Si è consumata la beffa del pagamento del cosiddetto canone Rai per le aziende, senza che sia stata presa in considerazione la giusta istanza per esenzione o sospensione. Si parla di importi che possono arrivare anche a 7.000 euro, ché dipende dal numero di apparecchi che si hanno a disposizione nel proprio esercizio.
E’ noto che quello che hanno chiamato
canone stravolgendo la lingua italiana,
è una imposta per il possesso di un tv. Rispetto alle famiglie le aziende lo pagano molto di più.
Essendo imposta di possesso, avrebbe avuto senso l’esenzione per questo periodo in cui le aziende che lo pagano sono chiuse per legge.
“Mi costringi a pagare un bene per il possesso, nel contempo mi impedisci di goderlo”.
A noi torna, ma noi siamo solo dei sudditi, non i padroni.
Non tornerebbe, invece, se si dovesse pagare per il servizio Rai, ché in questo periodo ha continuato a funzionare.
Ci hanno ripetuto in tutte le salse che è
un’imposta per il possesso, con tanto di sentenze che ci hanno imposto di venire meno anche alla logica elementare della lingua e del buon senso.
Ma lo Stato, quando si tratta di incassare, non guarda in faccia a nessuno.
Lo Stato ha mostrato in questa occasione il suo volto violento e arrogante. Non ne avevamo bisogno.
Poi non ci si stupisca se l’evasione fiscale è uno dei maggiori rapporti tra contribuenti ed Erario.
Qui il
canale web di Aduc sul canone Rai (informazioni, esenzioni, ricorsi)
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