per l'informazioen del Partito di Rifondazioen Comunista, Sergio Bellucci, secondo cui 'vendere la rete di telecomunicazioni ai privati, pagata con i soldi del canone per decenni da tutti gli italiani, e' stato un errore nel '97 e sarebbe una tragedia oggi liquidare la presenza italiana nell'industria strategica per eccellenza. Potrebbe essere interessante- rileva- che i liberisti nostrani spiegassero ai cittadini italiani, che sono costretti a pagare tutti i mesi il canone alla Telecom, come pensano di compensare, in termini economici, la perdita della sovranita' della rete. Quanta parte della put options che Tronchetti pensa sia sua, e' in realta' degli italiani?' chiede. E, 'sempre ai liberisti nostrani, verrebbe spontaneo domandare: ma pensano di continuare ad obbligare gli italiani a pagare un canone anche agli americani?' continua Bellucci rilevando che ora 'la maggioranza, nel luogo deputato a discutere in maniera trasparente cioe' nel Parlamento, deve indicare come applicare il programma presentato agli italiani per chiedere la loro fiducia. Ci sembra questo un luogo piu' sovrano di qualunque consiglio di amministrazione', conclude.

"Non sono piu' tempi per immaginare una crescita del sistema domestico delle imprese sotto l'ombrello protettivo dello Stato, o comunque grazie ad una politica interventista statale. Si discuta e si indirizzi tenendo bene in chiaro quali sono i limiti entro i quali si deve operare". Lo afferma Antonello Cabras, responsabile Economia dei Democratici di sinistra, a proposito delle offerte straniere per Telecom. Per Cabras "ora e' indispensabile non mischiare aspetti comprensibilmente preoccupanti per le ricadute possibili sul sistema interno delle telecomunicazioni, con altri piu' riconducibili ad una normale dinamica di mercato. L'Europa- osserva- ci indica una strada di totale e netta indipendenza fra gestore della rete e fornitore dei servizi e dei prodotti che vi transitano, sotto uno stretto controllo dell'Autorita' di garanzia".

'Grande preoccupazione' da parte del sindacato di fronte a quella che 'ormai sta diventando una messa all'asta di Telecom'. E' quanto afferma il segretario generale della Cisl di Milano Fulvio Giacomassi, gia' segretario nazionale della Fistel Cisl, l'organizzazione nazionale dei lavoratori delle telecomunicazioni, che ha parlato a margine dell' Attivo generale dei delegati sindacali di Milano e Provincia per discutere la piattaforma unitaria per il confronto con il governo. Secondo Giacomassi 'nessuno tiene conto del capitale sociale che sono le decine di migliaia di lavoratori di Telecom, che hanno una conoscenza e una professionalita' che va tutelata'. Il sindacalista ha detto di unirsi 'all'appello che fa il governo italiano al sistema imprenditoriale e finanziario italiano perche' si interessi a questa grande azienda, non in una logica antistorica e dirigistica, ma per la salvaguardia della sua italianita''.

'Governo Prodi? Poche idee ma ben confuse. Le offerte dei gruppi americani per Telecom, hanno mandato nel caos governo e maggioranza. Uno spettacolo desolante': lo afferma la vice presidente dei deputati di Forza Italia Isabella Bertolini. 'Ormai i signori dell'Unione sono un caso patologico. Litigano su tutto. Il mercato ha le sue regole che devono essere rispettate e che non escludono realta' italiane. Penso che la politica debba restare al suo posto, senza entrare a gamba tesa in questioni che non la riguardano. Non vedo cosa ci sia da temere da un ingresso americano in Telecom. Il nervosismo dell'Unione e del Governo forse dipende da qualche scheletro nell'armadio? Un dato e' certo: l'Italia - conclude - non puo' essere governata da un esecutivo allo sbando che non riesce ad andare d'accordo su nulla'.

Il ministro della Comunicazione Paolo Gentiloni, intervenuto stamattina alla trasmissione 'il Caffe' di Rainews24, si e' detto 'preoccupato' per la proposta di acquisizione di Telecom, indicando il rischio di uno 'spezzettamento degli asset interni' di cui soffrirebbe 'la stabilita' dell'azienda'. Poi, ha aggiunto secondo il testo diffuso dalla trasmissione, si tratta di conoscere il piano investimenti e di occupazione. Tuttavia, ha detto Gentiloni, da parte del governo 'non verra' innalzata da nessuna barricata'. Certo, ha comunque osservato il ministro, 'in tutti i paesi occidentali la principale azienda di telecomunicazione e' in mano pubblica o di privati nazionali'.(ANSA).

