testata ADUC
 ITALIA - ITALIA - Hai l'elettricita' a casa? Allora paga il canone Rai
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
14 agosto 2008 0:00
 
Rimpinguare le casse di Viale Mazzini abbattendo l'evasione del canone. Una strategia da perseguire con una semplice mossa: far pagare l'odiata imposta nella bolletta dell'Enel. Lo prevede lo studio (45 pagine e dieci articoli) dal titolo "Canone Rai, ipotesi di riforma dell'imposta" presentato nell'aprile 2006 dal consigliere Angelo Maria Petroni al cda. Studio che Viale Mazzini ha spedito alla commissione di Vigilanza sulla Rai, al ministero delle Comunicazioni e al ministero del Tesoro con scarso successo. Studio che a piu' riprese sia il dg Claudio Cappon sia il presidente Claudio Petruccioli hanno cercato di sponsorizzare nel Palazzo. Studio che qualcuno - vedi il senatore Alessio Butti di An che pero' parla di canone nel 740 - sta cercando di emulare con scarso successo. E studio che ora - considerando i buoni rapporti tra Petroni e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - potrebbe tramutarsi in proposta di legge per cominciare un vero e proprio iter parlamentare.
Cosa prevede la "legge Petroni"? L'obiettivo fondamentale e' combattere l'evasione del canone, che secondo l'Associazione italiana dei contribuenti e' la terza tassa piu' odiata dagli italiani (la precedono solo le accise e i ticket sanitari). Come? Presumendo (articolo 2 del testo) che abbiano un apparecchio atto o adattabile alla ricezione di programmi radiotelevisivi - e che quindi debbano pagare il canone - quelli che sul tetto hanno un'antenna ("impianto aereo per la captazione dei programmi") o - ecco la novita' - "coloro che sono titolari di un'utenza per la fornitura di energia elettrica". Attenzione, pero'. All'articolo 3 si spiega che non sono tenuti al pagamento del tributo coloro che pur avendo un'antenna e/o una fornitura elettrica dichiarino di non avere la tv. In sostanza il Tesoro (art. 8) dovrebbe stipulare convenzioni con le societa' fornitrici di energia. Queste ultime invieranno - insieme alla bolletta del sesto bimestre - anche "l'imposta per il servizio pubblico generale" (questo sarebbe il nuovo nome del canone previsto all'art. 1). Ma il bollettino arriverebbe solo per le utenze domestiche di prima casa (identificano la dimora abituale delle famiglie anagrafiche). Sara' allegato inoltre - altra novita' - un modello per la dichiarazione sostitutiva di atto notorio da utilizzare solo nel caso non si detenga l'apparecchio radio televisivo. Da spedire - eventualmente - senza spese aggiuntive. Non e' chiaro se queste societa' elettriche saranno solo un canale di identificazione dei soggetti d'imposta e se avranno anche ulteriori compiti come la gestione delle banche dati, l'invio dei bollettini, la stampa dei modelli per le dichiarazioni sostitutive e l'eventuale raccolta del gettito. I dieci comandamenti di Petroni, insomma, vorrebbero nelle intenzioni convincere altre sei milioni di famiglie (su circa 22) a pagare il canone, restituendo cosi' alle casse di Viale Mazzini oltre 600 milioni l'anno. Soldi che andrebbero ad aggiungersi al miliardo e mezzo circa incassato dal canone ogni anno. Sei milioni di "abusivi" che portano l'evasione dalle nostre parti al 27 per cento, rispetto a una media europea fra il tre e il cinque. E ai quali si aggiungono anche migliaia di "morosi": famiglie che il canone avevano cominciato a pagarlo e poi improvvisamente hanno smesso. Un "miracolo dell'equita' fiscale", insomma, che regalerebbe alla Rai oltre due miliardi l'anno, al momento possibile solo aumentando l'imposta di 40 euro per chi gia' la paga, e che permetterebbe a Paolo Romani il lusso di essere ricordato come il primo (vice)ministro che l'odiata gabella l'ha "abbassata". Ma il consigliere Petroni nel suo studio non si e' limitato a redigere la riforma del canone in dieci articoli, a prevedere la possibilita' di condoni (20 euro per ogni anno a partire dal 1999) e a immaginare un inasprimento delle sanzioni. Alla fine del testo elenca anche "i risultati attesi". In particolare si fanno tre ipotesi sul nuovo gettito. La prima - definita "ipotesi di scuola" - e' quella relativa all'abbattimento completo dell'attuale evasione. La seconda - "piu' realistica" - consiste in una riduzione dell'evasione dal 27 per cento attuale al dieci. La terza e ultima ipotesi di Petroni e' quella "minimale" con un'evasione che si attesterebbe intorno al 20 per cento e un gettito aggiuntivo di circa 200 milioni. A Petroni e al suo studio ora non resta che sperare nello "studente" Tremonti. "In Grecia il sistema ha funzionato - assicura Petroni - in Italia funzionera'". (Velino)
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS