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Sanremi, Rai e diritto alla conoscenza
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12 febbraio 2023 16:20
 
Finito il festival di Sanremo, che viene accreditato come specchio del nostro Paese, noi contribuenti che paghiamo il canone Rai per consentire a questa emittente di fare informazione ed intrattenimento di Stato, ci poniamo una domanda: perché pagare?

Risposta semplice per liquidare le insidie della domanda: tutti gli Stati “che si rispettano” hanno un’emittente pubblica.

Risposta ragionata: non è necessario nel 2023 che lo Stato abbia questo servizio pubblico in concorrenza con altrettanti servizi privati che, a differenza della Rai, vivono solo di pubblicità, di cui la Rai non ne è priva.

Il nostro è un ragionamento che è stato ampiamente respinto negli anni da tutte le autorità di controllo che ci hanno ripetuto che è così, punto e basta.

“Punto e basta”, siamo sicuri?
Chi paga ogni anno l’imposta (canone) di 90 euro allo Stato per la Rai, non sembra convinto di doverlo fare: non solo Sanremo, ma anche i Tg che, invece di essere lo specchio del Paese, sembrano lo specchio della maggioranza che ci governa; e il fatto che non potrebbe essere altrimenti, visto che le nomine per la tv di Stato sono decise dal Parlamento, non è detto che sia l’unico metodo, visto che altri servizi pubblici, tipo Bbc/Uk, sono tali con ben altra indipendenza dal potere politico che non la Rai dal nostro governo.

L’informazione di Stato dovrebbe servire a garantire una sorta di diritto alla conoscenza… è questo garantito? Se ci atteniamo ad atti istituzionali che ci hanno di recente indicato come questo diritto dovrebbe essere, si apre una voragine schizofrenica: le istituzioni alimentano la Rai e, nello stesso, tempo indicano diritti le cui attuazioni sono il contrario di quanto fa questa Rai.

Il diritto alla conoscenza secondo le istituzioni e il ruolo Rai
Una risoluzione e una raccomandazione adottata nel giugno 2021 dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa di Strasburgo ha riconosciuto il Diritto alla Conoscenza e descritto quali siano gli strumenti per renderlo esigibile. 
Lo scorso 22 giugno, la commissione del Senato per la tutela dei diritti umani ha recepito il testo di Strasburgo votando all’unanimità una risoluzione che va nello stesso senso: si impegna il governo a favorire dibattiti parlamentari per un confronto di argomentazioni e il controllo democratico sul governo; a investire sui luoghi del sapere (biblioteche, teatri, musei); a costituire un osservatorio sull’informazione dei principali canali radiotelevisivi e la loro interazione con i social media; etc.

Sembra forse che il servizio Rai, Sanremi e tg inclusi, vada in questa direzione?

Noi siamo scettici, al punto tale che crediamo non ci siano i presupposti per questo e, radicalizzando il contesto, auspichiamo la privatizzazione del servizio pubblico affidandolo ad un vincitore periodico di una gara.

Può darsi che ci sbagliamo, ma il giorno dopo il festival di Sanremo… sfidiamo chiunque ad avere sensazioni diverse.

 
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