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 ITALIA - ITALIA - Tasse locali, canone Rai, acqua: aumenti record, più 15% in cinque anni
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Notizia 
19 aprile 2010 10:38
 
Spinta dalla ripartenza dell'economia e dall'aumento dei prezzi di petrolio e materie prime, l'inflazione ricomincia a salire ma resta sotto controllo, mentre le tariffe pubbliche schizzano del +3,9% anno su anno. Il rincaro registrato nel 2009 porta l'incremento complessivo delle tariffe pubbliche negli ultimi cinque anni al +15%.
Queste le valutazioni che emergono dall'Osservatorio "Prezzi e Mercati" di INDIS, Istituto dell'Unioncamere specializzato nella distribuzione.
Aumenti sul versante delle tariffe
Tra i versanti caldi dell’inflazione vi sono in questa fase le tariffe pubbliche, aumentate negli ultimi dodici mesi del 3,9% in media. Tra le tariffe i rincari sono abbastanza diffusi, in particolare sul versante dei prezzi dei servizi amministrati localmente.
L’analisi realizzata dall’Osservatorio dei prezzi e dei mercati sulla base dell’indice IPCA, evidenzia che nell’ultimo quinquennio le tariffe pubbliche sono cresciute del 15%, cinque punti percentuali in eccesso rispetto al tasso ufficiale di inflazione. Tra queste le tariffe postali sono rincarate di circa il 13%, le tariffe autostradali di circa il 15%, quelle ferroviarie del 26%, i trasporti marittimi di oltre il 38%.
I maggiori aumenti colpiscono, però, i prezzi amministrati localmente, che in media segnano un aumento cumulato di oltre il 20% negli ultimi 5 anni. Tra questi si segnalano i rincari del 30% per i rifiuti solidi urbani e dell’acqua potabile. Tali aumenti sono da ascrivere alla convergenza delle tariffe verso livelli compatibili con la totale copertura dei costi del servizio, secondo un processo di ristrutturazione che implica per il settore dei rifiuti il passaggio dalla tassa (TARSU) alla tariffa (TIA), e per quello dell’idrico il passaggio al Metodo normalizzato previsto dalla legge Galli.
E’ evidente che questi aumenti contribuiscono a erodere il potere d’acquisto delle famiglie e ad accrescere i costi che gravano sui bilanci delle imprese, in particolare piccole e medie: una maggiore moderazione in questo senso sarebbe auspicabile, soprattutto in un fase come quella attuale in cui gli equilibri economico-finanziari degli uni e degli altri sono già messi a dura prova dalla debolezza del mercato del lavoro e dall’aumento delle materie prime.

L’inflazione torna a crescere guidata dal petrolio
Archiviata la fase di disinflazione che ha caratterizzato gran parte del 2009, l’inflazione recentemente ha invertito la marcia ed è tornata ad aumentare. A febbraio 2010 i prezzi sono aumentati dell’1.2% anno su anno. Alla base della maggior crescita dei prezzi si ritrova il comparto energetico. Il recupero riflette il contributo dei prodotti come carburanti e gasolio da riscaldamento, la cui variazione anno su anno a febbraio ha superato il 10%, recependo l’aumento dei prezzi del petrolio. Inoltre il recente indebolimento dell’euro rispetto al dollaro ha amplificato gli effetti dei rincari del greggio.
La pressione sui margini delle imprese si sta facendo gradualmente più intensa a causa dei rincari della materie prime, in un contesto in cui le condizioni dal lato della domanda finale non riescono ad assorbire i rincari nei costi dei prodotti. In questo quadro il percorso appare tracciato: le imprese adotteranno politiche di contenimento dei costi che andranno a gravare sulla crescita dei salari e sull’andamento dell’occupazione.
Sino ad oggi la passata discesa dei prezzi delle materie prime aveva aiutato a compensare la minore produttività del lavoro, causata dal calo dell’attività economica, e attenuato le pressioni sui costi delle imprese. In prospettiva, l’aggravio delle materie prima e dei costi di produzione rischia di mettere fuori mercato diverse imprese e di accelerare l’espulsione di manodopera.
 
 
 
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