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Riforma della Rai? Mah…
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Articolo di Vincenzo Donvito
14 giugno 2021 10:14
 
Via via che si avvicina la scadenza in cui, per la Rai, il presidente del Governo Mario Draghi dovrebbe decidere per il nuovo presidente e capo dell’amministrazione, SEMBRA che i nodi vengano al pettine: la radiotelevisione di Stato ci costa un sacco di soldi, non è florida economicamente (1) ed è un covo di ladri di opere d’arte (2). Inoltre, poiché SEMBRA che il metodo Draghi sia quello di fare per conto proprio (o almeno al di fuori dei tradizionali schemi del potere dei partiti in materia), gli esclusi cercano di ritagliarsi il proprio spazio come, per esempio, la richiesta di spostare a Milano pezzi della Rai: “bandierine geopolitiche su dove spostarne pezzi... amarissima conferma che, a loro, la RAI in quanto tale va bene così com’è… “ chiosa amaramente Oscar Giannino su Twitter.

Nel frattempo si legge che qualcuno vorrebbe ridurre i canali Rai visto il rapporto negativo del loro dare/avere. Ma, nonostante questo auspicio al risparmio, ha preso corpo la “Netflix della cultura italiana”, creatura del ministro della Cultura Dario Franceschini: il portale digitale ItsArt. Dove si pagano gli stessi contenuti che sono gratis su RaiPlay e ce ne sono altri, pochi, con prezzi fuori mercato. Soldi dello Stato (Cassa depositi e prestiti). A guadagnarci sembra che sia solo il socio di minoranza Chili tv, a cui è delegata la distribuzione (3). Sembra proprio il prezzo che noi contribuenti dobbiamo pagare alle aspirazioni vanesie del ministro.

Sempre nel frattempo, nelle nostre bollette della luce continua ad arrivarci l’imposta che paghiamo per il mero possesso di un apparecchio tv, che chiamano canone anche se non guardiamo mai la Rai.

Noi immaginiamo una qualunque fabbrichetta che, pur avendo i soldi dello Stato ed essendole consentito di fare concorrenza sleale ai propri concorrenti che invece vivono solo di pubblicità, galleggia male con tendenza suicida. Alla prima difficoltà, magari fiscale, questa fabbrichetta andrebbe a gambe all’aria. Alla Rai questo non accade, nonostante sia concepita per essere non solo strumento di informazione e intrattenimento di Stato, ma anche - come qualunque altra azienda di Stato - modello imprenditoriale…. Qualcosa non torna!

Noi siamo favorevoli all’eutanasia, anche in questo caso. I tutori di un malato terminale non in grado di intendere e di volere, dovrebbero essere autorizzati a staccare la spina. Ma qui, il malato terminale c’è, ma i tutori sono impegnati a mantenerlo in vita con alimentazione forzata perché solo così possono meglio spartirsi i vantaggi, ché altrimenti – staccata la spina – solo i più bravi potrebbero raccoglierne l’eredità e giocare con essa sul mercato dell’informazione. Ma… ci sono questi più bravi?

Qui il canale web di Aduc dedicato alla Rai: https://tlc.aduc.it/rai/


1 – https://www.agi.it/economia/news/2020-11-11/rai-allarme-gualtieri-conti-10256181/
2 - https://www.huffingtonpost.it/entry/sparite-opere-arte-sedi-rai-indagine_it_60c2fe96e4b017b0c9b11a4e
3 - https://espresso.repubblica.it/ricerca?query=itsArt
 
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