'Un patrimonio essenziale del nostro sistema di telecomunicazioni, quale e' Telecom, non puo' in alcun modo essere penalizzato con piani di vendita a privati o spezzatini. I costi di questa operazione sarebbero pagati unicamente dai lavoratori. Il Governo si attivi immediatamente a tutela di questa importante azienda che e' un marchio dell'Italia nel mondo. Questa vicenda e' la palese dimostrazione del palese fallimento delle politiche di privatizzazione. Anche su questi temi e' ora di cambiare registro.' E' quanto afferma Pino Sgobio capogruppo Pdci alla Camera dei Deputati.

La soluzione piu' idonea per il problema di Telecom Italia e' uno 'scorporo della rete dalla gestione secondo il modello inglese'. E' quanto sostiene il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che ha parlato a margine dell'attivo unitario confederale di Milano e provincia sulla piattaforma da presentare al tavolo con il governo. Secondo Angeletti 'per quanto riguarda la gestione certamente preferiremmo un investitore italiano, ma il problema vero e' un piano industriale che dia le garanzie necessarie sul piano occupazionale e su quello del servizio per avere qualita' a basso costo'.

"Telecom, Alitalia, 'Tesoretto' sono tre scacchieri economici di grande importanza da cui uscira' ridisegnata una parte della struttura economica e finanziaria del nostro paese. Non si tratta certo di tornare indietro a vecchie politiche e a vecchie pratiche superate, bensi' di fronte a fatti di questa importanza, di affermare una concezione del pubblico capace con le sue azioni di guidare il paese verso il ritorno nel gruppo di testa delle nazioni europee dal punto di vista del tasso di crescita non solo qualitativo, ma anche quantitativo. Le garanzie sull'efficienza e sulla organicita' delle infrastrutture del paese in materia di telecomunicazioni; il ruolo dell'Italia nel trasporto aereo; la capacita' di intervenire a favore di quei redditi che possono avere un'alta elasticita' nei consumi, e quindi nello sviluppo della domanda interna, sono tutti aspetti che necessitano, da un governo di centro sinistra, un atteggiamento attivo in tema di politiche economiche finanziarie e industriali". Lo afferma Valdo Spini dei Ds.

"Ci siamo riempiti la bocca per anni di Europa, liberta', mercato, globalizzazione, e poi - siccome da noi c'e' gente che non vuole tirare fuori quattrini, o se c'e' e' Berlusconi che non va bene, arrivano gli americani, e puntualmente c'e' Bertinotti che parla di rischi per la sovranita' nazionale e Gentiloni che si lamenta. Io dico che le soluzioni ci sarebbero": lo dice il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, intervistato da Radio Radicale sulla Telecom e le offerte di At&t ed America Movil. "Il governo puo' fare quel che fece quello che viene considerato un reazionario, quasi un golpista, come Antonio Segni. Benche' fosse proprietario terriero, Segni fece la riforma agraria espropriando i terreni e pagandoli un decimo. La Costituzione lo consente, e dunque espropri Telecom, paghino a Tronchetti un decimo del prezzo, lo lascino in braghe di tela, e avranno risolto il problema della sovranita' nazionale", dice Cossiga. Oppure? "Oppure puo' usare la golden share. Mi diceva il conte Gentiloni che la golden share si puo' usare solo a tutela della sicurezza nazionale, e allora notifichino agli americani e ai messicani che noi consideriamo un pericolo l'acquisizione della rete telefonica nazionale da parte di compagnie dei loro paesi. Cosi' impediamo la vendita", ha aggiunto Cossiga. Ultima ipotesi fatta dal senatore a vita e' quella di "chiedere a Bazoli, che e' il governatore delle banche d'italia, perche' per fare qualsiasi operazione serve ormai la sua autorizzazione. Si chieda a lui di mettere insieme una cordata di banche per acquistare Telecom".

Secondo il deputato Antonio Martusciello, componente della Consulta del presidente di Forza Italia, 'anche sulla vicenda Telecom l'Unione dimostra la propria totale assenza di unitarieta' e di una politica condivisa. Quando anni addietro Telecom si svincolo' dalla gestione dello Stato e Prodi favori' l'abbrivio della privatizzazione, il centrosinistra dimostro' di avere una posizione decisamente differente da quella palesata ora'. Secondo Martusciello, 'cio' che sfugge alla sinistra dell'Unione e' un concetto semplice e con il quale dimostra ancora una volta di avere poca dimestichezza: il libero mercato. Proprio sulla base delle regole del mercato si e' giunti a registrare un'ipotesi di acquisto di Telecom da parte di capitali stranieri ed e' quantomeno tardiva, oltre che confusionaria, la reazione che ora proviene da alcuni settori dell'Unione'. 'Da un lato - conclude Martusciello - la sinistra pretende che un gruppo italiano rimanga a capitale nazionale e contemporaneamente, in maniera del tutto contraddittoria, con il progetto di legge Gentiloni, tenta di affossare Mediaset, penalizzando fortemente una realta' economica che e' un patrimonio nazionale'.
 
 
 
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