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AUMENTO CANONE/TASSA RAI. POCO STUPORE, E' NELLA LOGICA DELLE GABELLE DI STATO E DI GOVERNO
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Comunicato 
15 dicembre 2006 0:00
 

Firenze, 15 Dicembre 2006. Il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha deciso che il canone/tassa della Rai debba recuperare l'inflazione di due anni, ed ha aumentato l'importo del 4,5% portandolo, dagli attuali 99,60 euro, a 104. In pratica, e' come se avesse detto "l'anno scorso il mio predecessore ha sbagliato a non aumentarlo e quindi recuperiamo". In soldoni, saranno 70 milioni in piu', che daranno il loro contributo per portare la perdita prevista nel 2007 a 80 milioni.
Noi non ci spaventiamo piu' di tanto per questo aumento che, per il contribuente, rappresenta -isolato- ben poco. Ma ci preoccupa la logica che sottintende al provvedimento, la medesima della Finanziaria: ho un buco? Prendo la pala e lo riempio di terra. Dove per pala si legga fisco, e per terra si legga contribuenti. Tutto questo mentre imperversano scandali su stipendi fantastici e i dubbi che la gestione sia un po' "a manica larga" non sono mai stati sopiti. Un buon amministratore dovrebbe metter mano a tutto ed evitare di considerare l'azienda solo come un pozzo in cui far entrare soldi e basta.
Ma la Rai e' cosi'.
Pensare di riformarla e' pazzesco, anche perche' non c'e' volonta' politica di farlo: la Rai e' come il finanziamento pubblico ai partiti, tutti vi attingono senza criterio e senza preoccuparsi della fazione di appartenenza, tanto ce n'e' per tutti. Nonostante gli italiani abbiano chiesto con un voto referendario di privatizzarla, se ne parla solo in alcuni commenti ben nascosti in qualche festa di partito. E anche la privatizzazione sarebbe un palliativo che non risolverebbe la gabella piu' odiata dagli italiani, che ci costringe a pagare anche quella tv che non vediamo.
In questo contesto appare prezioso il servizio gratuito che effettuiamo nei confronti dei contribuenti che, sempre piu' allibiti dall'esistenza di questa tassa, ci chiedono di capire e come agire per averne il danno minore: sono moltissime le lettere in merito che si trovano in Cara Aduc (1). Mentre continua la nostra campagna abolizionista con la petizione: clicca qui

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